Di Cristina Nori
Abbiamo un nome che ci è stato assegnato alla nascita.
Qualcuno ha anche un soprannome, un nomignolo, che si è scelto da solo o che gli è rimasto addosso in seguito a qualche fatto particolare.
Cassius Marcellus Clay non si è accontentato dell’epiteto Il Campione, non si è fermato a essere Il più grande, ma ha operato su sé stesso un cambiamento fondamentale: è diventato Muhammad Alì.
Cambiare nome è un atto che parte dall’anima: significa rinnegare parte della propria identità, quella che si riconosce come imposta e non condivisa, per abbracciarne una più sentita e profonda.
Nel caso di Clay la molla fu la conversione all’Islam.
Il più grande: più di un’autobiografia
In questa autobiografia, scritta in collaborazione con Richard Durham, autore teatrale e televisivo, Muhammad Alì ripercorre la genesi del pugile, del personaggio e dell’uomo nuovo, tre figure che si intrecciano saldamente fino a creare il mito di quello che, ancora oggi, è considerato il più grande pugile di tutti i tempi.
Fra questi tre elementi, il più semplice da decifrare è il personaggio: lo spaccone, l’arrogante che va avanti a suon di pugni e di dileggi, capace di inventare rime e sonetti per prendere in giro gli avversari e i detrattori. Amato dalle donne e idolatrato dai giovani per la parlantina rapida e la mimica esagerata, con lui il pugilato è diventato il grande show che oggi conosciamo.
Dopo l’incontro di Kinshasa contro George Foreman – the rumble in the jungle – la boxe non fu più la stessa.
Il secondo è il pugile, Cassius Clay, che parte gracilino da una piccola palestra di Louisville, in Kentucky, e arriva a vincere l’oro olimpico ai giochi di Roma nel 1960 e poi, per due volte, il titolo mondiale dei pesi massimi.
Cassius sperimenta sulla propria pelle il razzismo e la lotta di classe e trova in sé una coerenza e una forza che danno un senso alla rabbia e all’ostinazione. Quando è giunto al top, Clay rinuncia a tutto per non indossare la divisa e non partecipare ad una guerra che non vuole e non conosce. Rifiuta anche di fare l’imboscato, perché in lui sta maturando la coscienza di appartenere ad una comunità razziale, prima che religiosa.
Penso a chi sono io e a chi è il mio avversario. Chi è? E l’America Bianca, il Cristianesimo, la Bandiera, l’Uomo Bianco le braciole di maiale. Ma è anche il Campione; il mondo ascolta il Campione. Ci sono cose che io voglio dire e voglio che il mondo le senta. Voglio essere in condizione di battermi per la mia gente.
I suprematisti bianchi, che oggi sembrano gli stessi del 1960 quando scendono in piazza ad urlare slogan farneticanti, devono aver ingoiato parecchi rospi a causa di questo nero che pensavano di poter usare come banderuola.
Clay non tornò scodinzolando da coloro che pensavano di avergli aperto la porta della grande boxe, ma uccise lo schiavo Cassius e diede vita a Muhammad Alì.
Alì non odiò mai il cristianesimo, ma ne conobbe solo il lato bianco e ipocrita, che rinnegò quando l’Islam militante di Elija Muhammad gli parlò di integrità e giustizia sociale.
Sino allora ero convinto che l’unica vera religione fosse il cristianesimo. Ero stato battezzato a nove anni come battista e avevo imparato i dieci comandamenti e l’amore fraterno, ma siccome non lo avevo mai visto messo in pratica, mi era facile prendere in considerazione qualcosa di diverso.
Il più grande è allo stesso tempo la biografia di un grande uomo, che ha saputo cadere e rialzarsi, e parte della storia americana, della sua anima più nera e della goccia che, poco a poco, è riuscita a scalfire la roccia della supremazia bianca e a portare una nuova coscienza civile e sociale.
La colonna sonora de “Il più grande”
Ascolta la colonna sonora su Spotify: Il più grande – Muhammad Alì con Richard Durham
La nostra playlist raccoglie le canzoni che sono state dedicate a Muhammad Alì e alla boxe. Due brani, Ain’t no way di Aretha Franklin e Tomorrow di Salif Keita, vengono dalla soundtrack del bellissimo film Alì con Will Smith. Infine, abbiamo aggiunto come ultima traccia un brano cantato dallo stesso Alì. Lo spaccone si cimentò anche col canto, forse pensando alla faccia che avrebbero fatto i suoi detrattori sentendo la sua voce alla radio.
Buon ascolto e buona lettura.
Gli autori
Muhammad Alì (1942-2016) ha vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Roma nel 1960 e ha detenuto il titolo mondiale dei pesi massimi dal 1964 al 1967 e dal 1974 al 1978.
Richard Durham (1917-1984) è stato autore teatrale e televisivo, collaboratore di Life, Observer e Saturday Evening Post.
Editore: Mondadori
La tracklist
- Muhammad Alì – Marco Mengoni
- Rumble in the jungle – Zatox
- The world’s greatest – R. Kelly
- Black superman – Muhammad Ali – Johnny Wakelin
- Ali shuffle – Alvin Cash
- Eye of the tiger – Survivor
- The boxer – Simon & Garfunkel
- Ain’t no way – Aretha Franklyn
- Tomorrow – Salif Keita
- I am the greatest – Muhammad Alì