L’Irlanda degli anni ’70 ne Il libro dei Gaeli di James Yorkston

di Cecilia Gariup


“Adesso vuoi del denaro?”
“No. No, padre. Non chiedo l’elemosina. Non siamo mendicanti. Ho un compenso che mi attende a Dublino. Vede, sono uno scrittore. Devo incontrare il mio… il mio editore.”
“Uno scrittore? Be, avrai bisogno di tutto l’aiuto di Dio, figliolo. Ecco… non è mica roba sconcia, vero? Non ho tempo per quelle cose.”
Mio padre fece un gran sorriso. “No. È… è poesia”

Il libro dei Gaeli è l’ultimo arrivato in casa Jimenez, e, come già ci ha abituati questa casa editrice anche con altri autori (uno su tutti Willy Vlautin), la storia racconta le avventure e le disavventure di persone normali, che vivono ai margini della società e che cercano la loro personalissima via verso il riscatto. La vicenda narrata è un vero e proprio viaggio, non in senso lato, ma in senso strettissimo. Il libro è un po’ un romanzo di formazione e un po’ un racconto picaresco. Fa un po’ ridere e fa anche tanto piangere. Dentro c’è la narrazione della vita, ma anche della morte. Ci sono il bello e il cattivo tempo di una famiglia, tutta la poesia dell’amore e tutto il dolore delle esistenze sfortunate. Questo è un libro che ti tiene ben stretto alle pagine, perché le sorti di Joseph, del suo fratellino Paul e di Fraser, il loro papà, ti coinvolgono da subito e fanno sì che Il libro dei Gaeli sia uno di quei libri da leggere tutto d’un fiato, con un ritmo serrato e un incedere sempre coinvolgente.

Il viaggio di Joseph, Paul e Fraser

Irlanda, anni ’70.

Fraser, il padre di Joseph e Paul, è un uomo perso, rimasto vedovo in circostanze tragiche, che cerca di elaborare il lutto con l’alcol e la poesia. È scozzese e vive con i suoi due figli in Irlanda, a Creagh. Quando uno degli editori a cui ha inviato le sue composizioni gli scrive dandogli un appuntamento a Dublino, non ci pensa su due volte e, completamente al verde, fa fagotto e parte per un viaggio di fortuna insieme ai bambini.

Lungo il loro peregrinare, i tre incontreranno moltissime difficoltà, qualche anima buona e diverse persone ostili. Partiranno da un paese di poche anime che ha da sempre disegnato i contorni fisici e semantici dei due bambini, per giungere a Dublino, la grande città. E qui le difficoltà si faranno sempre più importanti, con la povertà e la mancanza di cibo a scandire il ritmo della giornata.

Joseph, il figlio maggiore, è il narratore di questa storia, il bambino-uomo, quello che porta sulle spalle il peso di una famiglia maltrattata dalla vita e dalle disgrazie. È lui che, con grande fatica, durante tutto il viaggio, riesce a spargere amore, cura e sicurezza e a far sì che quel microcosmo in fase di disgregazione in qualche modo regga agli urti del caso. È il fratello grande, quello pieno di giudizio e di responsabilità, quello più coraggioso e furbo, anche se ha solo poco più di 10 anni. Anche se forse è quello che ha più bisogno di amore di tutti, per reggere. Anche se se la fa sotto dalla paura.

Li guardo sparire e mi trascino a gattoni verso Padre, Paul ci raggiunge nel mezzo e tutti e tre noi siamo ancora una volta un branco di poveracci, seduti nei bassifondi a piangere a dirotto.

Il libro dei Gaeli è pieno di disperazione e pizzica dentro, in fondo, perché la sofferenza dei bambini e l’infanzia negata sono temi dolorosi. Ma l’autore ha saputo molto bene alternare i momenti amari a episodi talmente pieni di amore famigliare e di solidarietà da restituire al lettore una dimensione di positività tinteggiata, a tratti, dall’umorismo divertente dei pensieri e delle parole senza filtro proprie dei bambini.

Il viaggio di Joseph, Paul e Fraser, è un viaggio dettato dall’amore, dalla speranza e dalla fiducia, in sé stessi e nel prossimo. Gli ostacoli fanno parte del cammino, ma l’unione e il legame profondo dei tre non si lascia scalfire da nulla. È un libro che racconta una storia vecchia come l’uomo, che fa parte di noi: parla della scelta di un padre imperfetto, per garantire un futuro migliore ai propri figli e per provare a costruire qualcosa, e parla dell’amore, che vince su tutto.

E della poesia, croce e delizia di ogni esistenza.

La playlist de Il libro dei Gaeli

Il libro dei Gaeli non fa alcun riferimento a canzoni precise, ma è comunque pieno di musica. Fraser è un poeta, ma, soprattutto quando il tasso alcolico e quello della disperazione raggiungono il livello ottimale, si improvvisa canzoniere. Le sue canzoni (come le sue poesie) parlano tutte dell’amore perduto, della felicità che scivola via e del ricordo di un passato dorato.

Padre è ancora lì e alla fine, finalmente, è ancora il suo turno di cantare e sento che viene chiamato e resto lì, attento… e lui canta, canta, canta la canzone di nostra madre: “If i had the love of home/ If i had the heart of a good man/ Surely, i would follow you anywhere/ Like a swan, returning home to Russia/ My love for you is my all…”
E io mi tiro su a sedere, sollevo lo sguardo e sulla sua guancia sottile e arrossata c’è una lacrima, che scende lentamente e ben presto cade, e subito ce ne sono parecchie altre, le mie.

James Yorkston, però, oltre a scrivere libri è un apprezzato cantautore folk con una carriera discografica ormai quasi ventennale. Indubbiamente le sue doti narrative pescano anche dalla sua esperienza di cantastorie, ed è per questo che ho pensato di proporvi qui di seguito una playlist di suoi pezzi.

La tracklist

  1. Surf song – James Yorkston, The Athletes
  2. Summer song – James Yorkston
  3. I awoke – James Yorkston
  4. Don’t let me down – James Yorkston
  5. Someplace simple – James Yorkston
  6. Tortoise regrets hare – James Yorkston
  7. When the haar rolls in – James Yorkston
  8. 6:30 is just way too early – James Yorkston, The Athletes
  9. Catch – James Yorkston
  10. Just as scared – James Yorkston
  11. Fellow man – James Yorkston
  12. My mouth ain’t no Bible – James Yorkston
  13. Struggle – James Yorkston
  14. Hold out for love – James Yorkston