di Davide Morresi
si ringrazia l’Oscar Wilde Irish Pub di Jesi (AN) per la foto
Credete nell’importanza delle parole?
Credete che le parole siano fondamentali?
Quanto il dialogo, tra menzogna e verità, può tenere unite due persone?
Questo romanzo è la storia di una notte in cui Dave, il narratore, e Joe, suo amico d’infanzia, si raccontano.
I due sono sulla sessantina, amici d’infanzia. Una di quelle amicizie che nascono da piccoli e restano a vita.
La vita ha allontanato i due: Dave ora vive a Londra, mentre Joe è rimasto a Dublino. Ma Dave ogni tanto torna, per andare a trovare il padre, come questa volta, e allora i due si ritrovano, a distanza di mesi e mesi, e ogni volta è come se il tempo non fosse mai passato.
Stavolta decidono di uscire a farsi una birra. Che diventano due. Che diventano un tour di pub a Dublino. Nel frattempo Doyle ci rende partecipi dei dialoghi tra i due, attraverso i quali scopriamo le loro vite, sia quelle alla luce del sole che quelle che non hanno mai raccontato, e che, in alcuni casi, hanno nascosto anche a sé stessi.
Dave e Joe passano di pub in pub. Dublino ora appare troppo giovane e moderna: i due non possono fare a meno di notare come, ogni volta, siano i più anziani del locale.
Chiacchierano, chiacchierano, chiacchierano. Del passato e del presente. Si raccontano e scoprono che sono tanti gli aspetti nascosti, rimasti sospesi, mai detti.
Joe è sempre emerso rispetto a Dave, che era costantemente gregario. In parte, è così anche ora. Ma, a distanza di anni, questo posizionamento dei ruoli affiora in modo più forte e consapevole e si porta appresso una certa sete di vendetta. Ancora Joe sembra essere sempre un passo avanti a Dave. Così accade che, durante l’ennesima tappa in bagno per scaricare la vescica, Dave desidera di andarsene e piantare lì da solo Joe, perché non lo sopporta più e fa troppo lo stronzo. Ma invece torna. E i due, di fronte ad una nuova pinta di birra appena spinata, riprendono a parlare.
« La testa gioca brutti scherzi. La luce di una stanza. »
« O un brano musicale. »
« A volte sì, non so. Non si tratta di nostalgia. O dell’altra cosa, il déjà vu. »
« Capisco perfettamente. E un po’ come svegliarsi. Come se la tua vera vita fosse il sogno. »
« Esatto » disse. « Oppure mi capitava durante una riunione, quando ascoltavo solo con un orecchio. »
« Il mio stato normale » mentii.
« Già. Però non è come sognare a occhi aperti o appisolarsi. »
« Lo so. »
« E più come… Non è stato affatto così. »
« Ricordo una settimana in vacanza con Faye. Cinque anni fa. Portogallo. Noi due soli. A Lisbona. »
« Bello. »
« Sì. Ma una mattina mi svegliai con la luce ai bordi della tenda, tutt’intorno. Non mi sembrò di essere in una stanza d’albergo. Pensai di trovarmi in camera mia, di svegliarmi sempre con quella luce. »
« Già… »
« Aspetta. Quando mi girai nel letto non mi aspettavo di trovarci Faye. Fu uno shock. Per un istante, una frazione di secondo. Non sapevo chi fosse. La mia vera moglie era sparita. Ebbi l’impressione che mi avessero sottratto qualcosa. »
Lo sentii: il mio accento cambiava, tornava a galla quello vecchio. Stavo ridiventando il ragazzo di Dublino di quando vedemmo Jessica per la prima volta. E anche Joe: lui era un pezzo avanti a me. L’alcol ci permetteva di fingere. Rendeva tutto facile e sincero.
I dialoghi fanno da apripista a numerosi flashback che permettono di conoscere le vite dei due amici e di incasellare la loro conversazione.
Momenti esilaranti, quasi comici, si alternano ad altri profondi e tristi, in cui Dave e Joe cercano un senso alla propria esistenza, rendendosi conto che sono in un’età in cui hanno più vita alle spalle che davanti.
Se mi chiedessero di dare un sottotitolo al romanzo, sarebbe “Un dialogo tra amici”.
