di Davide Morresi
Il podcast
Uscito a maggio 2020, Se scorre il sangue è una raccolta di racconti che gli amanti del Re dell’horror non possono che apprezzare. La traduzione è di Luca Briasco.
In perfetto stile King, le storie sono originali e avvincenti, e fondono con la maestria a cui lo scrittore del Maine ci ha abituato, soprannaturale e reale in un trascinante risultato finale. Non per nulla a quanto pare di tre racconti su quattro sono stati già ceduti i diritti per farne film e serie tv.
Ma in questo articolo non troverete granché sulle trame, ci sono già molti contenuti on line a riguardo, che approfondiscono spesso anche i vari aspetti stilistici. Qui invece l’occhio del riflettore è puntato sulla musica e sugli inserti “sonori” della narrazione. Quello che scopriremo è come, in alcuni passi, la componente melodica contribuisce non solo a far sì che chi legge possa immaginarsi le scene nel modo più vivido possibile, ma anche che certe scene possa viverle in prima persona, come se si trovasse dentro le pagine con i personaggi.
King è solito farcire la propria scrittura con numerosi riferimenti musicali: nomi di cantanti e gruppi, citazioni da testi e titoli di canzoni di ogni genere. Nella sua autobiografia On writing spiega in prima persona quanto sia appassionato di rock e quanto questo genere musicale sia importante per la sua ispirazione. Non c’è quindi da stupirsi se in ogni suo libro si può trovare una moltitudine di rimandi a canzoni e sonorità.
In Read and Play potete scoprire anche le colonne sonore di: It, L’ombra dello scorpione, Elevation, On writing, 22/11/’63.
Editore: Sperling & Kupfer
La colonna sonora di Se scorre il sangue
Ascolta la colonna sonora su Spotify: Se scorre il sangue – Stephen King
I racconti sono quattro. Il più lungo, quello che dà il titolo al libro, è un sequel di uno dei suoi romanzi più recenti.
In tutto il libro ci sono riferimenti musicali per quasi cinquanta canzoni. Ogni racconto, di fatto, ha una sua propria colonna sonora.
Scopriamole nel dettaglio.
Il telefono del signor Harrigan
A Castle Rock, cittadina immaginaria cara a King – dove lo scrittore del Maine ha già ambientato numerose altre storie, tra cui Il corpo (il racconto del film Stand by me, dalla raccolta Stagioni diverse), La metà oscura, Doctor Sleep, Elevation – un ragazzino fa giornalmente visita a un anziano per aiutarlo nella lettura.
King riprende una situazione già usata nel racconto Un ragazzo sveglio (contenuto anch’esso nel libro Stagioni diverse, da cui è stato tratto il film L’allievo). Ma mentre in Un ragazzo sveglio la lettura di libri è funzionale a nascondere le vere intenzioni del ragazzino, che vuole farsi raccontare dall’anziano le sue storie di guerra, dato che è un criminale nazista nascosto sotto falsa identità, ne Il telefono del signor Harrigan il protagonista adolescente regala al suo anziano amico un iPhone. Il signor Harrigan, inizialmente restio al suo utilizzo, ne scopre pian piano le potenzialità e se ne affeziona talmente tanto che lo smartphone finisce nella tomba insieme a lui. Lascio a voi scoprire il resto.
La musica è legata soprattutto al signor Harrigan. Regina di questo racconto è la canzone Stand by your man di Tammy Winette: Harrigan la ascoltava spesso, diventerà la suoneria del telefono e verrà suonata addirittura al suo funerale, all’interno di un medley country. Per l’ultimo saluto, Harrigan aveva pianificato che venissero suonati anche tre inni: Abide with me, The old rugged cross e In the garden. Potete scoprire tutti i brani citati nella playlist.
Il genere più rappresentato è senza dubbio il country. Oltre a Tammy Winette, troviamo Johnny Cash, George Jones, Porter Wagoner. Ma non mancano anche nomi più moderni, musiche, queste, ascoltate dal protagonista tredicenne, come ad esempio i Black Eyed Peas e Katy Perry. Quest’ultima chiude la parte di playlist di questo racconto, con il brano I kissed a girl.
La vita di Chuck
Venti canzoni, dalla traccia 16 alla 35, per la colonna sonora del racconto La vita di Chuck che ripercorre a ritroso la vita di Charles Krantz. Dal country si passa a sonorità più ruvide e rockettare. Troviamo i Ramones, The Clash, Billy Idol, The Rolling Stones…
In particolare, c’è la descrizione di una scena dove un busker batterista trova il groove giusto con cui esibirsi. Questo permette a Chuck, capitato lì per caso, di avvicinarsi e di mostrare tutte le sue doti da ballerino, accompagnato da una dama che dal pubblico presente viene attratta dal groove anch’essa. Come già avvenuto in 22/11/’63 con il ballo di fine anno di George e Sadie, qui Stephen King dimostra di nuovo le sue doti di scrittore anche in ambienti ben distanti da quelli a cui di solito viene accostato: la vivacità e il coinvolgimento che riesce a trasmettere raccontando un’apparentemente semplice scena di due che si mettono a ballare sul ritmo di un artista di strada, ha pochi eguali.
