di Stefano Ficagna e Alessio Barettini
Stefano Ficagna:
Cosa accomuna Bliss, l’immagine base sul desktop ai tempi di Windows XP, e la copertina della compilation Artificial Intelligence, antesignana del movimento musicale IDM (Intelligent Dance Music)? Secondo il giornalista, scrittore ed editor Valerio Mattioli c’è molto più di quanto sembri: l’apparente naturalezza delle colline di Microsoft è artificiale; la figura stesa in poltrona che sembra farsi una canna e ascoltare head music anni settanta, impressa sulla cover del disco pubblicato dall’etichetta inglese Warp nel 1992, non è umana; e la musica che da quell’antologia prende forma, attraverso un triumvirato composto da Aphex Twin, Autechre e Boards Of Canada, non serve a intrattenerci, ma a superarci. Questa teoria tanto folle quanto affascinante è la base di Exmachina, libro che Minimum Fax ha pubblicato all’inizio del 2022 in cui attraverso teorie filosofiche, studi sull’intelligenza artificiale e tanta, tantissima ricerca musicale Mattioli cerca di mostrarci come la Macchina sta imparando a fare a meno di noi servendosi di alcuni alfieri della musica elettronica: in fondo, come dice il personaggio interpretato da Tom Sizemore in Strange Days, “il punto non è se sei paranoico […] è se sei abbastanza paranoico”.
La playlist
Ascolta la playlist su Spotify: Exmachina – Valerio Mattioli
La mappa musicale dell’opera di Mattioli è una freccia rivolta verso un futuro che sembra poter fare a meno di noi, parte dai primi esperimenti techno nella Detroit afrofuturista degli Inner City e porta alle desolanti composizioni retroavanguardistiche dei Boards Of Canada. O forse il punto di partenza sono gli esperimenti di Brian Eno e Steve Reich? L’orizzonte non è forse quello delle architetture sempre più aliene degli Autechre? In un andirivieni fra presente, passato e futuro della musica elettronica si dispiega il cammino indifferente dell’algoritmo, in una selezione di quasi quattro ore di musica che segue il tortuoso e allo stesso tempo lineare ragionamento dell’autore: ascoltate a vostro rischio e pericolo, potreste riemergerne col sorriso satanico di Aphex Twin impresso sul volto, come una delle stigmate del Palmer Eldricht di Philip K. Dick.
Tracklist
- Big fun – Innercity
- Night drive (Time, space, transmat) – Model 500
- Terminator – Refige Kru
- Little fluffy clouds – The Orb
- Think a moment – LFO
- 2/1 – Brian Eno
- Polygon window – The Dice Man
- Crystel – Autechre
- Jupiler – The Black Dog
- Tango ‘n vectif – μ-Ziq
- Squarepusher theme – Squarepusher
- Analogue bubblebath – Aphex Twin
- Every day – AFX
- We are the music makers – Aphex Twin
- Digeridoo – Aphex Twin
- Girl/Boy song – Aphex Twin
- Windowlicker – Aphex Twin
- Come to daddy – Aphex Twin
- #3 – Aphex Twin
- Come out – Steve Reich
- Piezo – Autechre
- Clipper – Autechre
- Basscadet – Autechre
- Second bad vilbel – Autechre
- Drane2 – Autechre
- Flutter – Autechre
- Bassline – Mantronix
- Compact disc – Oval
- Eidetic casein – Autechre
- Yuop – Autechre
- spl9 – Autechre
- Roygbiv – Boards Of Canada
- Amo Bishop Roden – Boards Of Canada
- Music is math – Boards Of Canada
- Forgive – Burial
- Jacquard causeway – Boards Of Canada
Il complotto contro l’umanità
Come ogni grande cospirazione complottista quella di Mattioli si compone tanto di esoterismo quanto di prove scientifiche. Partendo dalle istanze concettuali e sociologiche che hanno portato alla prima ondata della musica techno (nata in seno alla comunità nera di Detroit) e alla nascita della cultura rave nel Regno Unito, filtrando le istanze postumanistiche con la velocità in continuo aumento dei bpm, Exmachina esplora da principio i pro e contro teorici e musicali che hanno portato alla nascita della cosiddetta “Intelligent Dance Music” per poi concentrarsi, in tre distinti capitoli, sulle carriere (e non solo) degli artisti che più di ogni altro ne sono stati gli alfieri.
[…] proiettati all’infinito, i contorti ritmi dell’hardcore, coi loro break sincopati e il continuo spostare in là la soglia dei battiti per minuto, rischiavano di diventare nient’altro che ronzio, rumore di fondo. E nel momento in cui il corpo non è più in grado di processare i segnali provenienti da una sorgente troppo al di là delle proprie funzioni cognitive, tutto quello che gli resta è arrendersi, prostrarsi dinanzi alla volontà di potenza dell’Altro. Quali poi fossero i piani dell’Altro, restava territorio di contesa: perché se ammettiamo che la lingua dell’Altro non ci compete, e che l’altro è un alieno troppo-oltre l’esperienza umana, ogni suo progetto ci resterà sempre e comunque precluso, per definizione inconoscibile.
