La “Ragazza senza prefazione” di Luca Tosi

di Davide Morresi


Di romanzi senza prefazione ce ne sono molti, la maggior parte. La presenza o meno di una prefazione non influisce per nulla nel piacere della lettura. Lo stesso Ragazza senza prefazione di Luca Tosi, è senza prefazione. Un paio di epigrafi, ma niente prefazione. Eppure è più che godibile, eccome se è godibile!
Quindi ritengo di poter dire che siamo tutti d’accordo sul fatto che può tranquillamente esistere un libro senza prefazione. Ma una ragazza senza prefazione, può esistere? Secondo lo scrittore Luca Tosi, sì.

TerraRossa Edizioni mette a segno un altro punto. Ragazza senza prefazione stupisce sin dalle prime righe. In positivo. Luca Tosi dimostra di avere uno stile originale, sorprendente.

Invertire le posizioni

Frasi brevi, brevissime. Frastagliate, con una moltitudine di virgole e interruzioni.
Posizioni invertite: il soggetto prende il posto del complemento oggetto; il predicato verbale si muove, avanti e indietro, alla ricerca di qualche sostantivo nascosto, come appoggiato sopra un carrello che scorre su rotaie alfabetiche, montate a loro volta su segni di punteggiatura che affiorano inaspettatamente. Le unità sintattiche danzano nelle frasi, apparentemente a caso, eppure componendo un balletto da cui è difficile distogliere gli occhi.

Le parole sono tagliate. Vuoi una d eufonica? Va beh, prima o poi te la potrò anche concedere, magari più avanti. Ma al suo posto, intanto, dammi qualche vocale finale.

Mi son fregato da solo. Fino in fondo dovevo andare.

A me farebbe senso andar con una che è stata con altri otto, nove, che li conosco tutti.

Star a pensare che cosa scriverle, se usare un tono zuccheroso, o da amicone, oppure neutro…

E poi la punteggiatura. Ommioddio la punteggiatura! Chi l’ha detto che la punteggiatura serve solo per separare, mettere delle pause, ordinare? La punteggiatura, qui, crea, forma, costruisce, diventa significante, e significato.
Segni che intersecano i periodi dove meno te lo aspetti. Ehi, tu, virgola, che ci fai lì? Non mi pare mica quello il tuo posto. Eppure, eppure… funziona!

Io, mi sembra, quando leggo, sono uguale a com’ero quella sera, mentre stavo a sentire Lei. Seduto su uno scalino. E Lei, in piedi, davanti a me, col cielo dietro e la nebbia di Venezia, che diventava la forfora della Luna.

Da Santarcangelo di Romagna a Padova e ritorno passando per Bologna e Venezia

Conta 91 pagine questo libricino. Tante bastano al protagonista Marcello per farci entrare nel suo mondo dove nulla si conclude, e per paura di trovarsi di fronte a nessuna conclusione, nulla nemmeno inizia. Marcello si trova meglio sul divano che a lavorare, preferisce girare per una Santarcangelo di Romagna vuota, dove si respira aria di stanchezza, sebbene sia immersa in una parvenza di rinascita che attira visitatori e nuovi abitanti, piuttosto che starsene in casa a sentire le ramanzine del padre che lo vorrebbe cittadino produttivo. Ma no, Marcello non può accettare un lavoro qualsiasi, si è laureato, lui, e deve far fruttare la sua Laurea. Ecco allora che, per valorizzarla come si deve, c’è bisogno di un Master. Così Marcello parte alla volta di Padova. E vicino a Padova, c’è Venezia. E nel tragitto tra Santarcangelo e Padova, si passa da Bologna. Bologna, dove sta Lei, così vicina e così lontana. Così invadentemente presente nella testa di Marcello e così assente nella sua vita. La loro è una non-relazione, fatta di “e se…?”. Un legame tra i due c’è, e pervade tutta la storia, ma quei due hanno passato insieme appena una notte e un paio di giorni. Sufficienti a Marcello per amarla. O, almeno, così dice lui a se stesso. E poi si sono sentiti ogni tanto… anzi, scritti, dato che si parla più di messaggini, spesso solo pensati e lasciati in bozza, o cancellati, che di telefonate o chiacchierate voce a voce. In un cerchio che non si chiude mai, dove inizio e fine non esistono. O, se esistono, se ne restano ben celati.
Forse il punto è proprio questo, che una fine Marcello non la vuole, perché fa male, la fine. Quindi perché iniziare? Se uno non inizia, allora non dovrà mai incontrare nemmeno il dolore della fine. Al costo di perdersi il piacere del viaggio.

