di Cristina Nori
Ci sono tanti modi per arrivare a un libro bellissimo.
Io sono arrivata a leggere questo splendido e toccante romanzo di Dalton Trumbo attraverso un percorso un po’ tortuoso; sono sempre stata fan dei Metallica – se vedete una tipa coi capelli rossi che, al volante per le strade trafficate di Torino, fa headbang cantando il ritornello di Master of Puppets, beh sono io – e questo è il punto di partenza.
Ho sentito i Four Horsemen in concerto in una lontana era geologica e, secondo me, una delle canzoni che dal vivo risultano più emozionanti è One: dall’arpeggio iniziale, puro come un rintocco di campana a morto, al finale in cui voce, chitarra e batteria si rincorrono e ricostruiscono il fragore degli spari di una battaglia, è un brano meraviglioso e coinvolgente.
Il videoclip alterna le immagini dei Metallica a brevi spezzoni provenienti dal film E Johnny prese il fucile, diretto da Dalton Trumbo nel 1971, a partire dal suo libro pubblicato nel 1939.
Ed ecco come sono arrivata al romanzo.
Trumbo patì le pene dell’inferno negli USA per il suo impegno antimilitarista e venne bollato come “comunista”, il che voleva dire accesso negato a ogni possibilità di finanziamento per la sua attività artistica e letteraria.
In realtà, nel momento in cui Russia e Stati Uniti divennero alleati contro le forze dell’asse nella seconda guerra mondiale, Trumbo non piacque nemmeno più ai comunisti stessi, ma l’infame etichetta gli restò addosso sino alla guerra del Vietnam.
Ciò non gli impedì di rimettere mano più volte al suo romanzo, che mantiene un messaggio ben preciso sin dal titolo.
Il protagonista, immobilizzato nel letto di un ospedale militare senza più gambe né braccia, senza vista né udito, senza lingua per parlare, si chiama Joe, non Johnny. Johnny è l’all American boy a cui i messaggi propagandistici americani si rivolgevano con l’esortazione “take your gun”, a partire dagli anni Venti.
Quando è Joe Bonham a prendere il fucile, nemmeno per scelta ma perché chiamato alle armi, la prima guerra mondiale sta per finire, ma le granate fischiano ancora sui campi di battaglia.
Una prende Johnny in pieno, ma non ha nemmeno la grazia di donargli la morte eroica promessa dallo zio Sam.
Trumbo ci fa entrare lentamente nella pelle (rimasta) di Joe e ci porta ad essere lui per il tempo che dedichiamo alla lettura delle sue pagine.
La scoperta della condizione fisica di Joe è una straziante discesa negli inferi della coscienza e del dolore.
Sono sordo, ma potrò comunque muovermi e lavorare.
Sono sordo e senza gambe, ma ci sono ancora lavori che potrò fare, una volta guarito.
La luce non si accende: sono sordo, senza gambe e cieco.
Vorrei grattarmi e spostare le bende, ma non ci riesco: sono sordo, senza gambe, cieco e senza braccia.
Vorrei urlare ma non ho nemmeno più una bocca.
Sto vivendo un incubo. Sento una voce che mi dice che esisto. svegliami, mamma, dimmi che non è vero. […]
Non ho più niente, sono solo un pezzo di carne che continua a vivere.”
La scoperta della condizione senza ritorno in cui Joe versa si alterna ai ricordi della vita prima della guerra, che risultano struggenti nella loro scarna normalità: la mamma e la fidanzata Kareen, a cui Joe vorrebbe chiedere disperatamente aiuto, il lavoro, gli amici persi e trovati.
La mamma cantava in cucina. La sentiva cantare e il suono della sua voce era il suono della casa. Cantava sempre lo stesso motivo più e più volte. E solo il motivo senza le parole con voce distratta come se stesse pensando a qualcos’altro e il canto fosse solo un modo per passare il tempo. Quando aveva molto da fare cantava sempre.
