Persone quasi adatte ne “I vestiti che non metti più” di Luca Murano

di Stefano Ficagna


Le riviste letterarie negli ultimi anni stanno aiutando molti emergenti ad arrivare alla pubblicazione, una realtà che non deve relegarle al semplice ruolo di “palestre” ma il cui contributo è innegabile. Luca Murano, classe 1980, è uno di questi: dopo aver pubblicato su alcune delle migliori riviste online e non (‘Tina, Bomarscé, MALGRADO LE MOSCHE e Waste fra le tante) e aver esordito con la raccolta di racconti Pasta fatta in casa. Sfoglie di racconti tirate a mano (Bookabook, 2018) torna a pubblicare una nuova raccolta, fra storie edite e inedite. I vestiti che non metti più, pubblicato dalla casa editrice Dialoghi, cerca di rispondere con i suoi ventitré brevi testi a una domanda semplice cui è complicato dare una risposta: chi siamo quando nessuno ci osserva?

La playlist

Ascolta la playlist su Spotify: I vestiti che non metti più – Luca Murano

Le storie di Murano sono intrise di musica, fra suonerie di cellulare, poster nella camera di un figlio scomparso e canzoni cantate sotto la doccia. C’è una predilezione per il rock nelle citazioni, soprattutto quello degli anni ’90 (Stone Temple Pilots, Rage Against The Machine, Oasis, ma anche Dire Straits), senza tralasciare le nuove leve (Motta, Willie Peyote) e qualche sforamento nel pop (883 e Backstreet Boys): un legame importante, a volte fondamentale, come per i sogni infranti del protagonista de L’individualismo di Golian o per il procedere della storia d’amore su cui è incentrato La vasca con le zampe, scandita dalle note di Oh baby degli LCD Soundsystem.

Tracklist

  1. Oh baby – LCD Soundsystem
  2. Wake up – Rage Against The Machine
  3. Easy – Faith No More
  4. Un giorno così – 883
  5. The importance of being idle – Oasis
  6. Daitarn 3 – Sigla Tv
  7. La fine dei vent’anni – Motta
  8. Walk of life – Dire Straits
  9. Granada – Luciano Pavarotti
  10. La valse d’Amélie – Yann Tiersen
  11. Quando nessuno ti vede – Willie Peyote
  12. On the corner – The Twilight Singers
  13. Heaven & hot rods – Stone Temple Pilots
  14. As long as you love me – Backstreet Boys

L’enfasi che si nasconde nelle vite normali

Le vicende narrate da Murano sono piccoli frammenti di vite qualunque, spesso momenti banali che riescono a farsi specchio delle esistenze dei personaggi che le animano. I rapporti di coppia sono al centro di molte delle narrazioni, colte nell’attimo che le cambia per sempre (La vasca con le zampe, Gatti ninja e radiazioni cosmiche, Nadia, (O)mission: Impossible, Quel sabato mattina) o nella loro quotidianità intrisa di estemporanee illuminazioni (Stormo Und Drang, L’insostenibile insensatezza dell’Estathé (alla pesca), Maelström pie), quasi sempre vissuti con l’ansia di non essere abbastanza e con la fatica di chi non riesce comunque a cambiare, anche mentre guarda lo sfacelo compiersi davanti ai propri occhi. I personaggi di Murano vagano con l’atteggiamento fatalista di chi non ha davvero il controllo sugli eventi, arresi a un destino che affrontano con poche armi a disposizione: l’ironia innanzitutto, condita da uno stoicismo che li trascina avanti anche quando tutto sembra andare per il verso sbagliato.

Aveva sempre contemplato il vuoto dell’assenza lasciato dalla moglie come un silenzio assordante che non ne vuol sapere di scorrere. Che si accumulava e basta, giorno dopo giorno. Le pedalate di quella notte, invece, diluirono un poco quel peso, dando un senso compiuto al presente. E anche se in cuor suo sapeva che, una volta tornato a casa, sarebbe rimasto di nuovo da solo con quel vuoto, quel carico indicibile che è il silenzio e la distanza infinita dall’amore della sua vita, non si arrese e continuò a pedalare un altro po’, sfrecciando tra quei vicoli deserti e tortuosi, fino a che le gambe glielo avessero permesso, stando attento a non investire qualche povera creatura. Magari un malcapitato coniglio.
Magari una lepre.

“Il silenzio e altre forme di rumore”

Murano dimostra di avere una sua poetica, tesa ad indagare specifici ambiti del sentire umano, ma se in alcuni casi riesce a intessere atmosfere interessanti (su tutte quella che ammanta il dialogo fra futuri disoccupati di La quiete e il cappuccio) in altri le trame si risolvono senza che si avverta una vera e propria tensione narrativa. Anche i dialoghi hanno una qualità altalenante, fra esempi di buon ritmo e frasi troppo artificiose per essere credibili (ad esempio nella telefonata che prelude all’incidente in L’amore ai tempi del cioccolato), un dettaglio che, assieme a qualche svista (la sigla di Daitarn 3, usata come suoneria del cellulare, che si trasforma un paio di pagine dopo in quella di Jeeg Robot), fa apparire I vestiti che non metti più come una raccolta ben strutturata ma dalla prosa ancora acerba, la cui miglior qualità è la sentita partecipazione dell’autore nelle vicissitudini che racconta.


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