di Stefano Ficagna
Daniela lascia la sua casa a notte fonda, senza avvertire nessuno, come una ladra. Non fugge dal marito e dai figli per un desiderio d’indipendenza, anzi scappa lontano per dar loro un futuro: è costretta a farlo così, di nascosto, perché sa che non la capiranno. La attende un lavoro come badante in Italia, soldi da guadagnare facendo quei lavori di cura che i figli ormai delegano ad altri, sognando il ritorno mentre i suoi di figli, Manuel e Angelica, saranno costretti a fare i conti con la sua assenza.
Dopo il grande successo di Resto qui, in cui narrava la storia che ha portato all’inabissamento del paese di Curon, Marco Balzano torna a trattare un tema che ha a che fare con la migrazione economica, affrontato in libri precedenti come L’ultimo arrivato (romanzo che gli valse il Premio Campiello). Stavolta il focus è su una donna rumena, una delle tante costrette a raggiungere l’Italia per occuparsi di anziani soli, tutto per mantenere un marito nullafacente e due figli cui vuole garantire l’accesso alle migliori opportunità, rischiando però di rovinare il suo rapporto con loro.
La playlist
Ascolta la playlist su Spotify: Quando tornerò – Marco Balzano
Ci sono molti momenti nell’arco del romanzo in cui la musica riveste un ruolo importante. Ne è un appassionato Manuel, che trova nella musica rap la valvola di sfogo per i suoi malumori, mentre Daniela lega molti ricordi ad artisti specifici, come i Queen cantati a squarciagola in macchina col figlio o le canzoni di Vasco Rossi e Zucchero, grazie alle quali ha migliorato il proprio italiano. In uno dei momenti più drammatici sarà la musica di Mozart a evocare una possibile soluzione, in quello più gioioso una polka tipica accompagnerà invece Angelica verso il proprio futuro.
Marco Balzano ha scelto personalmente le canzoni di questa playlist, a cui mi sono permesso di aggiungere la polka finale eseguita da Béla Bartók. Manca un brano, quello che Daniela ascolta dalle cuffie di Manuel in un momento di sofferenza: il testo citato nel libro è infatti opera della fantasia dell’autore, e sta a ognuno di noi immaginarne la musica.
Tracklist
- Marshmello – Alone
- Vasco Rossi – Tango…(della gelosia)
- Zucchero – Sulle dune
- Dean Martin – That’s amore
- Eminem – Lose Yourself
- Queen – I want to break free
- Wolfgang Amadeus Mozart – Sinfonia n.39
- The Velvet Underground – Candy says
- Béla Bartók – Jocul cu bata (danza popolare rumena)
Tre voci per una storia
Balzano nel suo libro ha deciso di lasciare spazio non solo a Daniela, colei che migra verso l’Italia per dare un futuro migliore alla propria famiglia, ma anche ai figli Manuel e Angelica, che con l’assenza della madre sono costretti a convivere. Il romanzo viene così suddiviso in tre parti che affrontano i tre diversi punti di vista: quello del figlio minore, a cui le opportunità di un’istruzione concesse dal sacrificio della madre interessano ben poco, ritrovandosi anzi a sognare di aprire un bed & breakfast nella zona in cui vive; quello della madre, impegnata in un lavoro sfiancante che non le lascia tempo per fare altro che chiamare casa, accorgendosi in quei freddi scambi del distacco non solo geografico che la allontana sempre più dai suoi cari; quello di Angelica, la figlia maggiore, costretta a sobbarcarsi responsabilità troppo grandi per la sua età ma che, in qualche maniera, troverà proprio nella decisione della madre l’ispirazione per scegliere la propria strada. Unico elemento senza voce è il padre Filip, la cellula più inerte del nucleo famigliare, che ben presto aggiungerà assenza ad assenza lasciando i propri figli coi nonni, scegliendo una strada simile a quella di Daniela ma senza lo stesso attaccamento ai propri cari.
Ragazzo, anch’io non saprei vivere lontano da qui. Quello che chiamano progresso mi pare una scemenza che ha solo reso la gente più cattiva. Ma io parlo da vecchio, se avessi la tua età non starei a fare la guardia a questo mondo che muore.
Un tema scomodo: le badanti dell’Est
Frutto di una notevole ricerca, Quando tornerò è un romanzo che affronta temi scomodi senza mai abbandonare una prosa fluida, adatta al lettore occasionale quanto a quello più esigente. La realtà delle badanti provenienti dall’est Europa è sotto gli occhi di tutti, anche se spesso non vogliamo averci niente a che fare, e fa pensare la statistica che Balzano rimarca nella postfazione: due terzi dei migranti del pianeta sono donne. Durante l’arco della narrazione siamo condotti a interrogarci sulle condizioni in cui lavorano coloro che accudiscono i nostri anziani, spesso senza nemmeno un regolare contratto, sul modo in cui abbiamo sempre più delegato le cure dei nostri parenti più prossimi, sullo stato d’animo di chi, a casa, si sente abbandonato per un’altra famiglia. Tutti questi interrogativi si pongono senza forzature, perché Balzano ha l’abilità e il tatto per non sprofondare nel sentimentalismo facile: ogni personaggio, anche quelli che è più facile giudicare negativamente, è trattato in maniera tridimensionale, tanto che si può provare un moto d’empatia anche per Ernesto, figlio assente del primo anziano che Daniela si troverà ad accudire.
Certe volte mi dicevo che dovevo essere grata a Olivia e Gianluca. Altre, invece, non volevo fare quel gioco con loro, non volevo dare quelle carezze a loro, non volevo avere tutta quella pazienza con loro. Allora mi prendeva una rabbia diversa da tutte le altre. Mi dicevo: questi stronzi di avvocati si sono comprati il mio amore per mille e trecento euro al mese. Ero io infatti a lavare i loro figli, a vestirli, a dargli da mangiare, a giocarci sul tappeto, ad ascoltare i loro pensieri e a gestire i loro capricci.
Quando tornerò non è una storia edificante, non nel senso che la sua risoluzione porta un messaggio ottimistico. Ciò che Balzano ci mette davanti agli occhi è la dura verità di una logica di dipendenza economica che costringe genitori e figli a sacrifici che, percepiti come necessari per un miglioramento della propria condizione, non mancano di lasciare profonde cicatrici. Per scriverlo l’autore ha approfondito le conseguenze psicologiche e sociali derivanti da questa condizione, dal Mal d’Italia che colpisce a lungo andare le badanti (“Il Paese dove sono nato, dunque, per l’alto numero di anziani, dà altrove il nome a una patologia che riguarda l’usura dell’equilibrio psicofisico di milioni di donne“, scrive nella postfazione) alla realtà dei ragazzi left behind, orfani bianchi i cui genitori sono altrove per necessità. Aver affrontato simili argomenti senza scadere nel retorico è solo uno dei pregi ascrivibili al romanzo, che scava nelle distorsioni della nostra epoca senza mai dimenticarsi di intrattenere il lettore.