Yasmina, la bambina entusiasta

di Eleonora Pizzi
ph: Giuseppe Lotto


Venerdì 22 novembre 2019 Read and Play ha partecipato, tramite la propria incarnazione lombarda, la redattrice Eleonora Pizzi, a uno degli eventi del ciclo “The book is in the garden” organizzato da Le Sfogliatelle, “la community letteraria più attiva della Brianza”. È la serie sfogliatellesca dedicata agli incontri con i traduttori: con la bella stagione ci si ritrova nel giardino del bed&breakfast “Il Tempo” di Carimate (CO), mentre per quest’ultimo evento la cornice è stata il salotto di Chiara, la proprietaria, che ha fornito anche barche, remi e salvagenti per attraversare in sicurezza la Pozza Brianzola, nuova formazione oceanica creata dalla pioggia perenne di questo novembre 2019, non a caso il novembre di Blade Runner. E di Yasmina Melaouah, la traduttrice italiana di Camus, Mauvigner, Enard, Fournier e tanti altri. Pure coso, là… come si chiama? Ah, già. Lui. Daniel Pennac.

Un momento della serata al B&B “Il Tempo” di Carimate (CO)

Tutto nacque da un post: stavo incorporando brioche e cappuccino prima di un laboratorio di lettura espressiva e fotografai il testo che avevo scelto di portare: Signor Malaussène, di Daniel Pennac. Alida, la co-fondatrice con Armidina de Le Sfogliatelle, mi ha subito scritto.
“Eleonora, vuoi venire con me, come Read and Play, a intervistare Yasmina Melaouah?”.
Cos’altro avrei mai potuto rispondere, se non: “Chiama il 118. Ho un infarto!”?

Ho un fremito d’emozione quando, al cameriere che mi riceve all’ingresso della pizzeria e chiede se avessi prenotato, scandisco impettita: “Certo. A nome Le Sfogliatelle”. Chi non smanierebbe di annunciarsi così a uno sconosciuto, dico io?
E alla fine Yasmina arriva, davvero. Sottobraccio ad Alida, Armidina ed Emma, chiacchiera come con due vecchie amiche. A cena parliamo di libri, e a ogni menzione lei è una bambina davanti ai pacchetti scintillanti della mattina di Natale. Con tutto il corpo esprime la gioia di condividere qualcosa che si vede lontano sette chilometri che le brucia dentro, la scalda e diffonde intorno il suo calore. Prima di essere una traduttrice, infatti, è una lettrice: da questa reticella colma di tutti i libri che le sono passati tra gli occhi e il cuore pesca la passione che la anima.

Remiamo poi tutte insieme appassionatamente verso il b&b di Chiara, parcheggiamo la barca in garage e ci accomodiamo nel salotto allestito a teatro, con cuscinoni, sedie e pouf dove accomodarsi. I due veri padroni di casa, due cagnolini un po’ vecchiotti e assetati di coccole, che a fine serata finiranno a ronfare col muso schiantato a terra, fanno la spola tra i partecipanti che occupano ogni anfratto.

Yasmina Melaouah in un momento dell’intervista

Yasmina rivela la propria sensibilità alla musica introducendo subito il concetto di suono del testo: confessa di essere molto puntigliosa nel rendere in modo fedele la musicalità del testo originale, nell’accordare suono e significato in un’armonia musicale che funzioni.
Racconta del mondo extralinguistico, di quella valigia di cultura che certe parole si portano appresso e che pongono il dilemma “mi arrendo alla parola e non la traduco, magari inserendo una nota di spiegazione o un glossario al termine del testo, oppure la traslo con un suo equivalente simbolico nella lingua di destinazione?”. In parole semplici: la bouillabaisse tipica di Marsiglia, la zuppa di pesce che anche Astérix assaggia nel suo “Giro di Gallia”, la traduco col cacciucco livornese e lascio il lettore bello comodo, spaparanzato sul suo divano mentale, oppure conservo il termine originale e gli faccio suonare la sveglia in testa, “vai a cercare di che si tratta!”, permettendogli di ampliare i propri orizzonti?
Confida i gran pianti che si fanno i traduttori entrati in empatia coi personaggi, quando questi ci lasciano le penne o capita qualche disgrazia, confida di come questo stare in empatia con loro, con la scrittura, con il mondo emozionale dell’autore sia essenziale per rendere funzionante un libro in una lingua e in una cultura aliena.

Da sinistra a destra: Eleonora Pizzi, Yasmina Melaouah, Alida Paternostro

Yasmina parla di Camus e de La Peste come chiunque di noi racconterebbe del primo vero, grande amore della vita. Con gli occhi persi in ricordi che appartengono solo a loro. Sottolinea come questa peste, l’allegoria del male che era stata pensata per i tempi precedenti alla seconda guerra mondiale, e soprattutto questi topi, portatori della peste che infestano la copertina della nuova edizione di Bompiani che lei ha ritradotto, siano quanto mai attuali. Fatica a lasciar andare il suo Camus, ma il pubblico freme.
Vuole sapere di lui.
Di Daniel Pennac che le versa personalmente la quota di diritti d’autore che in Italia non sono riconosciuti, mentre in Europa sì. “Ma come non si usa?? Aspetta, aspetta, ci penso io”.
Dello scrittore che, quando Yasmina capita a Parigi, la invita a casa sua per leggerle “una cosetta da dieci minuti” e poi ci stanno un giorno intero, lui a leggere per lei, lei ad ascoltarlo.
Dell’uomo che si è fatto prendere così tanto dal teatro da nicchiare con la casa editrice, sì, lo sa che dovrebbe finire Malaussène, ma non ne ha voglia, vuole stare con la sua tribù teatrale in carne e ossa a calcare i palchi di Francia e vivere circondato, come Benjamin.
I personaggi preferiti di Yasmina della tribù di Belleville? Le due donne che riescono a magnetizzare in loro i maggiori contrasti: Clara, angelica sorella prediletta circonfusa di luce che fotografa l’orrore, e Thérèse, rigida e spenta come un monolite d’acciaio che vive di passioni esoteriche e amori abbaglianti.

E poi autografi, abbracci, baci e tante tazze di tè a suggellare una serata di stupore, ammirazione, parole e gesti gentili, rispettosi, autentici. Se la bellezza salverà il mondo, stasera la Brianza ha tutti e due i piedi in paradiso.

Da sinistra a destra: Armidina Talisi, Eleonora Pizzi, Yasmina Melaouah, Alida Paternostro
Eleonora Pizzi in un momento dell’intervista a Yasmina Melaouah
Yasmina alle prese con i regali ricevuti da Le Sfogliatelle