di Cristina Nori
Con Crossroads Jonathan Franzen si conferma un grandissimo autore contemporaneo di saghe familiari.
Questo lungo romanzo, uscito a ottobre 2021, è pubblicato in Italia da Einaudi con la traduzione di Silvia Pareschi e, idealmente, si pone come il primo capitolo di una trilogia intitolata A key to all mithologies. Scrivo idealmente perché l’autore non è nuovo a disaccordi e divorzi con gli editori, ma resta il fatto che con Crossroads tocca un vertice della narrativa familiare.
Raccontare un paese e i suoi cambiamenti attraverso la storia di una famiglia è quasi un topos letterario, ma con questo nuovo romanzo Franzen ci riesce come nessun altro, affinando la capacità analitica e descrittiva già mostrata con Le correzioni.
La famiglia Hildebrandt
La famiglia Hildebrandt al centro della vicenda è la cartina di tornasole che ci mostra l’evoluzione della società americana degli anni Settanta, i suoi conflitti etici, sociali e religiosi.
La genialità di Franzen sta nella scelta della famiglia, perfettamente funzionale alla narrazione. Il capofamiglia Russ è il reverendo della chiesa di una tra le infinite sfaccettature che il cristianesimo può assumere negli Stati Uniti, ha una grande famiglia, ha conosciuto la campagna e la città, l’oscura confessione mennonita, fatta di predestinati e dannati, e conosce le tentazioni dell’umano e i dubbi relativi al divino.
Tutto questo lo mette al centro di un quadro sfaccettato, che include molti personaggi – i suoi quattro figli, la donna oggetto dei suoi pensieri impuri, la moglie – e ne segue le vicende come una corale raccolta di racconti.
Non c’è nulla di eroico o di particolarmente profondo negli Hildebrandt; sono persone comuni, con pregi e difetti uguali ai nostri, tanto che il lettore ha spesso la tentazione di sentirsi superiore a loro.
Come era accaduto in fretta, una volta tolti i vestiti, che l’assolutamente indicibile diventasse disinvoltamente affrontabile. Sembrava che fossero stati sbalzati su un altro pianeta. (…) Gli piaceva che una donna così sicura della propria desiderabilità facesse fatica a rilassarsi per lui. Ma accanto alla specificità della persona (…) c’era la necessità di essere, anche una volta sola, dentro una donna che non fosse Marion.
Franzen è un patologo spietato con i suoi personaggi: li seziona senza remore e ne mostra le debolezze e le superficialità; li illumina esattamente con la luce sotto la quale vuole che i lettori li vedano.
Le garantisco – disse – che Russ non si divertirà, a meno che non ci sia qualche moglie bella. Altrimenti sarà solo un’altra occasione per far emergere la sua insicurezza, e io su questo non posso aiutarlo. Io sono la piccola grassa umiliazione che ha sposato. La sua unica consolazione è che mi comporto bene, mi ricordo i nomi di tutte le mogli e mi assicuro che vengano salutate da una Hildenbrandt.
La scelta stilistica lo porta a non raccontare né eroi né villain memorabili, solo persone comuni che riescono a complicarsi la vita in maniere mirabili, tutto da soli.
La musica in Crossroads
Ascolta la colonna sonora su Spotify: Crossroads – Jonathan Franzen
Crossroads è permeato di musica sin dal titolo, che cita una canzone dei Cream del 1968. Nonostante questa sia la versione più conosciuta del brano, non è l’originale, che fu scritto negli anni trenta dal bluesman Robert Johnson, con il titolo di Cross Road Blues.
La battaglia degli originali blues contro le cover o i rifacimenti è uno dei cardini della passione musicale di Russ Hildebrabdt, il quale critica gli amanti delle versioni anni Settanta che ignorano le origini dei brani più in voga.
Russ custodisce come un tesoro una collezione di vinili a 78 giri, che accendono la curiosità della giovane vedova Frances e fanno da calamita fra i due: i bluesmen del delta del Mississipi come Lead Belly, Charley Patton e Tommy Johnson sono gli strumenti che Russ usa per uscire dalla sua grigia maschera da reverendo e mostrare alla donna che desidera che egli è anche altro.
C’è poi la musica anni Settanta che si poteva sentire in radio o ai festival rock: Aretha Frankin, Jimi Hendrix, i Beatles.
E poi piccole perle poco conosciute, come la cantautrice Laura Nyro, nella cui introspezione Becky Hildebrandt rispecchia la sua confusione e i suoi dubbi, straziata fra ciò che vorrebbe e ciò che la società si aspetta da lei.
Tracklist
- Cross Road Blues – Robert Johnson
- Crossroads – Cream
- I want to hold your hand – The Beatles
- Natural woman – Aretha Franklin
- We’re an American band – Grand Funk Railroad
- Where did you sleep last night – Lead Belly
- Down the dirt road blues – Charley Patton
- Big Road Blues – Tommy Johnson
- Are you experienced? – The Jimi Hendrix Experience
- Stoned soul picnic – Laura Nyro
Jonathan Franzen
L’autore è nato in Illinois nel 1959, è scrittore e saggista.
Collabora regolarmente con il New Yorker e con Harper’s.
Esordisce come romanziere nel 1988 con La ventisettesima città e nel 2002 pubblica la sua opera più famosa, Le correzioni. Le opere successive sono Freedom (2010) e Purity (2015), con le quali continua a dedicarsi alle saghe familiari.