Read and Play & Book Advisor
a cura di Cecilia Gariup
Aprile è sempre stato per me mese di Liberazione. Quel meraviglioso momento dell’anno in cui finalmente, dopo un tempo che mi è sempre parso ciclicamente infinito, mi potevo spogliare del grigiore invernale, riporre il giaccone nell’armadio e prepararmi ad un futuro prossimo fatto di luce, abiti sempre più leggeri, aperitivi con gli amici che sconfinavano in cene e grigliate della durata di un pranzo di nozze.
Questo accadeva, come una profezia autoavverantesi, ogni anno, ad aprile.
Ogni anno fino all’anno 2020.
Quindi, per aiutarvi a riappropriarvi di tutto il godimento delle Pasquette, delle feste della Liberazione, delle grigliate domenicali e delle gite fuori porta perse quest’anno, arriva la seconda playlist di Read and Play & Book Advisor.
Che non vi farà rimpiangere assolutamente nulla!
Si chiama: Primavera in agrodolce.
Ascolta la playlist: https://open.spotify.com/playlist/4INSuv3DYVg9xlOaGvzUp7?si=EvYpjvUcTRW9WjQKGpgK4w
Scopri le altre playlist di Read and Play & Book Advisor.
1. Three Days Grace – I Hate Everything About You, scelta da Paola Mazzon per il libro Amor di Eva Clesis. Questo brano della rock band canadese “Three days Grace” esce nel 2003 come singolo. La canzone parla di un amore tormentato, una relazione “tossica” che si nutre di rancore. |
2. Penelope Isles – Under Water Record Store, scelta da Paolo Latini per il libro Città sommersa di Marta Barone, che così ci racconta: “I Penelope Isles sono una storia a partire dal nome del gruppo: le isole sono i fratelli Lily e Jack Walton, Penelope è il nome di loro madre. Sulla copertina del disco c’è una vecchia foto di loro padre, al mare, su una spiaggia, che esulta accovacciato accanto a un castello di sabbia. Il disco si chiama “Until the Tide Creeps In” — finché non arriva la marea. Un titolo che sembra minacciare quel castello di sabbia, bello quanto precario, fragile e volatile: basta un po’ d’acqua del bagnasciuga per ritrasformarlo in una fanghiglia salmastra. Quel castello è probabilmente lo stesso di cui Lily canta nella seconda strofa di “Under Water Record Store,” dove a un certo punto dice “my dad took me into a real castle to make me see that nobody’s got me down.” Quella canzone è una piccola fiaba che racconta, anche, di un rapporto padre-figlia, di come una figlia cerca e trova protezione nella figura paterna. Quello stesso rapporto è anche raccontato, in modo più disteso e obliquo, da Marta Barone su “Città sommersa” — sommersa come tutti i ricordi sfilacciati, riscritti, nascosti, rimestati insieme ai non detti, ai non saputi e agli immaginati dalla memoria che costruisce un padre almeno parziale, perché “la nostra esistenza è una traduzione tra quello che cerchiamo di dire e quello che poi riusciamo a dire davvero,” e sommersa come il castello nella favola cantata da Lily Walton. |
3. Melancholy – Alexey Kosenko, scelta da Manuela Vuolo per il libro The Dubliners di J. Joyce. Si tratta di un pezzo di musica chillout che, per le caratteristiche del genere, mescola campionature a parti strumentali, presenta sonorità rievocative, raffinate e distese. |
4. Diverso – Wogiagia, scelto da Alessandro Oricchio. I Wogiagia sono una crew nata nel 1999 nella periferia romana con l’intento di musicare le prime “liriche raggae” che già da qualche tempo i componenti scrivevano sottoforma di poesia. La prima formazione a cinque lascia ben presto il posto ad una più ampia di dieci elementi che fa della contaminazione musicale la connotazione principale del progetto: reggae, jazz, rock, ska. |
5. I don’t want to miss a thing – Aerosmith, scelta da Lella Lalla Duosi che della band ci dice: “Gli Aerosmith sono un gruppo musicale hard & heavy statunitense, formatosi a Boston nel 1970. Tra gli artisti di maggior successo nella storia del rock, hanno influenzato gran parte della musica negli anni settanta e ottanta, e hanno contribuito allo sviluppo di vari generi come l’hard rock e l’heavy metal.” |