Dalla metà del romanzo si innesta nella narrazione un racconto onirico più immaginifico, generato anche dalle dosi di sedativo che vengono somministrate al giovane soldato. Joe dialoga con un Gesù decisamente umano e immanente, quasi stanco del suo doloroso compito di raccattare i soldati morti sui campi di battaglia.
Mentre si accostavano al treno il giovanottino che stava vincendo disse al Cristo Cristo tu vieni con noi? E il Cristo rispose per un tratto ma non troppo lontano ci sono tanti treni che devo vedere tanti morti tantissimi non ci crederesti.
Guardando il Cristo là in mezzo al deserto non poté sopportare l’idea di essere su quel treno. Uomini morti trasportava il treno uomini morti e vivi e lui non era né morto né vivo e quello non era il suo posto.
Questo è il punto in cui il film inizia a prendere maggiormente le distanze dal libro, che invece asciuga ancora di più la narrazione, concentrandola sul disperato tentativo di Joe di comunicare con il codice Morse. La sua intera vita, se così si può chiamare, diventa quel battito incessante che chiede solo di essere ascoltato.
Quando finalmente questo accade, Joe muore da vivo per la seconda volta.
La musica per E Johnny prese il fucile
Ascolta la soundtrack su Spotify: E Johnny prese il fucile – Dalton Trumbo
Per rispettare lo spirito del libro, abbiamo pensato per la nostra playlist a canzoni dall’essenza profondamente antimilitarista, che sono diventate inni contro la guerra e le armi.
La prima è Knocking on heaven’s door, scritta da Bob Dylan nel 1973 per la colonna sonore di Pat Garret e Billy The Kid, diretto da Sem Peckinpah.
Poi abbiamo incluso Civil War dei Guns n’ Roses, brano che apre il disco Use Your Illusion II del 1992, a cui lavorarono Axl Rose, Izzy Stradlin e Duff McKagan, al quale si deve il ricordo della marcia della pace in memoria di Martin Luther King, e la celebre War Pigs dei Black Sabbath, riproposta come cover da moltissime band, fra cui i Faith No More.
Chi, come noi, fa parte della generazione che ha visto gli albori di MTV non può non ricordare la canzone degli U2 Miss Sarajevo: l’ex Jugoslavia era a un passo da noi, avevamo conosciuto ragazzi bosniaci e croati in giro per l’Europa e, in un istante, quel territorio era diventato un campo di battaglia. La sfilata delle miss con lo striscione “Don’t let them kill us” non la scorderemo mai.
Il tema delle canzoni contro la guerra sarebbe molto ampio, ma abbiamo ristretto il campo alla musica anglosassone e al rock, per la sua forza nel portare avanti le idee rivoluzionarie. Abbiamo quindi scelto gli Iron Maiden, i Doors, Patty Smith e i Rolling Stones.
La chiusura ci riporta al punto da cui eravamo partiti, One, perché senza i quattro cavalieri non avrei conosciuto questo capolavoro.
L’autore Dalton Trumbo
Dalton Trumbo (1905 – 1976) è stato uno scrittore, regista e sceneggiatore americano. Inserito nella black list di Hollywood per le sue presunte simpatie comuniste, fu costretto a riparare in Messico e a lavorare sotto pseudonimo.
E Johnny prese il fucile uscì nel 1939 e diventò un libro cardine dell’antimilitarismo in tutto il mondo. Lo stesso Trumbo ne diresse l’adattamento cinematografico nel 1971: alla sceneggiatura collaborò anche Luis Bunuel.
Il romanzo è pubblicato in Italia da Bompiani con la traduzione di Milli Graffi.
Buona lettura e buon ascolto.
Tracklist
- Knocking oh heaven’s door – Bob Dylan
- Civil war – Guns n’ Roses
- War pigs – Black Sabbath
- Eve of destruction – Barry McGuire
- Miss Sarajevo – U2
- Afraid to shoot strangers – Iron Maiden
- Gimme shelter – Rolling Stones
- The unknown soldier – The Doors
- Radio Baghdad – Patty Smith
- One – Metallica