Ma chi è Richard D. James, ai più noto come Aphex Twin, il musicista geniale che a vent’anni viene definito “il Mozart della techno” o l’incarnazione di figure archetipiche come il Dio greco Hermes, quello norreno Loki e il Wakdjunkaga dei nativi americani Winnebago, destinato a fare da tramite fra questo mondo e quello dell’Altro? Chi sono Sean Booth e Rob Brown, fondatori degli Autechre, due musicisti i cui esperimenti sonori con i linguaggi di composizione hanno finito per dimostrarsi fini a sé stessi o i consapevoli araldi di un’AI il cui fine ultimo non è farsi capire da noi, ma superarci? E Michael Sandison e Marcus Eoin, misterioso duo che ha dato vita ai Boards Of Canada, evocano attraverso la loro musica un passato utopico di cui avere nostalgia o tengono traccia di un futuro distopico che non vedremo? In un’analisi che balza di continuo fra critica musicale e speculazione teorica Mattioli ci mostra nel dettaglio quanto le note create da questi artisti formino un unico flusso sonoro permeato di inganni, orrori cosmici e riti iniziatici che in gran segreto attentano alla nostra visione del mondo.
Nel 1999 Erik Davis recensisce Music Has the Rights to Children sulle pagine del Village Voice: «Non so bene quale sia la loro ecopolitica, ma – a differenza della maggior parte dei produttori elettronici, Sandison ed Eoin non sono tizi urbani. Abitano in qualche non meglio precisata comune nelle campagne scozzesi: da quello che si capisce, viste le rare interviste, la loro idea di divertimento è fare festa sotto funghetti al chiaro di luna. Sospetto che sia l’immaginario rurale dei Boards of Canada a infondere nella loro musica un certo isolamento visionario. Questo spiegherebbe anche perché le loro tracce sono come ricoperte da impronte di sporcizia – rumori di fondo, gorgheggi, fruscii. Nel nostro mondo hi-tech, la degradazione del segnale e i ronzii analogici evocano un che di organico perché ciò che è organico è destinato a decomporsi. È il modo in cui le macchine ricordano il loro passato».
In un crescendo di paranoia Mattioli ci fa scoprire tutto ciò che non abbiamo voluto vedere nella musica intelligente che forse lo è fin troppo, accendendo e spegnendo il terrore che può evocare quel “I want your soul” che Aphex Twin reitera in Come to daddy, facendo luce sui piani sempre più elaborati e magniloquenti delle intelligenze artificiali che operano dietro i beat urticanti e i glitch sonori degli Autechre, investigando in maniera ossessiva i criptici dettagli tecnoesoterici di cui è infarcito Geogaddi dei Boards Of Canada, fino a lasciarci con il dubbio che non sia DAVVERO solo musica.
Alessio Barettini:
La seconda parte di Ex Machina funziona come spiegazione razionale della teoria proposta, il dominio dell’algoritmo, attraverso l’approfondimento dei tre artisti.
Aphex Twin
Aphex Twin, il “Messaggero che furtivo azionasse il lavoro della talpa”, il costruttore di ponti fra la macchina e l’uomo, il tenebroso, alienato, generatore di brividi che risponde al nome di Richard D. James. Se ne racconta la genesi, la metamorfosi in fenomeno, la soluzione all’assenza di stelle che questa musica sembrava esigere dai suoi ascoltatori e dalla sua stessa essenza. Aphex Twin si fa messia, leader di un movimento, dittatore del suono e quindi delle nostre menti spaventate da ogni icona, pur desiderose di adorarle. È una musica iconolatrica, questa, come il rock, non c’è dubbio. Contradditorio? In parte. Questa musica così spersonalizzante si vuole nutrire di un’immagine di riferimento? Per quali ragioni? Cosa ci fa dire? Cosa vuole da noi? Cosa ci lascia? Aphex Twin è un compositore fra i più eclettici di quest’epoca, uno di quelli che meglio rappresenta il suo carattere liquido e ondivago. Il Mozart della techno è ipertrofico, produce più di quel che noi consumatori, vittime forse, della macchina, possiamo consumare. I racconti che lo riguardano dimostrano una cosa: che questa musica può darsi in qualunque direzione, che ogni effetto può essere lecito. Il dittatore ci tiene al guinzaglio, ma in nome del pop ci permette ogni elasticità. E confondere i piani, restare ambigui, è l’antidoto alla macchina. Aphex Twin, suonato in tutti i rave dell’epoca, ha portato la techno fin sotto casa. Tutti lo hanno voluto e lui ha continuato a suonare le sue acidità, i suoi salti temporali, il suo eclettico ambient come ha voluto, riaprendo costantemente le porte dell’immaginazione.
