di Stefano Ficagna
Due ragazzi decidono di mettersi in viaggio per trovare un modo di vivere più autentico, scoprendo lungo la strada qualcosa in più su sé stessi e sul rapporto che li lega. Quante storie sono state scritte su vicende simili? Eppure La fuga dei corpi di Andrea Gatti, pubblicato da Pidgin Edizioni nel settembre 2021, riesce a stupire, portandoci con Vanni e Daniel lungo un percorso fatto di eccessi, introspezione, leggerezza e improvvisi scoppi di violenza: la meta finale è Cala Bruja, una spiaggia andalusa in cui risiede una comunità utopica dedita all’esplorazione di ogni forma di piacere.
La playlist
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Il libro di Gatti è una vera cornucopia di citazioni musicali. Ci sono le canzoni cantate dai due protagonisti su una spiaggia o all’angolo di una strada per racimolare qualche moneta per mangiare, quelle ascoltate in un locale o su una macchina che sta dando loro un passaggio, quelle sparate a tutto volume sul suo gommone da Crespo, l’ambiguo Caronte che accompagna Vanni e Daniel a Cala Bruja. Dai cantautori nostrani come Fabrizio De André e Francesco Guccini a quelli internazionali come Leonard Cohen, Bob Dylan e Tom Waits, passando per i brani pop di Rihanna e Julio Iglesias e il rock sguaiato di Tenacious D e Mötley Crüe, la musica è un elemento fondamentale del viaggio intrapreso dai due protagonisti: non vi resta altro da fare che schiacciare play ed entrare all’interno del loro cerchio magico.
Tracklist
- Nella mia ora di libertà – Fabrizio De André
- Have you ever been (to electric ladyland) – Jimi Hendrix
- In the aeroplane over the sea – Neutral Milk Hotel
- Bailando – Enrique Iglesias, Descemer Bueno, Gente De Zona
- Leaving green sleeves – Leonard Cohen
- Heart of gold – Neil Young
- Sì, viaggiare – Lucio Battisti
- L’italiano – Toto Cutugno
- Mr. Tambourine Man – Bob Dylan
- Kickapoo – Tenacious D
- War pigs – Black Sabbath
- Girls, girls, girls – Mötley Crüe
- Stir it up – Bob Marley & The Wailers
- Midsummer night – Paco De Lucia, John McLaughlin, Al Di Meola
- Vado al massimo – Vasco Rossi
- Quizas, quizas, quizas – Nat King Cole
- Canzone dei dodici mesi – Francesco Guccini
- Sex with me – Rihanna
- Visions of Johanna – Bob Dylan
- Besame mucho – Consuelo Velázquez
- L’estate sta finendo – Righeira
- Canzone per te – Sergio Endrigo
- Come è profondo il mare – Lucio Dalla
- Bad romance – Lady Gaga
- Tango till they’re sore – Tom Waits
- Il bombarolo – Fabrizio De André
- Sympathy for the devil – The Rolling Stones
- You can’t always get what you want – The Rolling Stones
- Bartali – Paolo Conte
- Anima latina – Lucio Battisti
L’infinita ricerca della libertà
Hola, dice Daniel.
L’uomo si pulisce i denti, sputando chicchi di mais. Ha un dilatatore all’orecchio sinistro. Il lobo è infettato.
Eres Crespo?
Lui alza lo sguardo, fa un grugnito d’assenso.
Nos manda Julio, por la playa.
Qué playa?
La Bruja, dico io, e mi pento subito di averlo detto.
Crespo fa un sorriso sinistro. Ha gli occhi truccati di nero. Sputa un altro chicco e lo copre con la sabbia. Vedo Daniel spostare il peso del corpo da un piede all’altro, indeciso su quale postura assumere.
Son periodistas?
No, somos músicos. Conocemos las reglas.
I ragazzini riappaiono e si fermano vicino a Crespo, che infila le mani nelle tasche del costume e dà loro una moneta. I vecchietti riprendono a giocare. Tutta la scena si svolge nel frastuono di un pezzo punk hardcore.