A discapito del titolo, qui il tema principale non è l’amore, o perlomeno non quello tra due partner, non solo. Qui c’è l’amore in tutte le sue sfaccettature:
– tra marito e moglie, come quello di Dave per la moglie Faye;
– tra due amici, quali sono Dave e Joe, sia nell’età giovane che nella mezza età (“inoltrata”);
– tra genitore e figlio, con Dave che ripercorre il suo rapporto con il padre, ora morente in un letto d’ospedale;
– e sì, anche tra un uomo e una donna, fulmineo e irrazionale, con Joe che si scopre innamorato di Jessica, la ragazza stupenda che anni prima piaceva sia a Joe che a Dave, che rivede dopo quarant’anni e ne rimane talmente coinvolto da lasciare addirittura la moglie.
« La testa gioca brutti scherzi. La luce di una stanza. »
« O un brano musicale. »
« A volte sì, non so. Non si tratta di nostalgia. O dell’altra cosa, il déjà vu. »
« Capisco perfettamente. E un po’ come svegliarsi. Come se la tua vera vita fosse il sogno. »
« Esatto » disse. « Oppure mi capitava durante una riunione, quando ascoltavo solo con un orecchio. »
« Il mio stato normale » mentii.
« Già. Però non è come sognare a occhi aperti o appisolarsi. »
« Lo so. »
« E più come… Non è stato affatto così. »
« Ricordo una settimana in vacanza con Faye. Cinque anni fa. Portogallo. Noi due soli. A Lisbona. »
« Bello. »
« Sì. Ma una mattina mi svegliai con la luce ai bordi della tenda, tutt’intorno. Non mi sembrò di essere in una stanza d’albergo. Pensai di trovarmi in camera mia, di svegliarmi sempre con quella luce. »
« Già… »
« Aspetta. Quando mi girai nel letto non mi aspettavo di trovarci Faye. Fu uno shock. Per un istante, una frazione di secondo. Non sapevo chi fosse. La mia vera moglie era sparita. Ebbi l’impressione che mi avessero sottratto qualcosa. »
Lo sentii: il mio accento cambiava, tornava a galla quello vecchio. Stavo ridiventando il ragazzo di Dublino di quando vedemmo Jessica per la prima volta. E anche Joe: lui era un pezzo avanti a me. L’alcol ci permetteva di fingere. Rendeva tutto facile e sincero.
E poi c’è l’amore per per Dublino e per i suoi pub, anche se la città non è più quella di una volta.
D’altronde anche Roddy Doyle non è più quello di una volta e i tempi di The Commitments sono oramai distanti.
Colonna sonora
Ascolta la colonna sonora: Love – Roddy Doyle
Tutti i brani sono citati all’interno del romanzo.
Cantò una canzone che non riconobbi.
« I ain’t got no sister, I ain’t got no brother, I ain’t got no father, not even a mother. »
« Come sono andati gli esami? »
« I’m a lonely girl, I ain’t got a home. Il massimo dei voti. Giuro. »
« Università? »
« ‘Fanculo » rispose. « Sto alla grande così. Quanto a esperienza non c’è gara con le coetanee. Hai mai sentito una parola più stupida di ‘germano’? »
« No, non credo. »
« E tu hai dei germani, David? »
« No. »
« Interessante » fece.
« Perché? »
« Siamo entrambi figli unici, unici. Senza mamma. »
« Perché lo trovi interessante? »
« Così » rispose. «Secondo me niente succede per caso. »
Mi guardò dritto negli occhi.
« Mi vai a genio » disse.
Non sorrideva.
« Grazie » replicai.
Io sì. Sorridevo.
Tracklist
- There stands the glass – The Twilite Broadcasters
- Anarchy in the UK – Sex Pistols
- Hit me with your rhythm stick – Ian Dury, The Blockheads
- Train in vain (Stand by me) – The Clash
- Whatching the detectives – Elvis Costello
- Ain’t got no home – The Band
- Rock’n’roll high school – Ramones
- The last waltz theme – The Band
- Sheena is a punk rocker – Ramones
- Midnight train to Georgia – Gladys Knight & The Pips
- Gold – Spandau Ballet
- Come undone – Duran Duran
- It’s different for girls – Joe Jackson
- Wake up – Arcade Fire
- The old refrain – Paddy Reilly
- Cello Suite No. 1 in G Major – BWV 1007: 1. Prelude -Johann Sbastian Bach
- Photograph – Def Leppard