Il sogno di un hippie – Neil Young

di Steve Kitkars


Da dove si può iniziare a raccontare una storia se non dall’inizio? È la cosa più semplice e facile in assoluto. Si parte da “c’era una volta…” e si termina, di solito, con un “e vissero tutti felici e contenti”. No? Ebbene no, non sempre. In particolare non è stato così per Neil Young, quando ha deciso di scrivere la sua autobiografia, e di passare attraverso i suoi 40 album musicali e i suoi (allora) 66 anni, lo ha fatto partendo da sé stesso, così com’era in quel momento, né più né meno. E lo ha fatto con una coscienza di sé e una trasparenza d’animo, una “ingenuità” artistica (qui intesa alla stessa maniera con la quale Schiller definiva la poesia), una schiettezza di sentimenti, che sono sicuramente retaggio della sua esperienza, ma anche il fondamento della sua musica; fondamento che è diventata una poetica, nel momento stesso in cui, per la prima volta, imbraccia una chitarra e sfiora quelle corde metalliche parallele, piazzate di fronte ad una cassa armonica.

Scritto in uno stile sempre piuttosto omogeneo al suo modo di vita da ‘essere umano’ ed ‘artista’, parte dal concetto che può solo mostrarsi al mondo com’è: con la musica come rifugio, con la Musa a prenderlo per mano di quando in quando, con il Cavallo che lo conosce e sa sempre come prenderlo (e che lui sa sempre come e dove ritrovare). Nella musica di Young c’è una sincerità e una immediatezza che la rendono subito riconoscibile, quasi omologa a chi l’ascolta; questo perché è “archetipica”, nel significato filosofico del termine – in quanto preesistente e primitiva – e psicologico, per la sua forma innata e inconscia. Rappresenta cioè, a mio modo di vedere, materia primigenia a cui far coincidere tutto, in cui potersi riconoscere, e a cui poter sempre tornare e far riferimento.

Nella sua autobiografia, in vari punti definisce il suo modo di scrivere musica come un fluire spontaneo ispirato da una “musa”: è una specie di sacro fervore, che lo accomuna a quei tragediografi dell’antica Grecia a cui, infatti, poi tutti gli autori successivi si ispirarono. È lo stesso fervore con cui lui lavora scrivendo il libro, che procede per continui salti, digressioni, movimenti centrifughi alternati rapidamente a moti centripeti, e tramite cui il Neil Young scrittore si immerge in vita, musica e in sé stesso. Va avanti per forza centrifuga, per continue digressioni miste ad uno spesso abbozzato, ma frequentemente utilizzato, stream of consciousness. Che alla fine è anche un po’ la mimesi del suo modo di scrivere musica e di suonare. Adora la registrazione e il live take. Mai le cose edulcorate, ma le cose “vere”: si deve sentire la vita dentro, e così in effetti è.

Il libro è una specie di parco giochi per tutti coloro i quali amano Young e la sua musica, pieno zeppo com’è di ricordi, citazioni, aneddoti, e confessioni intime; ma di certo, è adatto anche a chi si avvicina per la prima volta a lui e alle sue melodie. Godibile, vero, autenticamente ironico: da un musicista come lui non potevamo chiedere di meglio. Merita di esser letto già solo per quella prima frase con cui poi introduce la sua storia:

Quand’ero giovane, non ho mai sognato questo. Tra le altre cose, sognavo colori e che cadevo.

Il sogno di un hippie, il suo sogno. Non esattamente quello che voleva; ma di certo quello di cui non avrebbe mai fatto a meno.

La playlist è il concentrato di quanto lo stesso Neil racconta, suggerisce ed evoca nelle sue pagine, una vera, epica, imperdibile colonna sonora.

Editore: Feltrinelli

Ascolta la colonna sonora: https://open.spotify.com/playlist/3lEl6csRYG0ZGi2a53Pbb0

La colonna sonora di “Il sogno di un hippie” di Neil Young
  1. Four strong winds – Ian Tyson
  2. Mean Woman Blues – Elvis Presley
  3. Only the lonely – Roy Orbison
  4. Bye bye love – The Everly Brothers
  5. Hey, Good Lookin’ – Hank Williams
  6. Aurora – The Squires
  7. Mustang Mono – The Squires
  8. For what it’s worth – Buffalo Springfield
  9. I am a Child – Buffalo Springfield
  10. Helpless – Crosby, Stills, Nash & Young
  11. Long May you Run – The Stills Young Band
  12. The loner – Neil Young
  13. Cowgirl in the sand – Neil Young, Crazy Horse
  14. Cinnamon girl – Neil Young, Crazy Horse
  15. Only love can break your heart – Neil Young
  16. Southern Man – Neil Young
  17. Alabama – Neil Young
  18. The Needle and the Damage done – Neil Young
  19. Down by the river – Neil Young, Crazy Horse
  20. Almost cut my hair – Crosby, Stills, Nash & Young
  21. Old Man – Neil Young
  22. War of Man – Neil Young
  23. Mansion on the Hill – Neil Young, Crazy Horse
  24. F*!#in’ Up – Neil Young, Crazy Horse
  25. Betty Lou’s got a new pair of shoes – Neil Young
  26. Little thing called love – Neil Young
  27. My my, hey hey – Neil Young, Crazy Horse
  28. Goin’ Back – Neil Young
  29. Human highway – Neil Young
  30. Star of Bethlehem – Neil Young
  31. Like a Hurricane – Neil Young
  32. Don’t cry, no tears – Neil Young, Crazy Horse
  33. Pardon my heart – Neil Young, Crazy Horse
  34. Cortez the Killer – Neil Young, Crazy Horse
  35. Tonight’s the night – Neil Young
  36. World on a string – Neil Young
  37. Revolution Blues – Neil Young
  38. On the Beach – Neil Young
  39. The Bridge – Neil Young
  40. Harvest – Neil Young
  41. A Man needs a Maid – Neil Young
  42. She showed me love – Neil Young, Crazy Horse
  43. Help me lose my mind – Neil Young, Crazy Horse
  44. Rockin’ in the free world – Neil Young