di Cristina Nori
Da quando ho conosciuto la casa editrice Besa Muci ne ho apprezzato le scelte stilistiche e di contenuto. L’editore pugliese porta all’attenzione del pubblico italiano autori dell’Est europeo moderni e contemporanei, che in genere non rientrano – ed è un peccato – nei circuiti della narrativa mainstream.
Dopo aver letto Tutti i miei Natali, posso solo confermare l’originalità delle scelte e la qualità della scrittura che Besa Muci propone in traduzione.
Cari amanti del Natale tradizionale, tutto Jingle Bells e omini di panpepato, questo libro farà tremare il vostro abete da salotto fin dalle fondamenta.
Per chi invece, come me, è quasi allergico al muschio del presepe e alla barba del ciccione in costume rosso che scende dal camino, il libro di Maruša Krese è una bella e divertente scoperta.
Di cosa parla Tutti i miei Natali
L’autrice racconta 30 anni della sua vita attraverso il racconto di 30 Natali, passati volontariamente da nomade in giro per il mondo con figli e scatoloni.
Il cuore di questa scrittrice resta nella sua città d’origine, Lubiana, dove sono ambientati i racconti riferiti all’infanzia. Lì l’autrice ha vissuto da bambina in una famiglia comunista, che non festeggiava il Natale, mentre gli amici cattolici vivevano il 25 dicembre come una giornata speciale.
Questo si traduce in un senso di mancanza rivolto non tanto ai festeggiamenti, ma alla dimensione spirituale del Natale, quasi una magia che la porta ad entrare di soppiatto in chiesa e a cercare di lasciarsi travolgere da quella spiritualità che sembra invadere i credenti.
“Vedi, questo è Gesù. Era così quando è nato”. Mi siedo ad ammirare tutta quella bellezza, fino a quando Pepca non mi dice che dobbiamo tornare a casa, per evitare che i miei genitori tornino dalla riunione prima di noi. Sarebbe una gran sfortuna, perché rimarrei senza Pepca e l’anno prossimo non potrei più andare a visitare la chiesa con lei.
Dall’età adulta, i Natali di Maruša si spostano dalla Slovenia in Europa e in America. Germania, Inghilterra, Stati Uniti, in compagnia di figli, compagni che vanno e vengono, sorelle con compagni che vanno e vengono, amici occasionali e animali.
Siamo tutti seduti intorno a un tavolo immenso. Con il filetto arrosto della mucca Daisy, quella stessa mucca che ancora quest’estate eravamo caldamente invitati ad ammirare sul prato. E giù tutti a profondersi in lodi di Daisy e a ricordare quando e come è nata, a parlare del suo sguardo così caldo, e capisco che per me è cominciata una nuova fase di vegetarianesimo.
Attraverso la descrizione delle serate del 24 e delle giornate del 25 dicembre, conosciamo i tre figli dell’autrice, Ana, David e Jacob, che condividono con la mamma i traslochi, gli addobbi persi e i mutamenti climatici e linguistici.
Non ci sono drammi né capricci in questa famiglia dallo spirito cosmopolita; una notte di Natale trascorsa in auto per raggiungere la Slovenia, sotto gli sguardi attoniti e critici dei doganieri, non è un’occasione persa, ma un modo per portarsi avanti sulla tabella di marcia.
Anche i Natali più sgangherati contengono un pizzico di quell’allegra leggerezza – da non confondersi con la superficialità – necessaria a vivere sempre con la valigia pronta.
C’è un lieve senso di nostalgia che permea i 30 racconti; si esprime soprattutto tramite gli odori, primi fra tutti i profumi del cibo. L’autrice cita spesso la potiča (che in Italia viene chiamata putizza) un tradizionale dolce sloveno del periodo delle feste, a base di miele, noci e semi di papavero.
Il secondo profumo che sembra emergere dalle pagine del libro è quello dell’incenso, che permea le chiese in cui l’autrice entra nel corso degli anni, spinta, di volta in volta, dalla curiosità o dalla ricerca di una ragione che possa giustificare la fede nel soprannaturale.
Lo stile dell’autrice si compone di frasi brevi e frammentate, essenziali e scarne di attributi. Le descrizioni degli ambienti in cui la famiglia transita nel corso degli anni, e dei Natali, sono rese con poche parole concise e incisive.
I 30 racconti non si susseguono in ordine cronologico, ma mescolano infanzia e età adulta in un calderone da cui la bravura dell’autrice trae i fili conduttori, evitando la successione logica e mescolando paesi, lingue e tradizioni. In fondo, si tratta sempre di un libro destinato a sovvertire il Natale fatto di canzoncine scampanellanti e omini di panpepato!
L’autrice Maruša Krese
Maruša Krese, slovena, è nata a Lubiana nel 1943 e morta nel 2013.
Si è laureata in Letteratura e Storia dell’arte presso l’Università di Lubiana e in Psicoterapia e Terapia della Gestalt negli Stati Uniti; ha vissuto e lavorato per molti anni in Germania.
Poetessa, scrittrice, giornalista e psicoterapeuta, ha pubblicato raccolte di poesie in lingua slovena e tedesca, due raccolte di racconti e un romanzo autobiografico.
Nel 1997 ha ricevuto la decorazione dell’Ordine al merito di Germania per il suo impegno umanitario durante la guerra in Bosnia-Erzegovina.
Tutti i miei Natali, uscito nel 2008, è pubblicato in Italia da Besa Muci con la traduzione di Lucia Gaja Scuteri.
Editore: Besa Muci
La musica in Tutti i miei Natali
Il libro non cita direttamente brani musicali quindi, da maligna recensora quale in effetti sono, mi sono trovata costretta a elaborare una playlist adatta all’uopo. Scordatevi Mariah Carey e Michael Bublé, qui si va sul dissacrante.
Sapevate che i fratelli Ramones hanno dedicato una canzone al Natale? E che anche il signor Vincent Fournier, Alice Cooper per noi metalhead, ha realizzato un intero disco natalizio?
Beh, è solo l’inizio, perché ci buttano un carico anche gli AC/DC con la loro letterina a Babbo Natale che reca la richiesta di un dono veramente particolare.
Seguono i Korn, che sono riusciti a infilarsi persino nella soundtrack di un film Disney (ma si tratta di Nightmare before Christmas), quindi Bad Religion e Iggy Pop con le loro cover di inni natalizi.
Chi odia Babbo Natale alzi la mano! Sonic Youth vi vedo!
Proseguiamo poi con Smashing Pumpkins e The Darkness per chiudere col botto: il Natale si fa black per il Godfather of Soul, James Brown.
Ascolta la playlist su Spotify: Tutti i miei Natali – Marusa Krese
La tracklist
- Merry Christmas – The Ramones
- Santa Claus in coming to town – Alice Cooper
- Mistress for Christmas – AC/DC
- Kidnap the Sandy Claws – Korn
- Angels we have heard on high – Bad religion
- White Christmas – Iggy Pop
- Santa doesn’t cope out on dope – Sonic youth
- Christmas time – The darkness
- Christmastime – The smashing pumpkins
- Santa Claus goes straight to the ghetto – James Brown