6. Make you own kind of music – Cass Elliott, scelta da Laura Forte. Cass Elliott fu una cantante statunitense, meglio nota con lo pseudonimo “Mama Cass”, all’interno del gruppo pop “The mamas and the papas”. Ebbe fortuna anche come solista e morì in circostanze sospette a soli 32 anni. Bao Publishing ha pubblicato in Italia “California dreaming”, la sua biografia a fumetti. |
7. Let’s dance – David Bowie, scelta da Davide Morresi per la lettura di La volontà del male di Dan Chaon, in cui viene così citata: “In seguito Wave avrebbe ricordato nitidamente quei momenti. I giorni prima della strage: le mosche sul finestrino del camper che l’avevano svegliata. Zio Dave che pisciava nel cespuglio di lillà. Il rumore di Kate che si alzava dal letto, la radiolina accesa: David Bowie, Let’s dance! Quegli ultimi due giorni quando ancora si faceva chiamare Wave, quando ancora Pensava di poter andare al College, diventare una talent scout, e magari un giorno sposarsi, e perfino avere figli, dopo aver chiuso con le bravate.” |
8. Good morning Heartache – Billie Holiday, scelta da Cecilia Gariup con la seguente motivazione: “Correva ieri l’anniversario della nascita di Billie Holiday, e io l’ho scoperto solo oggi. Non potevo non colmare questa dimenticanza con un lungo ascolto mattutino…rimediando così ad uno sgarbo da nulla in confronto alle brutture a cui la sua anima era abituata, fin dalla nascita. Billie la negra, la dolce, la bambina, la puttana, la tossica, l’alcolizzata. Billie, che come apriva bocca per cantare, incantava tutti, ma prima ancora incantava sé stessa; e in quell’incanto ci si perdeva, assaporando una libertà pulita e nitida. Quello che la vita vera non le aveva mai concesso.” |
9. Perfect Day – Lou Reed, scelta da Davide Morresi, che cita un estratto di Alessandro Morbidelli dal suo Storia nera di un naso rosso: “Ogni tanto scende qualche goccia d’acqua. La lascio sul parabrezza a farmi compagnia. Poi svicolo in una laterale e finalmente posso accelerare e concedermi un po’ di musica. Lou Reed canta Perfect day. Ormai è notte, e la foschia sbiadisce il cielo.” |
10. Black Athena – Almamegretta, scelta da Paola Mazzon. L’album da cui è tratto questo pezzo dei napoletani “Almamegretta” rappresenta la loro evoluzione e sprovincializzazione; infatti, utilizzando il dialetto napoletano misto all’inglese, qui vanno alla ricerca della sintesi tra sonorita` mediterranee, orientali e ‘inglesi’. |
11. Telefonami tra vent’anni – Lucio Dalla, scelta da Lella Lalla Duosi che di Dalla ci dice: “Musicista di formazione jazz, è stato uno dei più importanti e innovativi cantautori italiani. Alla ricerca costante di nuovi stimoli e orizzonti, si è addentrato in vari generi musicali, collaborando e duettando con molti artisti di fama nazionale e internazionale. Autore inizialmente solo delle musiche, si è scoperto in una fase matura anche paroliere e autore dei suoi testi. Nell’arco della sua carriera, che ha raggiunto i cinquant’anni di attività, ha sempre suonato il pianoforte, il sassofono e il clarinetto, strumenti, questi ultimi due, da lui praticati fin da giovanissimo. La sua produzione artistica ha attraversato numerose fasi: dalla stagione beat alla sperimentazione ritmica e musicale, fino alla canzone d’autore, arrivando a varcare i confini dell’opera e della musica lirica. È stato un autore conosciuto anche all’estero e alcune sue canzoni sono state tradotte e portate al successo in numerose lingue.” |
12. Just like Heaven – The Cure, scelta da Manuela Del Coco. Il pezzo è un singolo tratto da “Kiss me Kiss me Kiss me” del 1987. Un vero colpo di genio capace di mettere d’accordo l’MTV generation, i rocker piu’ puri e gli amanti di musica piu’ alternativa. Un singolo perfetto, catchy quanto basta, immediatamente riconoscibile pur senza avere una struttura pop classica….ascoltare per credere! |
