Quando finisce l’inverno: atmosfere jazz per Guadalupe Nettel

di Dagmara Bastianelli


Guadalupe Nettel. Straordinaria scrittrice di origini messicane dalla scrittura ritmata e avvolgente. Conquista con il suo stile caldo ed evocativo e con la sua capacità di trattare tematiche attuali con assoluto garbo e attinenza alla realtà. E non è un caso se il suo romanzo “La figlia unica”, pubblicato dalla casa editrice La Nuova Frontiera, sia stato un vero e proprio caso letterario in Italia. Il susseguirsi di reazioni positive è stato impressionante e, nel corso dei mesi, l’interesse nei confronti di questa talentuosa autrice latinoamericana e dei suoi libri (in gran parte pubblicati e ripubblicati da La Nuova Frontiera) è aumentato a dismisura, coinvolgendo anche noi della redazione di Read and Play.

Ma in questa recensione non parleremo del romanzo che esplora in modo magistrale i mille volti della maternità (perché sì, la maternità ha mille volti) ma di un’opera meno conosciuta ma altrettanto seducente: Quando finisce l’inverno, libro vincitore del Premio Herralde de Novela pubblicato da Einaudi nel 2016 e racconto che può essere considerato, per le tematiche trattate, senza tempo. Da recuperare e amare.

Di cosa parla Quando finisce l’inverno di Guadalupe Nettel?

Claudio ha origini cubane, lavora in una casa editrice, ha una fortissima mania di controllo e una tendenza alla misoginia di cui è assolutamente orgoglioso. E ovviamente, cosa che ci interessa, è un appassionato di musica.
Cecilia ha, invece, origini messicane e si è rifugiata a Parigi per sfuggire alle profonde ferite inferte da alcuni avvenimenti del passato. Ha un animo gentile e delicato e vive avvolta in un’aura malinconica, osservando il mondo da distante, non partecipando.

Come nelle migliori storie che hanno per protagoniste anime differenti e simili al tempo stesso i due si incontreranno. Lo faranno nella raffinata e vibrante Parigi di Cecilia. E sarà colpo di fulmine, anche se le vicissitudini seguiranno un corso narrativo decisamente inaspettato. Per i protagonisti e per il lettore.
Le storie di Guadalupe Nettel, che siano racconti o romanzi, terminano infatti spesso come non ci si aspetta, ma nel modo più giusto per i personaggi che le popolano. Qualunque aspettativa, dubbio o sospetto va in frantumi di fronte alla straordinaria capacità dell’autrice di creare intrecci intelligenti, concreti e soddisfacenti che permettono ai protagonisti di trovare la strada più adatta.
Questo libro non fa eccezione. Brillante e profondo, racchiude tra le sue pagine una storia che espone – con un linguaggio empatico e preciso – i moti che soggiacciono a una relazione. Scava (non va dimenticato che la scrittrice ha una formazione psicologica) nelle paure e nelle fobie dei due protagonisti, prima e dopo il loro incontro. E anche nei loro desideri. È un romanzo, un bel romanzo, che fa venire le vertigini. Mentre i protagonisti non dicono agli altri niente di sé stessi noi vediamo il perché di ogni loro atteggiamento. Vivisezioniamo le loro vite e le loro emozioni.

La colonna sonora di Quando finisce l’inverno di Guadalupe Nettel

Ascolta la playlist su Spotify: Quando finisce l’inverno – Guadalupe Nettel

La colonna sonora del libro ruota attorno ad alcuni nomi e numerose comparse (una su tutte: Brigitte Bardot e la sua Tu veux ou tu veux pas?). Parliamo di Nick Drake, Keith Jarrett e Philip Glass e Miles Davis che, insieme, creano una sinfonia perfetta e armonica per l’incontro e lo sviluppo della storia tra i due giovani. Sono le loro note intime e oniriche che accompagnano il loro avvicinarsi e scoprirsi, il loro mettersi a nudo.
Ampio spazio è dedicato al pianista statunitense Keith Jarret che, fin dai primi anni settanta, ha riscosso grande successo nel jazz e nella musica classica. Appare per la prima volta a pagina 31, introdotto dalle parole di Claudio:

Con le cuffie, circondato da un silenzio quasi perfetto, mi abbandono alla musica di Keith Jarret e può capitare che si presenti un sentimento, una sensazione lieve, discreta, come quando un raggio di sole riesce a filtrare sino al mio letto rifatto, irradiando calore e luce.

Per poi tornare come disco inviato in regalo da Claudio (con tanto di indicazioni su come ascoltarlo) a Cecilia:

Chiudi gli occhi e ascolta “Americana”. Quando arriverai al minuto 2.29 o 2.56 o 4.16 o 5.25 o 6.11 immaginami accanto a te. O metti Hymn e concentrati il più possibile dal minuto 1.11 in avanti. È ciò che io, in modo imperfetto, cerco di dirti.

Tra le pagine poi appaiono Philip Glass, compositore statunitense considerato tra i migliori esponenti del minimalismo musicale e Nicholas Rodney “Nick” Drake, noto per le sue canzoni basate sulla chitarra acustica. Infine uno dei grandi nomi del jazz: Miles Davis. Trombettista, compositore, innovatore. Un perfetto interprete di quelle atmosfere rarefatte che hanno in comune New York e Parigi e anche tutti i romanzi (nonché la scrittura stessa) della Nettel.
Tuttavia, tra le pagine di Quando finisce l’inverno di Guadalupe Nettel, c’è spazio anche per la musica classica, più precisamente per la Sonata n.9 per violino e pianoforte che Beethoven dedicò a Kreutzer (e che ispirò il titolo di un libro di Tolstoj) e per un concerto di Isaac Manuel Francisco Albéniz.

La musica è, dunque, elemento fondante del libro di una delle più promettenti voci della letteratura latinoamericana. Non appare mai a caso. Si amalgama perfettamente con le parole dell’autrice, parole scelte con minuziosa cura. Una musica accogliente, quasi confidenziale per un libro altrettanto intimo e delicato. Sicuramente consigliato per chi vuole esplorare una letteratura che ha molto da dire.

Tracklist

  1. Tu veux ou tu veux pas? – Brigitte Bardot
  2. Americana – Keith Jarrett
  3. Hymn – Keith Jarrett
  4. Pink Moon – Nick Drake
  5. Opening – Philip Glass
  6. Metamorphosis – Philip Glass
  7. So What – Miles Davis
  8. All Blues – Miles Davis
  9. Asturias (Leyenda) – Isaac Albéniz
  10. Granada – Isaac Albéniz
  11. Sonata n. 9 per violino, op. 47 – Ludwig Van Beethoven

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