di Stefano Ficagna
Avete mai pensato che la vostra fidanzata possa essere affetta da una sindrome che la costringe ad amare un piatto che piace solo a voi? Vi siete mai sballati con gli oggetti? Siete mai stati presi a modello da un artista concettuale? Queste sono solo alcune delle situazioni descritte in Volevo essere Vincent Gallo, il libro in cui Sergio Oricci, pubblicato da Pidgin Edizioni, dopo due romanzi e una raccolta di poesie, raccoglie i suoi racconti surrealisticamente realistici.
La playlist
Ascolta la playlist su Spotify: Volevo essere Vincent Gallo – Sergio Oricci
Ci sono solo una manciata di testi con citazioni musicali all’interno della raccolta, ma se in Piata Marasti i Sex Pistols e i Sigur Rós sono evocati dal protagonista come ideale colonna mentre osserva la piazza di Cluj che dà il titolo al racconto, in L’ultimo concerto dei Sidekicks la musica è parte integrante della vita di Rusty Nail Eric, rockstar col pallino del wrestling che sogna di salire sul ring accompagnato da una canzone dei Jacobites come un novello Holk Hogan, di cui non potevamo evitare di inserire l’iperpatriottica canzone d’entrata Real american di Rick Derringer. Iggy Pop unisce, con I wanna be your dog, il culto per il rock’n’roll di Rusty Nail Eric alla condizione straniante del ragazzo che, in Woofie, il ragazzo-cane, passeggia felicemente al guinzaglio mentre il protagonista cerca di evitarne la castrazione, ma il finale, oltre a una citazione degli Yes, è tutto per Vincent Gallo, nume tutelare della raccolta e ossessione del protagonista dell’ultimo racconto.
Tracklist
- No feelings – Sex Pistols
- Untitled #6 (E-Bow) – Sigur Rós
- Rock and roll – Led Zeppelin
- Fortune of fame – Jacobites
- Real american – Rick Derringer
- I wanna be your dog – The Stooges
- Sweetness – Yes
- Yes I’m lonely – Vincent Gallo
Arte concettuale, ossessioni e ritmo
I sedici racconti di Oricci hanno molte caratteristiche in comune. Innanzitutto le tematiche: gran parte di di essi girano intorno al mondo dell’arte concettuale (Ipertricotico-focomelico, Una mia fotografia, Volevo essere Vincent Gallo) o parlano di ossessioni più o meno consapevoli, da quella per gli orsetti gommosi (non per niente evocati nella cover) di Gucci Louis Vuitton a quella per i pesci di vetro in Pesci di vetro. Come in un piccolo mondo a sé stante gli interessi di un personaggio finiscono per contagiarne altri, creando rimandi continui in un bizzarro mondo dove sballarsi con un caleidoscopio (Oggetti) è normale quanto farsi di LSD (Due terzi di Che Guevara).
Quando sono stato invitato nel programma di Philppe Daverio, sono andato da Lui™ a chiedergli se fosse il caso di accettare. Per Lui™ Philippe Daverio era un presentatore televisivo, non un critico d’arte. Avrei dovuto preservarmi, anche a costo di scomparire. Altrimenti, una volta passato il momento, sarei finito a girare per trasmissioni televisive e reality show, dove la gente non mi avrebbe più considerato Ipertricoticofocomelico™, ma mi avrebbe chiamato con nome e cognome e forse addirittura sarei stato interpretato come una persona, un essere umano con debolezze e talenti, sentimenti. Secondo Lui™ questa era una fine orribile, ma in fondo ero io a dover decidere cosa fosse meglio per me.
Ipertricotico-focomelico
Ciò che rende ancora più omogenea la raccolta è poi lo stile. Oricci alterna dialoghi stralunati dal ritmo scoppiettante a introspezioni in prima persona, elucubrazioni mentali che gettano una luce diversa sulle situazioni, approfondendo i motivi che spingono una madre a non amare il figlio (La parola con la effe) o un ragazzo a filmare ogni giorno lo stesso lago per il proprio canale YouTube (Una mia fotografia). Particolarmente i racconti in cui sono delle coppie a confrontarsi rimangono impressi, restituendo dinamiche realistiche pur nell’eccezionalità dei caratteri che le instaurano.
«Non credo che un intero palazzo di sette piani possa essere folle.»
Woofie, il ragazzo-cane
«Allora è normale, è normale che un tizio alto un metro e ottanta cammini a quattro zampe con un pannolone, si accoppi con le cagnette della zona e poi venga castrato.»
«Sei l’unico che sembra preoccuparsene.»
«Tu non ti preoccupi? Ti sembra tutto a posto?»
«Dico solo che se a nessuno sembra strano, forse siamo noi che lo percepiamo in modo sbagliato.»
«Qual è il modo giusto?»
«Forse a lui piace.»
«Gli piace farsi castrare?»
«Forse. Anche a te piacciono cose strane.»
«Per esempio?»
«Io.»
«Tu non sei strana. Non sei strana per niente.»
«Era solo un esempio.»
«Un pessimo esempio, pessimo.»
L’uniformità dello stile, quella continua alternanza fra pensiero e puro dialogo, possono essere croce e delizia per il lettore: chi sarà capace di entrare nel flusso da subito verrà rapito da quel ritmo asincrono, chi non ci riuscirà ne verrà probabilmente respinto, chi ricerca varietà all’interno di una raccolta di racconti la troverà sicuramente nelle situazioni inconsuete in cui si ritrovano coinvolti i personaggi. Con Volevo essere Vincent Gallo Oricci dimostra di avere stile e originalità, caratteristiche su cui eravamo pronti a scommettere (e su cui ha fatto bene a scommettere la sempre lodevole Pidgin Edizioni) visto il lavoro di ricerca che l’autore compie con Clean, rivista da lui fondata e che consigliamo a tutti coloro che hanno trovato affascinante perdersi in questi sedici racconti.