Cose che si portano in viaggio – Aroa Moreno Durán

di Cristina Cantiani


Sin dal titolo e dalla copertina questo libro ti conquista. Pensi subito al viaggio, alle partenze, al mutamento che i protagonisti subiranno. Poi leggi la prima pagina e capisci che sarà in effetti un bellissimo percorso attraverso 36 anni di storia, dal 1956 al 1992. La storia di Katia e della sua famiglia, protagonisti dell’opera, sono un riflesso di quello che succede intorno a loro nella Germania post guerra mondiale, divisa tra Germania dell’Est e dell’Ovest. In particolare ci troviamo a Berlino, emblema con il suo muro della divisione tra due mondi diversi, eppure così vicini. Lei vive nella parte DDR, quella più povera.

Katia è tedesca, ma i suoi genitori sono emigrati dalla Spagna prima di mettere al mondo lei e la sorella. Loro erano dei militanti del Partito Comunista spagnolo in fuga dopo la Guerra Civile spagnola. Tutto ciò contribuisce a rendere ancora più “particolare” la famiglia di Katia, in un periodo storico particolarmente caldo anche se siamo nel pieno della Guerra Fredda.

La protagonista passa un’infanzia felice e ce lo racconta con i suoi occhi da bambina, ancora ignara di quello che le succede intorno, nella prima parte dell’opera. Le prime pagine sono un susseguirsi di spaccati di vita in quel piccolo appartamento di Berlino che scaldano il cuore. Attraverso odori, sapori, piccoli dettagli la narrazione ci conduce in una vita semplice, difficile, ma in fondo serena, sicura. A vent’anni però arriva il momento di affrontare una scelta difficile. Per seguire il ragazzo, Johannes, di cui si è innamorata, deve fuggire verso la parte Ovest, verso Backnang e lasciare la sua famiglia. Per sempre. Un viaggio di sola andata, senza ritorno, verso l’amore ma anche verso l’ignoto. Anche rischiando la propria vita, in quanto dovrà, grazie all’aiuto di un complice, attraversare ben due frontiere per arrivare a destinazione. Sceglie di portare con sè solo quattro cose: una mela, una penna stilografica, una spilletta del PCE e un berretto rosso. Ma non solo: si trascina il fardello pesante e dilaniante dell’abbandono.

Poi lo capii: morire non fa paura. Quello che fa davvero venire il panico è smettere di vivere.

Katia descrive con questa frase le sensazioni del momento in cui attraversa la frontiera austriaca clandestinamente per ricongiungersi con Johannes. Già si sta pentendo di questo viaggio. In ogni pagina del libro ci si accorge di quanto Katia soffra, senta la mancanza di quello che ha abbandonato. Forse sarà proprio questa la condanna che la porterà all’insuccesso e al fallimento lì, nella terra al di là del muro. Inoltre, il senso di colpa per la sua famiglia è come un macigno sul petto, che lentamente consuma ed affievolisce la sua vitalità, nonché il suo rapporto con Johannes. Nonostante il matrimonio e due figlie, tutto andrà in frantumi. Alla fine del racconto Katia è una donna matura, pronta (forse) per ricominciare e rientrare nella sua Berlino ormai libera dal Muro. Decisa (molto) a rincontrare la sua famiglia, a spiegare loro cosa era successo. Siamo nel 1992 e il ritorno di Katia nella sua città è un flusso di emozioni, testimonianza di vari muri che sono caduti per la storia mondiale e per la protagonista:

E non sa se è furiosa con la storia, con se stessa o con quei nuovi abitanti di Berlino che vengono in massa dallo stesso posto da cui è appena arrivata anche lei.

La soundtrack

Ascolta la colonna sonora: Cose che si portano in viaggio – Aroa Moreno Durán

La soundtrack del libro è composta da tutti quei pezzi ed artisti rock fine anni ‘60 considerati pilastri della musica mondiale. Katia ascolta con i suoi amici i Rolling Stones e Joan Baez. Nel bar il bacio con Johannes ha come sottofondo musicale Walk on the Wild Side di Lou Reed, con il suo indimenticabile verso “Hey, babe, take a walk on the wild side”. Il ragazzo stesso regala alla protagonista l’album di Gilbert O’Sullivan intitolato A very extraordinary sort of girl, lasciandolo in maniera anonima sulla sua porta di casa, con un chiaro intento di colpire la ragazza al cuore. Peccato che Katia scoprirà di questo regalo solo molto dopo. Infine nel romanzo viene citato il super concertone che, se ci fosse veramente stato, sarebbe arrivato nell’Olimpo dei concerti storici. Mi riferisco al fantomatico concerto dei Rolling Stones sopra il tetto di una casa editrice di Berlino, evento democratico che sarebbe stato visibile sia dal lato Est che dal lato Ovest. In realtà è solo una diceria tra i giovani berlinesi, ma tanto è bastato ad alimentare il sogno dei giovani di sinistra. Non a caso Katia definisce la loro Street Fightin Man come una canzone chiaramente anticapitalista.

Editore: Guanda

La tracklist

  1. Get down – Gilbert O’Sullivan
  2. Diamonds and rust – Joan Baez
  3. Walk on the wild side – Lou Reed
  4. A very extraordinary sort of girl – Gilbert O’Sullivan
  5. Angie – The Rolling Stones
  6. Come together – The Beatles
  7. Auferstanden aus Ruinen – Erich-Weinert-Ensemble
  8. Kein schöner Land in dieser Zeit – Andrea Jürgens
  9. Street fighting man – The Rolling Stones