13. The longing – The dream Syndicate, scelta da Gaetano Schinocca, che del gruppo dice: “Sono tornati alla grandissima. Tre album straordinari.” The Universe Inside è il settimo album dei Dream Syndicate. Ciò che troviamo in questo nuovo album sono la conoscenza della musica avantgarde europea, la passione per il prog anni ‘70, l’esperienza con i collettivi di musica Southern-fried, la fame per la manipolazione dei suoni e l’amore per l’electric jazz vintage. |
14. The Guns of Brixton – The Clash, scelta da Manuela Del Coco. London Calling è uno degli album più iconici della storia del punk-rock e della musica tutta. La sua uscita segnò un vero spartiacque che sancì la fine gli anni 70 e di un’intera stagione musicale. Dei diciannove brani che compongono l’album, nemmeno uno di essi può essere più definito “punk”, secondo l’accezione stereotipata che il termine aveva assunto negli anni precedenti alla sua pubblicazione (e di cui I clash erano stati tra i protagonisti principali). Eppure, nonostante tutto ciò, è proprio “London Calling” il frutto migliore del punk britannico: un capolavoro che non sarebbe stato possibile senza quella esperienza e che, pur di essa superandone molti limiti, ne traghetta lo spirito essenziale nel panorama rock dei decenni successivi. |
15. La canzone del pane – I Camillas, scelta da Davide Morresi con la seguente motivazione: “in onore di Mirko “Zagor” Bertolucci, uno dei fondatori dei Camillas, scomparso proprio ieri, propongo questa: “La canzone del pane”. I Camillas sono un gruppo indie pop di Pesaro e una delle band alternative più interessanti d’Italia.” |
16. Siamo gatti – Samuele Bersani, dalla colonna sonora de “La gabbianella e il gatto”, scelta da Cecilia Gariup con la seguente motivazione: “Oggi, doverosamente, ho riletto insieme a mio figlio Aljosha qualche passo della Gabbianella. La mia canzone di oggi è pertanto questa”. |
17. Siberia – Marlene Kuntz, post di Paola Mazzon. Questo pezzo fa parte di un cofanetto di cover e rarities uscito per il trentennale della band di Cuneo. La canzone è una cover di Siberia dei Diaframma, la title track dell’omonimo album uscito nel 1984. Il testo è una scheggia acuminata e invisibile, e tutto l’album risente dell’influenza della dark wave britannica e della recente scomparsa di Ian Curtis dei Joy Division, che continua ad influenzare moltissima produzione del periodo. |
18. Incontro – Francesco Guccini, scelta da Lella Lalla Duosi. Incontro è una canzone tratta dall’album “Radici” di Guccini, un disco che racconta molto di sè stesso, a partire dall’immagine di copertina, una foto di famiglia del bisnonno che gli ha dato il nome; è una meravigliosa canzone d’amore che non sente il bisogno di nominarlo per cantarlo. |
19. Shake The Disease – Depeche Mode, scelta da Manuele del Coco. Questo brano è un singolo che compare inedito nella prima raccolta di singoli dei Depeche Mode dal titolo “The Singles 81-85” |
20. The Duke Of Prunes – Frank Zappa and The Mothers of Invention, dall’album Absolutely Free scelto da Alessandro Maspes. Frank Zappa è stato padre e madre dell’invenzione della musica totale, concependo la fusione completa tra Rock, Jazz e Musica Classica. È stato profeta ed alchimista della musica libera, fautore di un’arte scandalizzatrice, irriverente, satirica, diretta a promulgare una anatomia patologica della società. La novità del suo stile, in ambito Rock, è costituita anche dal presentarsi soprattutto come compositore, dando rilievo molto più alle partiture che all’aspetto della performance. In particolare, in questo brano gli scontri tra freaks e polizia davanti al locale Pandora’s Box sul Sunset Boulevard si tramutano in surrealistici richiami alla verdura e alle prugne secche. |