Cinco euros cada uno, dice Crespo continuando a mangiare la sua pannocchia, della quale non resta che lo scheletro.
Io e Daniel sappiamo che è quasi tutto quello che abbiamo, ma non possiamo fare altro. Accettiamo.
Daniel e Vanni si sono conosciuti per caso, fra Roma e Bologna, sempre distanti ma uniti da un rapporto che a entrambi appare subito speciale. Quando Daniel propone a Vanni di mettersi in viaggio portandosi giusto lo stretto necessario e vivendo di espedienti, questi accetta senza esitazioni, ansioso di sfuggire a una realtà che gli sta stretta e convinto di trovare lungo il percorso ciò che cerca. Non sarà però la meta ma il viaggio stesso a cambiare entrambi, portandoli a mutare il loro rapporto in un continuo scambio di ruoli.
Un esordio che convince
Andrea Gatti è al suo primo romanzo, ma dimostra nelle pagine de La fuga dei corpi un’invidiabile capacità di veicolare la narrazione e di rendere i propri protagonisti vividi e reali. Alternando il punto di vista fra i due abbiamo modo di entrare nelle loro vite, scoprendo le scelte che li hanno portati a decidere di partire, e abbiamo soprattutto la possibilità di vedere come cambia il loro modo di vedere l’altro. All’inizio Daniel è la figura forte, un giovane uomo con delle idee chiare sul mondo e un’aura quasi messianica, mentre Vanni appare ingenuo e succube della sua figura: ma inoltrandosi lungo la Francia e la Spagna, fra piazze gremite e periferie desolate, ad ogni cerchio disegnato per terra in cui i due si esibiscono la forza e la consapevolezza di Vanni aumentano, liberando in lui un’energia insospettata. A Cala Bruja la loro amicizia diventerà qualcosa di più simile a un gioco di potere, liberando l’istinto autodistruttivo dei due mentre realizzano che non ci sono mete né percorsi capaci di dargli la libertà idealizzata che cercano.
E poi la partenza per Bologna, l’iscrizione all’università, la vita da studente lavoratore che credeva fosse la giusta dose di libertà, per poi accorgersi che proprio quando credeva che tutto intorno a lui c’era libertà, allora non la esercitava più, i muscoli si erano inflacciditi ed era iniziata la caduta, la regressione al fallimento di quegli stessi genitori che non voleva ascoltare e che invece era proprio dietro l’angolo, ma non era disposto ad ammettere, dissimulava, fingeva non ci fosse, come mettere una mano sul fuoco e dopo un po’ dire: Però, che puzza tremenda! La depressione nell’accorgersi di non provare più alcun interesse per lo studio fino al giorno di una laurea che credeva il marchio della libertà definitiva e invece nisba, perché non è la libertà a rendere felici, ma la continua liberazione senza fine, e dunque mollare nuovamente le redini, stavolta per sempre, chissà, alla volta dell’ignoto, senza più doveri né scuse, perché si torna a vivere nella propria città solo se si ha vinto da un’altra parte, altrimenti si è peggio che dei falliti.
Gatti alterna dialoghi scarni e descrizioni essenziali a momenti introspettivi in cui emergono tutti gli ideali di Vanni e Daniel, una sorta di interrogazione filosofica su cosa rappresenta la libertà e come raggiungerla. Le domande diventano però ben presto più delle risposte, e più aumenta la frustrazione più la scrittura si fa nervosa, il punto di vista rimpalla freneticamente dall’uno all’altro ragazzo fino ad assumere nell’epilogo tratti lisergici. Il ritmo resta sempre alto, si vola fra le pagine invidiando la leggerezza con cui Vanni e Daniel affrontano la vita, impreparati noi e loro alla pesantezza che crollerà loro addosso. Una prova d’esordio di tutto rispetto, che certifica ancora una volta la capacità di Pidgin di saper scovare alcune fra le migliori penne in circolazione in Italia, e non solo.