Una volta ho sognato New York – Piero Armenti

di Valeria Di Tano
immagine di Vanessa Pera


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Passione

Da qualche parte, in qualche malinconico momento della mia vita, credo di aver elaborato la convinzione che le storie che meritano di essere raccontate con passione trascinante sono quelle che non ha importanza come finiscono, nelle quali l’happy ending non è indispensabile, anzi quelle attraversate dalla consapevolezza costante e struggente che tutto, ma proprio tutto, potrebbe anche essere nient’altro che una cocente delusione.
Certo questo riguarda le storie d’amore ma anche, inequivocabilmente, il romanzo di Pietro Armenti, Una notte ho sognato New York

La soundtrack

L’autore non ha bisogno di citare cantanti o stili musicali perché è talmente bravo a giocare con le sinestesie e con gli archetipi che tra le sue pagine si accende anche senza nominarla una colonna sonora potente, frutto di evocazioni continue, come se fossero i brani stessi a risuonare, inserendo nella memoria del lettore il gettone di un juke box immaginario.

Ascolta la colonna sonora: Una volta ho sognato New York – Piero Armenti

New York

La storia ha al centro la città di New York, personaggio inconsueto intorno al quale, alla distanza di sicurezza che solo le illusioni più solide sanno creare, si muovono tutti gli altri: Pietro è un quasi trentenne italiano di Valle dell’Angelo, un piccolo paese del salernitano, il meno popoloso di tutta la regione secondo Wikipedia, che un giorno decide: “…dovevo mettere un oceano di distanza tra me e la vita”. Mosso da un imperativo che lo spinge ad uscire dai luoghi stretti e bui delle retoriche accumulate non in una vita soltanto ma in quella di intere generazioni, frutto di tradizioni aggrappate ai muri delle case, compra un biglietto aereo per il luogo più lontano da tutto: New York. 

Tra Italia e Stati Uniti

Nelle narici sente ancora il profumo intenso della terra italiana, nelle orecchie Tu vuo’ fa’ l’americano di Renato Carosone, e già echeggia in lontananza il profumo di qualcosa di nuovo, con la voce di Charles Hamilton in New York raining: l’aereo, gli Stati Uniti, novembre e la pioggia.

I primi capitoli raccontano una storia che sa di leggenda, quella di chiunque sia arrivato a New York pronto a percorrerla a strati, disposto a strisciare, mendicare, mettersi alla prova:

…just a back street gambler
with the luck to lose

“It’s hard to be a saint in the City”, Bruce Springsteen


La notte a New York

Pietro è stregato, e come accade per ogni passione che sboccia, tutto ha il sapore eccitante dell’avventura, ogni sbavatura, ogni aritmia è vissuta con l’ingenua superficialità di chi crede davvero che l’amore di uno sarà sufficiente per entrambi. Perché la New York che racconta Armenti è sorniona e languida, specie di notte, allarga le sue maglie e lascia scorrere i sentimenti: è di notte che entra in scena Jack, l’uomo di successo, il milionario con la vita perfetta fatta di donne, soldi e affari, la voce che decanta il “sogno americano” con il tono suadente di un primo appuntamento:

…love in her eye, an open door and a friend for the night…

“A heart in New York”, Simon & Garfunkel


Sono gli incontri con le persone che la popolano che dipingono la City davanti agli occhi di Pietro, tutti diversi, ma tutti allo stesso modo imbrigliati nella sua rete: Rosetta, Rosario e Ciro, gli italiani che incarnano le stesse speranze del protagonista, gli dimostrano che una relazione stabile e duratura con New York è possibile, se sai come corteggiarla, se insegui con abnegazione e tenacia il cosiddetto sogno americano, fatto di traguardi spostati sempre un passo avanti e di tanto sacrificio. 

Le donne di New York

Le donne a New York sono tutte bellissime, sirene attraenti e distanti, che vivono secondo le regole newyorchesi, tra locali di moda, rapporti sentimentali ambigui, amicizie costruite in fretta per non perdere tempo e amori lenti e inconsistenti, questione d’affari più che di cuore.
Ma è New York la primadonna, in questo romanzo: è lei che accende lo sguardo di chi la desidera, come la potrebbe raccontare Suzanne Vega, come una donna nuda e scintillante che aspetta impaziente il suo amante: 

New York City spread herself before you, with her bangles and her spangles and her star,
You were impressed with a city so undressed, 
You had to go out cruising all the bars…


In fondo, c’è qualcosa della City in ogni donna che Pietro incontra: Gina l’amante di Jack, Jena sua moglie, Angelica, che si sposa senza corteggiamento, senza rituali, senza quasi matrimonio, e perfino Sophia, la verità che si impiglia nella finzione e che non può che esserne soffocata. Perché l’amore a New York è come tutto il resto, un gioco di forze e poteri, un azzardo su cui puntare solo quando si è pronti a rischiare di essere traditi, abbandonati, dimenticati: 

…deep in the eyes of a New York woman

B.J. Thomas


E in quegli occhi, più che l’anima si può vedere New York e tutte le sue contraddizioni, sovrapposizioni, tentazioni. 