21. Morgengruss – Popol Vuh, contenuta nell’album Einsjäger und siebenjäger scelto da Alessandro Maspes. I Popol Vuh sono una delle band fondamentali del rock tedesco: sensibili ai richiami mistici ed esotici, hanno gettato le basi per la musica ambient e new age degli anni a venire e hanno dimostrato che anche che il rock può diventare musica spirituale, recuperando la sacralità antica alla stessa stregua della musica classica. Dalla loro minuziosa ricerca sui testi sacri di diverse religioni, infatti, ha preso le forme un’inedita formula di rock metafisico, fatto di suoni eterei e accordi celestiali, un misticismo acustico che unisce antico e moderno, sacro e profano, in un anelito di pace e d’estasi. |
22. Non Vendere i Nostri Sogni – Faust’o, scelta da Emilio Reforgiato. Il brano è tratto dall’album del 1980 “J’accuse… amore mio”. In quegli 80 “underground”, Fausto Rossi, in arte Faust’O, diede vita a un peculiare filone che rielaborava estetica glam e correnti wave. Tra riflessioni sul suicidio, sarcasmo e tormenti andò controcorrente osando non poco con un pubblico che, in generale, dalla canzone italiana si aspettava tutt’altro! |
23. Street Spirit (Fade Out) – Radiohead, scelta da Davide Morresi con la seguente motivazione: “Ieri ho riascoltato dopo molto “The Bends” dei Radiohead. E avevo rimosso questa perla, l’ultima traccia. Quindi oggi vado con: Street Spirit (Fade Out) dei Radiohead.” |
24. Amore – Ryuichi Sakamoto, scelta da Paola Mazzon che ci racconta: “il video è bellissimo, da notare le sfumature di colore, dal “vicino” al “lontano”. E’ un pezzo molto romantico.” |
25. Ego – Moaning, scelta da Marco Latini. I Moaning si muovono all’interno di territori post punk con massiccio utilizzo però dei sinth che creano vortici sonori irrequieti e ansiogeni. Quest’ultimo disco, appena uscito fresco fresco per etichetta Sub Pop Records, è un lavoro solido e con sonorità permeate da un romanticismo retrò. |
26. Heart of a dog – The Kills, scelta da Helena Effe. Questo brano è uno dei singoli di “Ash and Ice”, lavoro del 2016. I Kills ci catturano per il beat incalzante, la rabbia a volte anche solo accennata, ma sempre presente sullo sfondo e la non-noia dei brani. |
27. Breathe – The Prodigy, scelta da Cecilia Gariup. I sintetizzatori lisergici, i ritmi rapidi, tarantolati e convulsi, il sampling e, soprattutto, il ritmo spezzato sono gli ingredienti principali di una rivoluzione elettronica che, nella metà degli anni 90, avrebbe portato questo suono al di fuori dei circuiti chiusi e delle barriere delle sottoculture: nel mainstream, appunto. In tutto questo i Prodigy hanno svolto il ruolo di artisti contemporanei di frontiera. |
28. This Time I Know It’s For Real – Donna Summer, scelta da De Filippi Francesco. Donna Summer fu icona disco a cavallo tra i ’70 e gli ’80, e forse non tutti sanno che la sua fu una vita tutt’altro che semplice e felice. Donna è stata un ossimoro vivente, vittima di sé stessa e della sua voglia di successo tanto duramente perseguita quanto vissuta come un peccato, e certamente non esente dall’essere il bersaglio di percezioni mediatiche distorte. Ciò che l’ha sempre salvata è stato senz’altro il grande amore e la passione per la sua musica. Donna Summer è stata sempre co-autrice dei propri brani, acuta osservatrice di sé stessa e con un brillante orecchio per la melodia. |
29. Here’s to you, Nicola and Bart – Joan Baez, scelta da Lalla Lella Duosi, che dell’autrice ci racconta “Detta “l’usignolo di Woodstock” dopo la sua celeberrima esibizione al festival nel 1969, Joan Baez è un’icona del pacifismo e della lotta per i diritti civili, in particolare per l’opposizione alla guerra del Vietnam. Canta da sessanta anni, in molte lingue. Nonostante sia considerata una folksinger, la sua musica negli anni ha spaziato anche in molti generi ad esempio nel rock, pop, country e gospel.” |
30. Given to fly – Pearl Jam, scelta da Bob Strummer. Given to Fly è uno dei pezzi più famosi dei Pearl Jam, contenuto in Yield, del 1998. È un brano vicinissimo alle sonorità degli esordi: tutto ruota attorno ai crescendo ricchi di pathos e ai riff zeppeliniani, sui quali la voce unica di Eddie Vedder sembra letteralmente “spiccare il volo”. |