di Lara Santini
Alla fine Jack Burdette tornò a Holt. Nessuno di noi se l’aspettava più.
Forse nemmeno noi lettori ci aspettavamo di poter percorrere di nuovo le strade di Holt, eppure eccoci, guidati da un incipit folgorante, in un luogo dalle atmosfere familiari ma alla scoperta di una vicenda ancora sconosciuta.
La strada di casa è l’ultimo romanzo tradotto in italiano dell’autore statunitense Kent Haruf, anche se in realtà si tratta della sua seconda opera in ordine di scrittura: antecedente la Trilogia della pianura e successivo rispetto a Vincoli, suo romanzo d’esordio.
Pubblicato in Italia a giugno 2020 da NN editore, nella traduzione di Fabio Cremonesi, il romanzo inizia con la descrizione del ritorno, inatteso e indesiderato, di Jack Burdette; per proseguire con un viaggio nel suo passato fatto di personaggi memorabili come Wanda Joe Evans.
Con la sua scrittura priva di sbavature, l’autore tornerà al presente attraverso la narrazione di episodi indimenticabili, fino a quando sarà Jessie a diventare il vero fulcro della storia.
Jessie, con la sua austerità, il suo orgoglio e quel senso di rettitudine per il quale verrà da chiedersi se ne sia valsa davvero la pena:
Per cinque anni rimase praticamente isolata. Si limitò a stare qui, in questa cittadina di tremila persone in cui tutti si conoscevano tra loro. Però nessuno conosceva lei.
Vorremmo anche sottolineare le parole di Fabio Cremonesi che, in una nota in riferimento a Jessie, scrive: “È decisamente il personaggio più Holtiano”. Non possiamo che essere d’accordo.
Editore: NNEditore
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La colonna sonora
Ascolta la colonna sonora: La strada di casa – Kent Haruf
Insomma, la nostra generazione a quei tempi parlava molto di diritti e di liberazione e anche di musica (più di chitarre elettriche che di violini, in realtà); più avanti si sarebbe visto che Stewart Fliegelman, a cui all’epoca non avevo prestato attenzione, aveva ragione a proposito di Nora Kramer e di me. Di musica lì non ce n’era. E neppure qualcosa di simile alla liberazione. Per quanto riguarda Fliegelman, nemmeno il suo primo matrimonio fu esattamente l’Inno alla gioia di Beethoven.
Questo è il primo brano citato a inaugurare la playlist, che speriamo sia all’altezza del romanzo; perché se alcuni brani vengono citati nello specifico come I love you in a thousand ways di Lefty Frizzell o That’ll be the day di Buddy Holly, altri sono stati scelti da noi di Reed and Play in base a riferimenti più generici.
Danzarono e danzarono – valzer, jitterbug, passo a due country, una specie di foxtrot locale molto sincopato – qualsiasi cosa quegli uomini si sentissero capaci di danzare a prescindere dalla violenza e dall’energia richieste.
Da queste poche righe abbiamo estratto sei brani, due dei quali appartenenti a Cab Calloway: Jitterbug, del 1934 e Some of the se days.
Jitterbug è un termine proveniente dallo slang americano che sta a indicare un ballo tremolante, frenetico, e che raggiunse il massimo della popolarità negli anni ’40, quando iniziò a trasformarsi in quello che sarebbe diventato western swing, con influenze country, blues e pop.
Il jitterbug si balla sempre con un partner e nella forma base si compone di sei battute, alle quali corrispondono quattro passi.
In merito al ballo Foxtrot, (letteralmente “trotto della volpe”) che si pensa debba il suo nome a Harry Fox, e che deriva dal ragtime, noi di Read and play abbiamo inserito Dill Pickles di Charles Leslie Johnson.
Dove invece si fa riferimento al valzer, abbiamo pensato che, data l’ambientazione, non si trattasse del classico valzer viennese e abbiamo ritenuto più appropriato un Texas waltz: Waltz Across Texas di Ernest Tubb, uno dei pionieri della musica country.
Non siamo passati oltre neanche là dove l’autore, Kent Haruf, fa riferimento al passo a due country, e abbiamo deciso di inserire Freight train nella versione di Chet Atkins: chitarrista considerato l’inventore di quello che venne definito Nashville Sound, uno stile musicale innovativo che avvicinò al country anche gli amanti del rock e del pop. A proposito di questo brano, vorremmo aggiungere che nella playlist troverete anche la versione originale di Elizabeth Cotten: struggente e straordinaria.
Prima di lasciarvi all’ascolto de La cucaracha (citata nel romanzo) e Guadalajara dei Mariachi Vargas de Tecalitlan, ci terremmo a dire che se abbiamo dato rilevanza a delle musiche da ballo, basandoci su accenni che potrebbero sembrare superficiali, è perché abbiamo ritenuto davvero importante il contesto in cui sono state inserite.
Tracklist
- Inno alla gioia – Ludwing Van Beethoven
- I love you a thousand ways – Lefty Frizzel
- Jitterbug – Cab Calloway
- Some of these days – Cab Callaway
- Dill Pickles – Charles L. Johnson
- Waltz across Texas – Ernest Tubb
- Jitterbug waltz – Chet Atkins
- Freight train – Chet Atkins
- Freight train – Elizabeth Cotten
- That’ll be the day – Budddy Holly
- La cucaracha – Mariachi Vargas De Tecalitlan
- Guadalajara – Mariachi Vargas De Tecalitlan