di Stefano Ficagna
Dividere le carriere musicale e letteraria di un personaggio come Emidio Clementi è difficile. Leader dei Massimo Volume fin dai primi anni 90, Clementi ha poi esordito come scrittore sul finire del millennio con la raccolta di racconti Gara di resistenza, di cui alcuni testi sono stati poi ripresi (anche integralmente) nelle canzoni della band. Il forte legame fra questi due mondi artistici è elemento fondamentale di Le ragioni delle mani, il libro edito nel 2012 da Fandango Playground con cui l’autore torna alla forma breve dopo il successo di romanzi come La notte del Pratello e L’ultimo dio: nove storie di persone le cui vicende ruotano attorno alla musica, personaggi reali che si mischiano a personaggi inventati ma così vividi da non riuscire a distinguere la differenza.
La playlist
Ascolta la playlist su Spotify: Le ragioni delle mani – Emidio Clementi
La musica di cui è intriso il libro proviene da generi diversi, una scelta in linea con le storie narrate. Il jazz affiora nei ricordi di un promoter, le composizioni di Bach dall’esperienza di vita di un musicista oppure, suonate da Glenn Gould, dal racconto di una signora bolognese apparsa in un documentario dedicato al pianista canadese. Ci sono le canzoni di Buddy Greco e Peggy Lee a far da sfondo alla ricostruzione degli ultimi giorni di Marylin Monroe, quelle di artisti italiani come Zucchero, Ornella Vanoni e Alexia nella storia di una coppia e della loro villa-studio di registrazione: non possono mancare quelle dei Massimo Volume, nell’ultimo racconto apertamente biografico in cui si ripercorre il cammino in comune fra la band e Fausto Rossi, in arte Faust’o.
Tracklist
- Miles Davis – Black seat Betty
- Juliette Gréco – Bonjour tristesse
- João Gilberto – O barquinho
- Gábor Szabó – Little boat
- Frank Sinatra – Only the lonely
- Tony Bennett – I wanna be around
- Thelonious Monk – Misterioso
- Jackie McLean – Melody for Melonae
- Ornella Vanoni – Noi
- Zucchero – Vedo nero
- Alexia – Per dire no
- Boulez Ensemble – Messagesquisse for Solo Cello and Six Violoncellos
- Johannes Brahms, Glenn Gould – Intermezzo n°1 in E-Flat Major, Op.117 – Andante moderato
- Johan Sebastian Bach, Glenn Gould – Goldberg Variations, BWV 988; Aria
- Johan Sebastian Bach, Simone Dinnerstein – Invention n°1 in C-Major, BWV 772
- Buddy Greco – The lady is a tramp
- Peggy Lee – I love being here with you
- Michael Boriskin – Suite for Cello and Piano: Elegy
- Johan Sebastian Bach, Glenn Gould – Prelude & Fugue n°10 in E-Minor, BWV 879; Praeludium
- Ennio Morricone – Per un pugno di dollari
- Massimo Volume – Cinque strade
- Massimo Volume – Il primo dio
- Faust’o – Benvenuto tra i rifiuti
- Fausto Rossi, Vittoria Haid – Paradise
Storie di musica e di uomini
I fan dei Massimo Volume conoscono bene la voce autoriale di Emidio Clementi: descrizioni scarne, essenziali, la regola aurea dello “show don’t tell” applicata con sapienza e con una voce personale. Nelle storie narrate in Le ragioni delle mani troviamo inalterate queste caratteristiche, unite all’abilità di tessere trame coinvolgenti senza perdersi in dettagli inutili, ma c’è una gamma più ampia di situazioni rispetto a quelle descritte nei testi della band. Alcune vivono di ricordi, quelli del promoter jazz Achille Santini coi suoi incontri-scontri con gente del calibro di Miles Davis e João Gilberto (L’impresario), quelli di Carla e Fred, che gestiscono uno studio di registrazione in una villa che tradisce la distanza dai fasti di un tempo (La villa) e quelli di Lya Melitta, orgogliosa partecipante a un documentario sul suo mito postumo Glenn Gould (Incontro al buio in un ristorante cinese). Altre invece si basano sulla descrizioni di brevi momenti, intermezzi fra quel che è stato e un futuro che ci viene solo accennato, lasciandoci curiosi a fare congetture sull’evolversi degli eventi: capita con il rapporto, lungo un viaggio in auto di pochi chilometri, fra Salo ed Ezio in Attraversando Roma in una macchina della produzione, arriva a livelli magistrali ne Il tatuaggio, dove l’artista performativo in semi-crisi Stefano si ritrova ad accettare un lavoro a casa di un fan molto particolare.
Clementi gioca anche con la storia, portandoci alla sua maniera nel Cal-Neva Lodge di Frank Sinatra durante l’ultimo fine settimana di vita di Marylin Monroe, e riesce a farlo al contempo con la distanza del testimone e l’empatia di chi sa cosa succederà dopo. L’autore riesce a emozionare senza perdere tempo nella descrizione delle emozioni, come quando in Due tazze di porcellana sull’orlo di un tavolo (probabilmente il racconto migliore della raccolta) ci descrive la discesa nell’abisso di un amico mostrando la realtà nuda e cruda di una situazione complicata, tanto da non riuscire a capire quale sia la cosa giusta da fare.
Poi, una sera, me lo ritrovai fuori dalla porta di casa. Non lo vedevo dalla nascita di Nilo. Era la metà di giugno e si moriva dal caldo. Si presentò con addosso un completo di flanella, un quattro pezzi gessato che gli avevo regalato ai tempi del suo ingresso nel gruppo.
“Lo riconosci?” mi chiese lui orgoglioso.
Forse la scelta di quel vestito voleva essere un modo per farsi accogliere. Fatto sta che lo liquidai in fretta, con la scusa che dovevo andare a prendere mio figlio in aeroporto, spaventato da quegli occhi febbricitanti e dall’idea di dover trascorrere una nottata intera ad assecondare i suoi vaneggiamenti.
Ivan non ebbe così il tempo di spiegarmi che stava scappando da un mandato d’arresto.
La chiusura del libro è affidata all’unico racconto in cui è chiaro il legame biografico, Una settimana con Fausto, nel quale attraverso la descrizione dei giorni che precedono una data dei Massimo Volume a Ferrara, in compagnia di Fausto Rossi, l’autore ci mostra il rapporto che lo unisce all’ex Faust’o. Raccontandoci con sentimento della volta che lo ha convinto a produrre il secondo album della band Lungo i bordi o delle paranoie complottiste con cui anima, per modo di dire, la cena alla fine dell’ultima prova pre-concerto, Clementi mette in luce in modo sincero pregi e difetti di un’artista sottovalutato. Una sincerità mai brutale, pervasa da una sotterranea empatia per la vicenda umana tutta, che testimonia della grandezza letteraria di questi nove racconti.