di Davide Morresi
Quando uscì, nell’oramai lontano 1997, questo romanzo divise in modo netto il pubblico in due. Divisione che resta invariata anche ora, dopo più di venticinque anni: c’è chi lo osanna a libro oltre ogni aspettativa, bellissimo e imperdibile, e chi invece lo annovera tra quelli degni solo del cestino della carta straccia, o magari del falò di un camino. Al massimo di un tritacarta.
Se poi volete approfondire e scoprire le argomentazioni delle due fazioni opposte, tramite una veloce ricerca on line potrete verificare anche che:
– chi lo osanna porta motivazioni quali: innovazione, coraggio, talento;
– chi lo abbatte lo accusa di essere un romanzo disturbante, eccessivo, immorale.
Editore: Einaudi
Di cosa parla Dei bambini non si sa niente?
La storia è semplice e breve.
Un gruppo di bambini, in una calda estate, scopre il sesso in un capannone dove sono soliti ritrovarsi. Alla guida c’è un quindicenne, di qualche anno più grande degli altri, che hanno sui dieci anni. Sarà lui a portare riviste pornografiche che verranno utilizzate come riferimento per la conoscenza dei propri copri e la sperimentazione del sesso. Tutto avviene come scoperta, una sorta di gioco. Innocenza e ingenuità fanno parte di ogni azione, dialogo, pensiero. Nulla è lasciato allo scabroso o all’erotico, al contrario. Il sesso è solo un diversivo attraverso cui capire il proprio corpo, scoprire emozioni nuove, entrare a contatto con reazioni fisiche involontarie prima sconosciute. E attraverso cui imitare alcuni idoli della tv.
Martina invece pensava a Brenda e a Dylan nell’auto scoperta davanti all’oceano, con i Rem che cantano Losing my Religion. No, non era la stessa cosa, e poi Brenda ha due tette così, e lei invece…
Tutto cambia quando a infilarsi nell’esperienza è il sesso adulto e voyeuristico. Ecco allora che il gioco cessa di essere tale. L’innocenza viene scansata e il più grande, che già si affaccia verso desideri adulti di potere, cancella del tutto il divertimento. Fino al tragico epilogo finale.
La mano di Luca si era sollevata contemporaneamente all’esplosione di basso batteria e chitarra dal registratore. You got to raise up sweet woman child, diceva la voce rabbiosa della cantante.
Buon libro o da evitare?
Una storia forte, che inquieta e disturba. Parlare del sesso dei bambini è già di per sé motivo di caccia alle streghe. Farlo con un romanzo dove la scoperta infantile della sessualità si mescola con la crudeltà umana, lo è anche di più.
La mia personale opinione è che si tratta di un libro per stomaci forti. Non tanto per le scene, che anzi spesso (soprattutto nella prima parte) vengono affrontate con un linguaggio lieve e innocente, quanto per il male che pervade la narrazione, così presente che sembra quasi uscire da un momento all’altro dalla pagina per dire: “Ehi, tu. Sì, dico a te. È inutile che nella vita fai finta che io non ci sia. Io esisto, eccome se esisto! Eccomi qui… mi vedi? Fattene una ragione”.
Martina aveva scrollato le spalle senza rispondere e si era diretta al registratore per mettere un nastro, ancora i Soundgarden, quella canzone tristissima che dice che l’amore è come un suicidio.
La playlist
Ascolta la playlist su Spotify: Dei bambini non si sa niente – Simona Vinci
Gli incontri tra i protagonisti sono spesso accompagnati da canzoni. Nel capannone c’è un registratore e la musica è una costante, quasi sempre ad alto volume. Tanto che, quando il registratore si spegne perché è finito il nastro e nessuno si preoccupa di riavviarlo, si percepisce subito che c’è qualcosa che non va. In questo modo la musica non solo scandisce i tempi degli incontri (oltre che collocare le vicende in un certo periodo storico, gli anni Novanta), ma diventa quasi protagonista proprio perché, quando assente, tutto cambia.
Dentro il capannone c’era un silenzio afoso. Il registratore era spento. Stavano tutti seduti sul materasso, zitti, senza muoversi. Aspettavano. Aspettavano che Mirko facesse qualcosa, perché era chiaro, si vedeva dalla sua faccia, che quello era un pomeriggio diverso, che c’era qualcosa che non sapevano, qualcosa di nuovo. Poi Mirko aveva aperto lo zaino e buttato sul letto un fascio di giornali. Atterrando, avevano fatto un rumore rapido e violento, come lo schiocco di una frustata.
La tracklist
- Maria Maria – Articolo 31
- Black hole sun – Soundgarden
- Like Suicide – Soundgarden
- Loring my Religion – R.E.M.
- Rise up – Skunk Anansie
- Hello – Oasis
- You oughta know – Alanis Morissette