Una questione privata – Beppe Fenoglio

di Cecilia Gariup


Langhe, 1943.

In una grigia giornata di novembre il partigiano Milton si ritrova davanti alla villa di Fulvia, il suo grande amore, e, nell’intrecciarsi dei ricordi del passato con la vita presente, prende forma la sua storia, fatta di amore e di guerra, le due facce di una stessa medaglia.

D’amore…

Fermo immobile di fronte alla Villa, Milton inizia subito a ricordare il tempo passato con Fulvia, quei momenti di completo ed arrendevole assoggettamento a un sentimento non sempre corrisposto… sì, perché Fulvia, col suo carattere, rappresenta la leggerezza dei vent’anni, nei modi di fare, nel modo di parlare e nella maniera in cui tiene il sentimento di Milton appeso allo spago della frivolezza. Persino in un momento in cui tutto, fuori da quelle mura, è paura e distruzione.

Quanto lui la anela, tanto lei lo rifugge. Se lui si nega alle sue richieste, allora lei lo prega di restare e di continuare ad adorarla.

Milton è un ragazzo diverso dagli altri, da quelli che Fulvia, figlia di una buona famiglia, è abituata a frequentare. È brutto, di origini modeste, introverso. Non ama fare le cose tipiche della gioventù, divertirsi, ballare. Ma il suo modo di sopperire a queste mancanze esercita su Fulvia una presa molto potente:

Come comincerai la prossima lettera? Fulvia dannazione?” Lui aveva scosso la testa, frusciando i capelli contro la corteccia del ciliegio. Fulvia si affannò. “Vuoi dire che non ci sarà un prossima lettera?”. “Semplicemente che non la comincerò con Fulvia dannazione. Non temere, per le lettere. Mi rendo conto. Non possiamo più farne a meno. Io di scrivertele e tu di riceverle.

Milton è un giovane colto e intelligente, appassionato di letteratura e musica, e con Fulvia passa il tempo a parlare, ad ascoltare i dischi che lei si fa arrivare dall’America e a tradurre i testi delle canzoni dall’inglese:

L’aveva chiamato su perchè le traducesse i versi di Deep Purple. Penso si tratti del sole al tramonto, gli disse. Lui tradusse, dal disco al minimo dei giri. Lei gli diede sigarette e una tavoletta di quella cioccolata svizzera.

…e di guerra.

Quando Milton conosce Fulvia la guerra è già iniziata. Lei si rifugia nelle Langhe in fuga dalla casa di Torino, lui viene reclutato nei partigiani badogliani. Se la guerra, da un lato, costituisce lo sfondo della vicenda narrata, dall’altro è anch’essa protagonista del libro. Il conflitto non è solo cornice, ma una vera e propria dimensione dell’animo umano, nello specifico quello di Milton. In tempi di guerra non solo la percezione della quotidianità viene alterata, ma anche le passioni ed i sentimenti assumono se possibile una connotazione ancora più estrema.

Si tratta di una guerra interiore, quella dentro l’animo tormentato di Milton, che detona prepotente mentre tutto intorno è fango, pioggia, sofferenza, fatica. Nulla è più simile alla guerra dell’amore, null’altro è capace di farti soffrire nello stesso modo e di toglierti tutto. Ma se nel prendere parte al conflitto prevale lo spirito di responsabilità collettiva e di condivisione di un ideale, sul versante interiore è la questione privata che esplode rabbiosa, prendendo il sopravvento su tutto il resto.
Quando Milton scoprirà che Fulvia, a sua insaputa, ha intessuto una relazione con l’amico comune (e anch’esso partigiano) Giorgio, le regole morali che impongono una scissione doverosa tra il pubblico e il privato verranno sovvertite e scardinate. In una progressiva perdita di lucidità Milton si troverà ad anteporre a tutto le sue ragioni personali, causando ulteriore, forse inutile, morte, nella dimostrazione che non esiste una vera “questione privata”, poiché ogni nostra scelta comporta un riverbero di conseguenze, a volte inaspettate e drammatiche.

Domani, ad ogni costo, avrebbe saputo. Se Leo non gli avesse accordato il permesso, se lo sarebbe preso, sarebbe scivolato via ugualmente, scostando ed insultando tutte le sentinelle per via. Pur che resistesse sino a domani. C’era di mezzo la più lunga notte della sua vita. Ma domani avrebbe saputo. Non poteva più vivere senza sapere e, soprattutto, non poteva morire senza sapere, in un’epoca in cui i ragazzi come lui erano chiamati più a morire che a vivere. Avrebbe rinunciato a tutto per quella verità, tra quella verità e l’intelligenza del creato avrebbe optato per la prima.

Editore: Einaudi

La soundtrack

Ascolta la colonna sonora: Una questione privata – Beppe Fenoglio.

All’interno del libro vengono citati solo quattro brani, che Milton e Fulvia ascoltano sul fonografo di lei. Uno in particolare, Over the Rainbow, viene continuamente ricordato da Milton nei momenti in cui, malato ed infreddolito, cerca di ritornare al piacere del tempo passato insieme. La sua è una memoria sensoriale, che unisce il ricordo della canzone a tutta una serie di immagini mentali e di stati d’animo che gli rimandano una dolente felicità. Da questo punto di vista, la musica è un altro dei protagonisti del libro, è il tramite più immediato che consente a Milton di estraniarsi dall’orrore del qui ed ora per tornare in una dimensione più lieta ed onirica.

Fuori, il vento era calato ad un filo. Gli alberi non muggivano né sgrondavano più, il fogliame ventolava appena, con un suono musicale, insopportabilmente triste… «Somewhere over the rainbow skies are blue, And the dreams that you dare to dream really do come true».

I brani citati sono tutte canzoni americane molto famose dell’epoca, tra la fine degli anni 30 e l’inizio dei 40, e il genere che predomina è lo swing. A questi brani, per impreziosire la nostra playlist, abbiamo pensato di aggiungerne altri due, molto in voga negli Stati Uniti in quel periodo, immaginandoli in continuità alle situazioni narrate e al contesto storico.

La tracklist

  1. Deep Purple – Nino Tempo e April Stevens
  2. Over the Rainbow – Judy Garland
  3. I Cover the waterfont – Billie Holiday
  4. Medley: I couldn’t believe my eyes/To-night/Magic is the moonlight – Charlie Kunz
  5. Don’t be that way – Benny Goodman
  6. Artie Shaw – Begin the beguine

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