…ritmi spezzati, che scappano da tutte le parti, intelaiature cervellotiche di contrappunti e beat, suoni che ti avvolgono nella loro opalescenza prima di lanciarti a velocità supersonica in una terra popolata da strani esseri e creature fantastiche…
Ovvio, la macchina non può permettersi di farsi catturare facilmente, ha bisogno di un David Bowie della techno, un trasformista bizzarro ed eccentrico capace di far innamorare tutti. In una disanima che viaggia attraverso la poesia, Willy Wonka, i sogni lucidi, il cyberpunk, Omero ed Hermes, Jung, trickster e music maker, l’antropologia e il gusto del paradosso, doppelgänger e unheimlich, postmoderno e paranoia, Algernon Blackwood e Nick Land, Mattioli disegna il carattere anguillare della macchina: Aphex Twin, il decifratore della lingua della macchina, l’istrione che ce la porta in casa.
Autechre
Il capitolo su Autechre si apre parlando di Brian Eno, di robotica e di musica generativa. Quest’ultimo concetto è particolarmente interessante. Potrebbe essere l’anima della macchina? In che misura? Gli Autechre, ci racconta Mattioli, nel 1997 venivano dal classico armamentario dei gruppi Techno (Casio e drum machine) ed erano approdati alle qualità generative di sintetizzatori collegati alla CPU: da fuori a dentro. Da musica del controllo spasmodico al caos è un passo. Gli Autechre sembrano i genitori di Chat GPT, intelligenza priva di contenuto, espressione pura dell’algoritmo. Il risultato è quello di una musica fredda e impersonale, un tentativo di rendere procedurale anche l’acqua, qualcosa che ricorda le trasmutazioni alchemiche, la presenza di forme di vita ancora da intuire, un suono che assomiglia a un rumore bianco più che a una melodia. La presenza umana si fa idealmente accessoria, frutto di una casualità che non fa che essere elemento di sfondo di una vita aliena appena giunta fra noi sotto questa forma. In questa intelligenza artificiale Mattioli cita Léger, Marinetti, la machina speculatrix e poi Eno, Reich e i primi esperimenti videoludici che corrispondono al tempo delle prime uscite di musica elettronica. Il sound Autechre, secondo Mattioli, segue il decostruttivismo di Derrida e Lyotard e tutte le sue ramificazioni. Essi sembrano incarnare quel senso che Simon Reynolds ha chiamato Retromania, e che fuori dai lemmi musical-culturali potremmo reidentificare con una nostalgia che attesta soprattutto la scomparsa del futuro. In definitiva l’idea di universo come supercomputer sottende alla musica di Autechre, che quindi si rivela assomigliare a un’entità dotata di anima ancor più dell’universo stesso.
Boards of Canada
Di questa band, terzo e ultimo capitolo del libro, Valerio Mattioli ci dice che assomigliano a una divinità da venerare, un oggetto di culto da decifrare. Il loro taglio misterico che sembra sempre nascondere altro li denota come ammantati di costante magia, amanti di un continuo sortilegio che se di Aphex Twin riprendeva il retroterra culturale, è con Autechre che fa i conti in linea diretta, essendo creatori di atmosfere tanto nostalgiche quanto futuristiche. Il risultato è definito sfocato, come la grana dei filmini di infanzia che si conservano su supporti sempre più vicini a sparire del tutto. Questo senso della creatività e del metodo si chiama mito, o almeno ne è una sua parvenza, un’evocazione. Mattioli passa in rassegna eventi e uscite, notando quanto Boards of Canada sia intriso di mistero, di numerologia, di elementi cosmogonici e crittografati, subliminali ed esoterici. La musica disturbante, weird, intrisa di fantasmi piacerebbe a Stephen King o a Shirley Jackson? Difficile a dirsi, forse anche perché i due fratelli Sandison hanno in realtà una storia molto meno misterica di quanto non appaia attraverso la loro musica, perfetta espressione di un desiderio incoscio (della macchina?) di dare un senso conturbante alle narrazioni quotidiane, spesso arricchite di pseudoscienze, di irrazionalità, di teorie del complotto e misteri vari. Il virtuale e i fantasmi si sono dati appuntamento al crocevia per il futuro.
Aphex Twin: il clown, Autechre: gli scienziati, Boards of Canada: gli anacoreti, questa in estrema sintesi il triangolo che sorregge questo libro, un atto d’amore per la Musica e gli infiniti modi di fruirne.