di Gabriella Femia e Luca Brecciaroli
La parte del fuoco di Marco Rovelli racconta una storia amara, anzi più di una storia, e per molti versi disperata, purtroppo non rara ma ben diffusa nella nostra attualità.
Alla storia di un migrante, alle dinamiche che in parte conosciamo, o ci sembra di conoscere, alle difficoltà della vita da clandestini o da schiavi nelle piantagioni agricole o tra le maglie del crimine organizzato, Rovelli aggiunge quelle di una ragazza fragile, dall’equilibrio molto difficile, figlia dell’opulenza industriale ma purtroppo in estrema difficoltà nell’affrontare la vita, in balia tra disturbi psichici e alimentari.
La trama
Quando Elsa incontra Karim, clandestino tunisino tra mille problemi, sembra quasi per un istante che possa essere lui il salvatore, l’ancora di sopravvivenza della ragazza.
Oltre al dolore interiore e ai problemi nel trovare un posto nel mondo, entrambi hanno un ulteriore elemento “fisico” che li unisce, i tagli. Tagli che Elsa si autoinfligge a causa dei suoi problemi, così come Karim e altri migranti fanno per non essere rimpatriati nei centri di identificazione ed espulsione: incredibile la dinamica comune di due prigionie. Tagli fatti per fuggire e per sfuggire.
Guardati dall’esterno e sottraiti alle sbarre che ti circondano. Hai articolato le parole del sangue per gridare presenza al mondo, per dire al mondo là fuori che tu esisti.
Karim è un tunisino istruito e dotato di un carattere socievole e curioso che, a un certo punto della sua vita, vuole tentare la fortuna in Italia. Giungerà nel nostro Paese con una drammatica traversata via mare, le cui dinamiche tragiche purtroppo ormai ben conosciamo. Elsa è una ragazza ricca ma con dinamiche familiari per niente positive che si ritrova sola e disperata.
Elsa e Karim sono due persone agli antipodi che si incrociano per un istante (quando Karim si trova a lavorare nell’azienda del padre di Elsa) e tra di loro scatta subito un legame, quello dei fuggiaschi, degli animali braccati dai cacciatori: sarà la fuga perenne e permanente, dalla vita, da sé stessi, dagli altri, dalla società, a segnare il loro cammino in comune.
Le vicende li porteranno a Torino, in Toscana, in Puglia, in Veneto: filo comune lo sfruttamento e la disperazione di chi vorrebbe solamente un lavoro e dignità.
Lo stile narrativo
La narrazione ci prende alla sprovvista fin dalla prima pagina: l’autore racconta i fatti parlando con Karim e facendo risaltare, in questo modo, i suoi sentimenti. I racconti e i sentimenti di Elsa, invece, sono in prima persona, un cambiamento di stile narrativo che crea un valore aggiunto a questo romanzo.
La soundtrack
Ascolta la colonna sonora: La parte del fuoco – Marco Rovelli
Un fiore sta all’occhiello di una canzone che sotto un’armatura lieve nasconde un suicidio per amore.
La colonna sonora contiene alcuni brani dell’autore del libro in quanto, come già riportato, lui è anche cantautore e ha scelto i brani che meglio rispecchiano la natura del suo racconto. Partiamo da Il Campo che descrive in modo crudele la vita dei clandestini nei campi di detenzione temporanea, fino ad arrivare a Una vita normale, lo struggente racconto di una guerra, della morte, della navigazione e dell’acqua sempre presente in tutto il libro sognando, appunto, una vita normale ormai impossibile da raggiungere.
La narrazione si apre con Silent Night nella versione struggente di Tom Waits che ci fa catapultare nella vera natura del racconto di Rovelli. Hurt è stata scelta dall’autore perché i due protagonisti hanno un filo comune che li lega: entrambi si fanno del male, si procurano dei tagli per fuggire. Karim non vuole essere rimpatriato e, come la maggior parte dei clandestini, utilizza questo metodo per farsi ricoverare in ospedale e fuggire al rimpatrio, mentre per Elsa è un modo per scappare dalla sua anima straziata e dalla sua vita di internata in una clinica per malati mentali.
Ma questo racconto spicca anche per la presenza costante dell’acqua, Karim se la sente addosso in continuazione, sente spesso le orecchie piene di acqua e sono sensazioni che troviamo in Alfonsina y el mar e Song of the siren, per ritrovarle anche in Zingari di Jannacci, canzone che non solo ci parla del mare come mezzo per abbandonare la propria terra, ma ci catapulta anche nella vita dei clandestini che hanno dovuto abbandonare le loro origini. Cosa si prova durante questo abbandono lo possiamo comprendere tramite Non ho più la mia città, di Gerardina Trovato, che ben descrive la mancanza della propria casa.
A Torino c’è del cantautore torinese Francesco Trimani è un piccolo tributo a Torino, città in cui approdano la maggior parte dei clandestini che nonostante tutto trovano un posto per loro, seppur piccolo, esattamente come è successo a Karim. Trovare un posto anche per un clandestino che abbandona la propria terra, la propria vita e diventa invisibile è quel qualcosa che porta speranza. Ed è con la speranza che la vita di Karim possa cambiare che si conclude questo racconto.
Un libro da (ri)scoprire
La parte del fuoco uscì nel 2012 per la casa editrice Barbès e torna oggi in libreria grazie all’azione di recupero di TerraRossa Edizioni. Ciò che colpisce subito è il fatto che siano passati dieci anni ma le dinamiche dell’accoglienza verso i migranti sono rimaste immutate, in negativo: sono solo cambiati i nomi delle leggi e dei centri di detenzione.
Editore: TerraRossa Edizioni
Marco Rovelli, musicista e scrittore toscano, insegna storia e filosofia nei licei. È autore di canzoni, poesie, testi teatrali e diverse opere narrative
La tracklist
- Silent night – Tom Waits
- Hurt – Johnny Cash
- Alfonsina y el mar – Mercedes Sosa
- Song to the siren – Tim Buckley
- Non ho più la mia città – Gerardina Trovato
- Gli zingari – Enzo Jannacci
- Il Campo – Marco Rovelli
- A Torino c’è – Francesco Trimani
- Una vita normale – Marco Rovelli