Quanto blu – Percival Everett

di Valeria Di Tano


Avrei detto, leggendo le parole di presentazione di questo romanzo, che si trattasse della storia di un dipinto.
Avrei sbagliato.
Perché quella che ho letto è una storia appesa come un quadro, anzi tre, ma l’arte resta alla parete, sullo sfondo, mentre la vita continua a scorrere. In primo piano ci sono Kevin Pace, pittore ben quotato ultracinquantenne, e una tela: un’opera alla quale sta dedicando lavoro ed energie nel chiuso del suo laboratorio lontano persino dagli occhi dei familiari, un quadro che nessuno merita di vedere davvero. Perché tra quegli strati di blu, sfocati tra tutte le sfumature che lo compongono, ci sono i suoi segreti.
Tre, come le sezioni in cui si alterna il racconto di Pace, in una altalena ipnotica tra l’ambientazione selvaggia, drammatica e angosciante del Salvador sull’orlo della guerra civile a fine anni Settanta, l’avventura romantica con una giovane acquerellista in una Parigi complice e dolcissima, e la quotidiana, contemporanea sfida dell’essere padre e marito insieme, distaccato e inadeguato, alla costante ricerca di un posto, un equilibrio, un riconoscimento.
In ognuna di queste cornici Pace sfida se stesso nell’arte di accumulare tensioni e rivela una sfumatura di quel colore che dipinge la sua vita di uomo, ancora più che di artista.
Quel quadro misterioso è in fondo uno specchio ma come tale del tutto irrilevante, dal momento che dal proprio riflesso si può distogliere lo sguardo, si possono chiudere gli occhi fino ad arrivare addirittura a progettare di distruggerlo, ma da ciò che si è, ciò che si è fatto e ciò, soprattutto, che si è diventato, non si sfugge mai.

Il romanzo è costruito con un ritmo assolutamente coinvolgente e credibile, sia nell’affrontare con ironia angosciante e sottile il colore netto di paura e orrore, sia nei chiarissimi toni pastello, quasi invisibili, di una deriva sentimentale fedifraga e senza futuro, e soprattutto nel dipingere a colori primari le riflessioni del protagonista, il suo lento diventare consapevole e vero.

È un romanzo di formazione, in qualche modo, il racconto di una crescita che ha poco a che vedere con l’età anagrafica, perché è chiaro ormai che in qualsiasi momento della propria vita si può decidere di confrontarsi una volta per tutte con i propri fantasmi: è un percorso doloroso ma indispensabile, quello che porta faccia a faccia con il senso di colpa, la vergogna, le paure, quello da cui si esce più saggiamente senza colpi di scena, ma con il coraggio vero e puro di guardarsi dentro e di sentirsi, finalmente, una brava persona.
Ancora meglio se accanto a chi lo sa già e forse lo ha sempre saputo.

La playlist che ho scelto integra i brani citati dall’autore tra le pagine con altri che illustrano le diverse atmosfere da cui il romanzo è attraversato.

Editore: La Nave di Teseo

Ascolta la colonna sonora: Quanto blu – Percival Everett

  1. In the Navy – Village People
  2. And it’s supposed to be love – Abbey Lincoln
  3. Bouquet de nerfs – Noir Désir
  4. Yankee Doodle – United States Army Old Guard Fife and Drum Corps
  5. My favorite things – John Coltrane
  6. Je ne regrette rien – Édith Piaf
  7. War machine – AC/DC
  8. Blu – Zucchero
  9. Comment te dire adieu – Françoise Hardy
  10. C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones – Gianni Morandi
  11. How big, how blue, how beautiful – Florence + The Machine
  12. L’appuntamento – Ornella Vanoni
  13. Civil war – Gun’s ‘N Roses
  14. Blue in green – Miles Davis