Notti in bianco – Annie DeWitt

di Lara Santini


Pubblicato in Italia nel 2019 dalla casa editrice Black Coffee, “Notti in bianco” fa parte di una letteratura americana forse ancora fuori dal coro nel nostro paese.
Ma è qui che entra e si mette in gioco questa casa editrice, divulgando romanzi fino ad oggi poco noti ma non per questo meno potenti.

L’autrice, Annie DeWitt, esordisce con questo romanzo dall’ambientazione ben definita.

Era l’estate nel 1990. Il muro di Berlino era caduto. Il telescopio spaziale Hubble era stato lanciato. Avevano liberato Mandela dalla prigione. La Microsoft aveva prodotto un disco, che il babbo aveva portato a casa dal lavoro, chiamato Windows. Era stato eletto Mikhail Gorbachev – La Grossa Chiazza Rossa, lo chiamava mia sorella Birdie.

Jean, la protagonista, è un’adolescente alle prese con i suoi cambiamenti e con quelli repentini della madre, che non è ancora riuscita a gestire i propri.

Aveva spento una sigaretta, gettando il mozzicone dalla finestra. Si era alzata ad accendere il ventilatore, in modo che il fumo uscisse e Ilaria potesse rientrare nella stanza. Si eri seduta sul divano, poi si era chinata in avanti giungendo le mani. Quello era un segnale che preannunciava un’opportunità di conversazione, momenti in cui mi diceva cose che in teoria non avrei dovuto sentire. Momenti in cui io ascoltavo.

Nonostante vengano evidenziate profonde debolezze a livello di rapporti umani, il filo conduttore resta quello inestinguibile con una madre quasi sempre assente, tranne nei momenti in cui servirà soltanto a colpevolizzare la protagonista.
Jean è ancora troppo distante dal mondo. Fuori dalla Mangiatoia, è così che chiama la sua casa, in un paese rurale dell’America, tutto sembra esserle precluso.

Nel romanzo sono presenti undici brani.
A volte vengono citati soltanto gli artisti, come Joni Mitchell o Elvis, nei ringraziamenti da parte dell’autrice.
In altre situazioni le canzoni vengono specificate come per: I heard it trought the grapevine di Marvine Gaye o Rhythm nation di Janet Jackson.
Ogni brano aggiunge la giusta sfumatura a una scena già perfettamente descritta, arricchendola con scelte che in alcuni casi il lettore potrebbe non aspettarsi, ma che invece contribuiscono ad alleggerire una quotidianità fin troppo opprimente.

Editore: Black Coffee

Ascolta la colonna sonora: https://open.spotify.com/playlist/6pPmqFBAjcqoq5Ihxw3qwR?si=LW_sqioLR2Gluy_ilRbAPA

  1. I heard it trought the grapevine – Marvine Gaye
  2. We didn’t start the fire – Billy Joel
  3. Rhythm nation – Janet Jackson
  4. Largo al factotum – Gioacchino Rossini
  5. Burning love – Elvis Presley
  6. San Francisco (be sure to wear flower in your hair) – Scott McKenzie
  7. Cantaloupe island – Herbie Hancock
  8. The end of the world – Skeeter Davis
  9. Confidence – Instrumental version
  10. Carey – Joni Mitchell
  11. Suspicius minds – Elvis Presley