Vivere a New York

Intanto Pietro, con una facilità che sembra credibile solo nella città delle infinite possibilità, trova lavoro e lo spazio dove abitare, che di “casa” è impossibile parlare davvero, in una travolgente altalena tra divani in subaffitto, stanze, e appartamenti lussuosi, come in un susseguirsi di sfide per arrivare al suo cuore: a New York appartieni e non ti appartiene, ti ospita ma non la abiti.

E con New York la prova più dura è restare, proprio come con la donna che ami: Pietro arriva in città con un permesso valido tre mesi, da novembre a febbraio e il libro li percorre tutti, anche se sembrano dilatati come anni, perché vivere a New York annulla ogni abitudine: il giorno e la notte sono solo indicazioni temporali senza regole, senza rituali, uno stato mentale, più che fisico: 

..concrete jungle
where dream are made of, 
there’s nothing you can do 
now you’re in New York

Jay-Z


Perfino i giorni di festa, Natale e Capodanno, sono solo un accessorio per una città abituata a scintillare senza bisogno di alibi, e per una notte la voce di Frank Sinatra che canta New York, New York è diffusa direttamente nell’aria come ossigeno che tutti hanno il diritto di respirare.
L’effetto di New York su Pietro non tarda a farsi sentire, l’accelerazione cui tutto e tutti prima o poi si piegano pur di restare, lo rende determinato, risoluto, attivo e progetta di entrare in affari. Perché è così che ci si scopre innamorati: 

She is my heart, 
I love New York City
She’s lived and died
So many times, yeah! 
Life is always tough On New York City
oh lord But she is fine, 
she always survives, yeah!

Lenny Kravitz


E di nuovo la metafora dell’amore non è solo stilistica, perché quel che lega Pietro alla città è desiderio puro e cieco: finché, nel terrore di doverla abbandonare, anche lui come tanti sceglie una scorciatoia, un matrimonio fittizio con il quale comprare la Green Card e scommettere sul suo futuro, perché se esiste a New York un giorno perfetto, è quello in cui si decide di rimanere, a qualunque costo: 

Just a perfect day
You made me forget myself
I thought I was Someone else 
someone good 

Lou Reed


Il volto feroce di New York

Ma, dicevamo, New York è donna, e le amanti sanno essere dure, lo sono sempre. Specie quelle carnali, schiette, trasparenti reagiscono agli inganni senza pietà: e la città senza formalismi, in cui tutti possono essere ciò che vogliono in qualsiasi momento, rivela all’improvviso il suo volto feroce. Lo fa attraverso la storia di Jack e di suo fratello, emarginato e perso, ritrovato e sfuggito, la prova vivente che non tutti hanno la forza e il carattere per resistere

Yeah you got eight million people
And I didn’t have a single friend 
Don’t you know, don’t you know, 
New York was killing me

Gil Scott Heron


E lo fa soprattutto nello schianto che risveglia Pietro dal suo sogno: 

…you might have succeded in changing me
I might’ve been turned around
It’s easier to leave them to left behind
Leaving was never my Proust
Leaving New York never easy 
I saw the light fading out

“Leaving New York”, R.E.M.


Armenti ha scritto un romanzo che proprio alla fine, all’ultima pagina rivela la sua potenza: con un linguaggio lineare e molto concreto racconta una intensa storia d’amore. Quella in cui ciò che ami ti cambia profondamente e ti rende migliore.
Anche da lontano, persino ad oceani di distanza, proprio come i veri amori.

Tracklist

  1. Tu vuo’ fa’ l’americano – Renato Carosone
  2. New York raining – Charles Hamilton 
  3. It’s hard to be a Saint in the City – Bruce Springsteen
  4. A heart in New York – Simon & Garfunkel
  5. New York is a woman – Suzanne Vega
  6. Eyes of a New York woman – B.J. Thomas
  7. Empire state of mind – Jay-Z
  8. New York, New York – Frank Sinatra
  9. New York City – Lenny Kravitz
  10. Perfect Day – Lou Reed
  11. New York is killing me – Gil Scott-Heron
  12. Leaving New York – R.E.M.

Le tappe del blogtour sensoriale

Questa recensione musicale fa parte di un blogtour a sostegno di questo libro.
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