Mezzanotte e cinque a Bhopal – Dominique Lapierre e Javier Moro

di Cristina Nori


Che dire di chi sfrutta e danneggia la natura senza preoccuparsi del domani?
Che dire di chi inganna i poveri, le persone senza competenze, coloro che vengono da una cultura lontanissima rispetto al tecnologico mondo occidentale?
Forse oggi è normale porsi queste domande, ma all’inizio degli anni ottanta, quando è ambientata questa storia, l’arrivo delle fabbriche di una multinazionale doveva sembrare un sogno agli abitanti della povera regione indiana dell’Orya Basti.

Una tuta con il simbolo della ditta, un casco nuovo di zecca e il miracolo era servito.
Passare dal lavoro alla giornata ad un impiego continuativo, o almeno così veniva presentato, era sembrato un dono degli dei, perché non si può leggere questa vicenda senza tenere conto del contesto in cui si sviluppa. Un mondo in cui la data e l’ora di un matrimonio vengono decisi da un astrologo lautamente pagato e in cui gli eunuchi intessono scongiuri e benedizioni sul capo di un neonato, in cambio di un cospicuo salario.
La fabbrica americana e suoi uomini arrivano sulle Mercedes, si tuffano increduli in questo mondo dalle mille e una notte, ne godono le meraviglie.
In cambio però non portano vero progresso, ma sfruttamento, come le sementi resistenti alle intemperie, ma geneticamente modificate per non riprodursi. Soprattutto non portano la cultura del lavoro, la sicurezza, i diritti dei lavoratori, inalienabili in America, ma dimenticati in valigia ancor prima di posare la prima pietra del nuovo stabilimento.

Bhopal fu teatro di un enorme incidente chimico fra il 2 e il 3 dicembre 1984, causato dalla fuoriuscita di una nube dalla fabbrica di pesticidi: questo libro, che unisce magnificamente l’emozione del romanzo alla schiettezza del reportage, è il racconto di ciò che successe, degli antefatti del disastro e delle persone che l’hanno vissuto.
È però anche una storia di speranza e di resurrezione. Non uso a caso questa parola: se leggerete la storia di Padimini, di suor Felicity e del santone hindu in stato di ascesi, vi immergerete in un paese dove le religioni si intrecciano e convivono e dove la gente è capace di rialzarsi e cominciare a combattere.

Questo libro non contiene musica, ma ha la particolarità di contenere moltissimi rumori: il rimbombo dei macchinari della fabbrica, le grida e il fischio dei treni alla stazione, i canti rituali che animano le cerimonie indù. È però un racconto che apre un mondo di riflessioni musicali, poiché molti artisti hanno scritto profondi pensieri in musica legati all’ambiente e alla sua dissacrazione. Trovate i nostri collegamenti nella playlist.

Dominique Lapierre, scrittore e filantropo francese, e Javier Moro, scrittore e sceneggiatore spagnolo, hanno scritto altri libri di denuncia sociale in giro per il mondo.

Editore: Mondadori

Ascolta la playlist: Mezzanotte e cinque a Bhopal – Dominique Lapierre e Javier Moro

  1. Mercy mercy me – Marvin Gaye
  2. Nàttùra – Bjork
  3. Big yellow taxi – Joni Mitchell
  4. Hungry planet – The Byrds
  5. Do the evolution – Pearl Jam
  6. Come un dio – Litfiba
  7. Bitter fruit – Little Steven
  8. People have the power – Patty Smith
  9. Redemption song – Bob Marley