di Ylenia Del Giudice
È più facile ascoltarsi e ascoltare che suggerire una playlist vera e propria. Robert Nathan, con Viaggio incantato, invoglia il lettore ad oscillare come farebbe la piccola barca di Mr. Pecket. L’ago del giradischi è incerto, in simbiosi con tutto il resto.
Moonlight Serenade, Glenn Miller
Con Miller inizia il viaggio, la presa di coscienza dell’insoddisfazione, della gabbia di legno dipinto nella quale ci siamo tristemente costretti. Uno sguardo alle nuvole, alla nostra barca. Moonlight Serenade diventa allora, per il lettore, una dichiarazione d’amore al proprio senso di libertà, alla voglia di mangiare sogni.
Do it the hard way, Chet Baker
Su Parte del discorso parlavo proprio della voce di Baker, di quella voce che a tratti annega in sé stessa. Do it the hard way è l’onda che ci spinge per Brooklyn, che scatta nelle vie buie, fino a fermarsi davanti a Mary. Una mano protesa in avanti da un comandante; stringere un patto silenziosamente. Ci si lascia alle spalle l’insoddisfazione, si accetta un viaggio verso l’ignoto in un mare fatto di strade.
Skating in Central Park, Bill Evans
Evans è l’aggancio perfetto tra la notte che si apre al giorno e lo sguardo fisso in avanti, con le mani strette sul timone della Sarah Pecket. La piccola barca scricchiola, inciampa, scivola via senza far rumore. È l’avvio, quell’ideale di nuova vita che è l’ancora di salvezza dei marinai.
Come rain or come shine, Billie Holiday
La voce della Holiday, per me, è la voce di Mary. Una voce che non rispecchia l’immaginario collettivo di donna inerme che si lascia schiacciare dagli avvenimenti. Mary sale sulla barca e niente potrà mai essere peggio della stanza umida e degli spicci da contare mentre i clienti della caffetteria la guardano andare via, con un cappotto mal ridotto, ogni sera. Billie Holiday ha saputo cantare il jazz, dare una voce alla musica che fino a quel momento era bianca o nera, jazz o blues.
Eddy Cilia, raccontando della Holiday nel 2005, disse: perché puoi ascoltare Billie Holiday e percepirne la grandezza, e anche amarla, a qualunque età ma per capirla è necessario in ogni caso che prima la vita ti abbia consumato un po’. Devi avere avuto i tuoi blues. Allora e soltanto allora comprenderai i suoi. Mary, i suoi blues, li aveva avuti.
Body and Soul, Coleman Hawkins
Sassofonista e tenore jazz, ondeggia sicuro fra le parole di Nathan, tradotte così delicatamente da Flavia Piccinni. Hawkins resta in un angolo in disparte a suonare per il lettore. Nello stesso modo Mr. Pecket e Mary proseguono il viaggio, tra una stazione di servizio ed una cartina geografica mal ridotta. Voltano pagina insieme al lettore.
Second Balcony Jump, Dexter Gordon
Cambia il ritmo, il lettore se ne è accorto. È il momento di trattenere il fiato, di rigovernare la barca, ammainare vele e lanciare una corda ad un nuovo ospite. Si aprono nuovi scenari possibili, il lettore sorride, è entusiasta nonostante sia già tutto scritto. Ma Nathan non vuole stupire, vuole far sognare. E con Gordon, padre indiscusso del Bebop, viaggiamo fino alle ultime pagine, spingendoci verso i lidi sicuri del jazz.
My Funny Valentine, Chet Baker
Si chiude così “Viaggio incantato”, con la voce che ingoia a tratti sé stessa, che implode per paura di uscire. E con My Funny Valentine torniamo a casa.
Editore: Atlantide
Ascolta la colonna sonora: https://open.spotify.com/playlist/734iF5vvOypjMF93Xxojmk?si=fNHBYrGNQgKoIYvHJXZGCg
- Do it the hard way – Chet Baker
- Skating in the Central Park – Bill Evans
- Come rain or come shine – Billie Holiday
- Body and soul – Coleman Hawkins
- Second balcony jump – Dexter Gordon
- My funny Valentine – Chet Baker
