Non fare stronzate, non morire. Un addio a Vic Chesnutt – Kristin Hersh

di Cecilia Gariup


Qualche tempo fa, cercando spunti per una nuova lettura, scopro che è da pochissimo uscito un libro su Vic Chesnutt edito da Jimenez. “Caspita!” penso, “devo assolutamento leggerlo!”. Vic Chesnutt è un mondo che conosco solo musicalmente, lo ascolto tantissimo, mi piace ancora di più, ma non so quasi nulla di lui. Nulla di ciò che non traspaia dalla sua musica, sia chiaro. E che in effetti è già moltissimo. Sì, perché è difficile, nella biografia di Chesnutt, distinguere ciò che è vita da ciò che è musica, e ne ho avuto la conferma leggendo il libro.

Lettera a un amico

Il libro lo scrive Kristin Hersh, la sua amica e compagna di tournée per moltissimo tempo, nonché cantautrice e leader del gruppo “Throwing muses”. I due, insieme ai rispettivi compagni, hanno viaggiato in lungo e in largo, in America e in Europa, condividendo, oltre che il palco, le difficoltà della vita del musicista, i cui contorni sono spesso definiti da alberghi di infimo livello, cibo spazzatura, ritmi di lavoro infernali. Al di fuori di questa cornice c’è la vita vera, dentro c’è la musica: croce e delizia, inferno e paradiso, l’estasi di una droga che ti prende benissimo ma che presagisce già il suo down una volta che l’effetto sarà passato.
Il libro non è una biografia, ma una sorta di lunga lettera che Kristin scrive a Vic, in prima persona, ricordando tutti i momenti passati insieme e il significato che spesso, nell’esperienza delle relazioni umane, assumono anche le cose più insignificanti. Anzi, il libro descrive proprio di come la vita sia fatta di una successione di attimi il cui significato e il cui significante sono il frutto di un accordo tra le parti, e in questo caso Kristin e Vic erano maestri nel trovare significati profondissimi in cose come lo zucchero delle caramelle, il caffè solubile o i piccioni!

Tu partivi già con il cuore spezzato, e tuttavia incolpavi chiunque incontrassi di avertelo ridotto così. Il che però non ti placava. Ti offriva un punto debole, ti permetteva di vedere, attraverso il petto delle persone, tutti quei cuori spezzati che ti stavano intorno. E io lo so che suonavi la tua musica per tutti quei muscoli sfondati. Nessun lieto fine, ma la prima parte e quella di mezzo erano dolcissime.

Questo è un libro che trabocca di dolore. La musica è l’unico rimedio a tutto il dolore di una vita spezzata da un incidente di auto in stato di ebbrezza, che ha reso Vic un invalido in carrozzina paralizzato dal collo in giù a soli 18 anni. Ma il dolore di Vic deriva anche dal dover fare i conti con un’infanzia difficile, con il fatto di essere stato adottato ed emarginato dai pari. La sensibilità e l’onestà intellettuale della musica di Vic trova il suo doppio in un carattere impossibile, da vero stronzo, che lo porta a distruggere e ferire con le parole le persone che più lo amano, perché sa che non può permettersi di cedere alle lusinghe della dolcezza e dell’amore altrui; la verità, così come la conosce lui, gli dice che le cose belle non sono fatte per durare ma solo per autodistruggerti. E d’altro canto, a distruggere Vic ci pensa lui stesso, tra alcol, droghe e tentativi di suicidio che lo porteranno alla morte il giorno di Natale del 2009.

Ma c’è anche tanto amore in questo libro, quello di Kristin per Vic, quello di Tina, sua moglie, quello per la musica, che porta Vic, con una diagnosi di paralisi completa dal collo in giù, a fottersene e ad arrivare a muovere il busto e gli arti superiori per suonare la chitarra.

Immagino di essermi accorta che quella sera il tuo peculiare senso del tempo, così fluido, era particolarmente fluido, e più peculiare del solito. Sapevo che la cosa era quasi sempre dovuta al fatto che ti toccava aspettare che le tue mani cooperassero. A volte, molto banalmente, non lo facevano. (…) Dio è crudele ma parecchio sveglio. Sapeva veramente quali erano i punti giusti dove colpire e spezzarti.

Non è un libro facile. Ma è un libro bello. Imprescindibile per chi apprezza e ascolta la musica di Vic, ma che consiglio a chiunque. È scritto bene, parla di difficoltà, dell’amicizia, delle prove della vita, dell’urgenza creativa come rimedio ai mali, primi fra tutti quello di vivere.
E di tutto il buono e il bello che ci sopravvive.

Editore: Jimenez


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Soundtrack

Ascolta la colonna sonora: Non fare stronzate, non morire. Un addio a Vic Chesnutt – Kristin Hersh

La musica contenuta nel libro è quella di Vic, citata da Kristin in riferimento agli aneddoti descritti. Più un pezzo dei R.E.M., che compaiono nella narrazione poiché Michael Stipe scoprì il talento musicale di Vic e produsse il suo primo album, Little (nel libro, durante una serata di celebrazione dei R.E.M. alla Carnegie Hall, è Vic a eseguire questo pezzo). E poi ci sono alcune canzoni di Kristin.

Tracklist

  1. Coward – Vic Chesnutt
  2. Sad Peter Pan – Vic Chesnutt
  3. Rabbit Box – Vic Chesnutt
  4. Speed racer – Vic Chesnutt
  5. Free of hope – Vic Chesnutt
  6. Thailand – Vic Chesnutt
  7. Panic pure – Vic Chesnutt
  8. Wrong piano – Vic Chesnutt
  9. I’m through – Vic Chesnutt
  10. Bakersfield – Vic Chesnutt
  11. Arthur Murray – Vic Chesnutt
  12. Fun party/Shoestring store – Vic Chesnutt
  13. Your dirty answer – Kristin Hersh
  14. Everybody hurts – REM
  15. Hope – Kristin Hersh
  16. Home – Kristin Hersh

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