Fa ruotare le bacchette tra le punte delle dita, si sistema sullo sgabello e parte con le prime battute di My Sharona, però qualcosa non va. Il suono è troppo ovattato, moscio. Vede un tizio con un completo venire verso di lui, facendo dondolare la ventiquattrore come un pendolo, e c’è qualcosa in quell’uomo – Dio solo sa che cosa – che induce Jared ad annunciarne l’arrivo. Passa prima a un beat reggae, poi a un pezzo più ritmato, un misto tra I Heard It Through The Grapevine e Susie Q.
Per la prima volta, da quando si è esibito in un paio di rullate di prova, Jared sente come una scintilla e capisce perché ha deciso di portarsi dietro il campanaccio. Comincia a percuoterlo in offbeat e il pezzo che sta suonando si trasforma in qualcosa di molto simile a una vecchia hit dei Champs: Tequila. Niente male. Ha trovato il groove giusto, e il groove è come una strada dalla quale non vuoi più allontanarti. Potrebbe accelerare, lavorare di più sui tom, ma sta guardando l’uomo con il completo e pensa che quel cambio di ritmo non farebbe al caso suo.
Se scorre il sangue
Il racconto che dà il titolo all’intero libro è quasi un romanzo. È che Stephen King ha abituato i propri lettori a opere che raramente vanno sotto le cinquecento pagine, quindi quando vediamo un testo di duecento pagine, come questo, viene da chiamarlo racconto. Si tratta del sequel di The Outsider, in cui l’investigatrice Holly Gibney è alle prese con lo strano caso di un giornalista che, chissà come, riesce a trovarsi sempre in prima linea quando avvengono delle tragedie.
Qui le musiche sono quelle ascoltate dalla protagonista: I fought the law nella versione dei Bobby Fuller Four, che è la sigla del suo programma preferito, una sorta di Forum americano, con improbabili casi interpretati da attori alle prime armi; Orinoco flow di Enya, che è la sua suoneria del cellulare, particolarmente azzeccata per il personaggio; o il brano A Holly Jolly Christmas di Burl Ives, che spunta dalla radio, che Holly si affretta prontamente a spegnere.
Ratto
Le ultime cinque tracce sono del quarto e ultimo racconto. Uno scrittore alle prese con il suo primo romanzo, dopo vari tentativi falliti, decide di recarsi nella baita di montagna di famiglia per isolarsi dal resto e dedicarsi di sana pianta alla sua stesura. E finalmente riuscirà nell’intento: scrivere un romanzo intero. Che si rivelerà essere anche un ottimo romanzo. Ma a un prezzo.
Proprio nelle prime righe, viene indicato Whole lotta love dei Led Zeppelin come un brano che ha ispirato Drew, il protagonista, per il suo unico racconto pubblicato in precedenza. Associato a questo brano, accade un fatto emblematico.
“Salta, Jack”, il suo unico racconto uscito sul New Yorker, Drew l’aveva scritto quando ancora frequentava la Boston University. L’ispirazione gli era venuta ascoltando la stazione radio del college nel suo appartamento, una sera. Il DJ aveva tentato di mettere sul piatto Whole Lotta Love dei Led Zeppelin, e il disco aveva cominciato a saltare. E aveva proseguito così per quasi quarantacinque secondi, prima che il DJ staccasse la puntina dal vinile e, con voce affannosa, gli scappasse detto: «Scusate ragazzi, ma stavo cagando».
La tracklist
- Stand by your man – Tammy Winette
- Mother’s children have a hard time – Blind Willie Johnson
- The old rugged cross – Johnny Cash
- He stopped loving her today – George Jones
- Green green grass of home – Porter Wagoner
- Abide with me – Audrey Assad
- The old rugged cross – Alan Jackson
- In the garden – Johnny Cash
- On the wings of a dove – Ferlin Husky
- I sang dixie – Dwight Yoakam
- He’ll have to go – Jim Reeves
- I don’t need your rockin’ chair – Mark Chessnut
- Skip a rope – Henson Cargill
- Boom boom pow – Black Eyed Peas
- I kissed a girl – Katy Perry
- Hang me, oh hang me – Dave Van Ronk
- California uber alles – Dead Kennedys
- Dancing with myself – Billy Idol
- Love potion number nine – The Searchers
- Charlie don’t surf – The Clash
- Bits and pieces – The Dave Clark Five
- Rockaway beach – Ramones
- Billie Jean – Michael Jackson
- Hang on sloopy – The McCoys
- Brand new Cadillac – The Clash
- My Sharona – The Knack
- I heard it through the grapevine – Marvin Gaye
- Susie Q – Creedence Clearwater Revival
- Thequila – The Champs
- (I can’t get no) Satisfaction – The Rolling Stones
- Walking the dog – The Rolling Stones
- (Your love keeps lifting me) Higher & higher – Jackie Wilson
- Carribean Queen (No more love on the run) – Billy Ocean
- Jet airliner – Steve Miller Band
- I fought the law – The Bobby Fuller Four
- Round here – Round Here
- Orinoco flow – Enya
- YMCA – Village People
- The chain – Fleetwood Mac
- In the midnight hour – Wilson Pickett
- Here’s a quarter (Call someone who cares) – Travis Tritt
- The little drummer boy – Johnny Cash
- A Holly Jolly Christmas – Burl Ives
- Whole outta love – Led Zeppelin
- Street song – The Who
- Take me out to the ball game
- I shot the sheriff – Bob Marley & The Wailers
- Weapon of Choice – Fatboy Slim