In foto: Adriana Scuderi.

La musica in Ragazza senza prefazione

Ascolta la playlist su Spotify: Ragazza senza prefazione – Luca Tosi

Due sono i brani che vengono citati nel libro, due soli, ma senza dei quali la storia sarebbe totalmente diversa.

Partiamo dai Beach Fossils, la band è il gancio per una conversazione con Lei, che lo paragona al cantante della band. Band che Marcello non conosce, ma che scopre in questo modo. Ecco allora che Down the line, uno dei loro brani più conosciuti, ci sembra essere la canzone più adatta da ascoltare.
E poi ci sono Le Mystère des Voix Bulgares, band televisiva della Bulgaria fatta di sole voci femminili. Marcello scopre che Lei adora questa band, lui non sa nemmeno chi siano. Ma la fortuna vuole che le Voci siano in concerto a Venezia. Proprio mentre Marcello si trova a Padova. Quale migliore occasione per passare una sera con Lei? Però, accidenti, ci sono alcuni problemi. Intano, i soldi. Lei studia, insomma, non è che possa spendere così a cuor leggero per il biglietto di un concerto. E poi Marcello sta vicino, Padova – Venezia non è mica come fare Bologna – Venezia. Ma per fortuna Marcello può riuscire in qualche modo a comprare i biglietti per entrambi. E per fortuna che in Italia esistono le autostrade. E le due cose insieme porterà Marcello a ideare una soluzione. E i due riusciranno così ad andare al concerto e, addirittura, a trascorrere la notte insieme.
E infine c’è Bésame Mucho, che vibra nell’aria in una scena particolarmente importante, che acquisisce pienezza anche attraverso le note di questo brano, sicuramente scelto con cura dall’autore. OIn effetti, non riesco a immaginare un brano migliore per quella specifica scena.

Quindi poca musica, ma fondamentale, perché senza di essa la storia tra Marcello e Lei, e di conseguenza l’intero romanzo, non sarebbero mai esistiti.

Per creare una playlist più sostanziosa, abbiamo chiesto a Luca Tosi in persona di indicarci un paio di brani da aggiungere. E di spiegarci il perché delle proprie scelte. Ecco la sua risposta:

Annie and Owen, di Dan Romer
Il brano fa parte delle musiche originali della serie tv Maniac. È una serie che è passata abbastanza inosservata ma che a me era piaciuta tantissimo. Annie e Owen sono i due protagonisti, si incontrano come volontari durante la sperimentazione di un nuovo psicofarmaco, però è come se si conoscessero già e durante il periodo dei test il loro rapporto si sviluppa, si approfondisce fino ai sogni, alla memoria, all’inconscio, alle vite precedenti o parallele. Insomma, c’è tanto dentro. L’ho vista nei mesi subito successivi alla prima stesura del libro e mi ricordo che mi aveva colpito il cuore della storia, che è il senso di predestinazione verso un’altra persona, tema che c’è anche nel mio libro e che ha a che fare, credo, con l’idealizzare qualcuno, ma non solo. Il processo che ci porta a idealizzare una persona come nostra simile, complice, e a innamorarci, ha, o può avere, credo (ed è questo che suggerisce Maniac), delle connessioni remotissime con quello che siamo, o siamo stati, e che va ben oltre quello che crediamo di essere, e per me, sapere che esiste ed esisterà sempre questo meccanismo fra le persone, su questo mondo, è stupefacente.

– Ragazzini per strada, Jovanotti
Questa canzone in 3 minuti e 13 secondi racconta due cose: la prima, che andare in giro, camminare per le strade del paese dove abitiamo, da soli, in silenzio, è un esercizio di sguardo; la seconda, che stando da soli si trova sempre compagnia nell’idea che qualcuno possa pensare a noi e che, prima o poi, ci verrà a cercare. Insomma, camminare e pensare a qualcuno: quello che fa Marcello nel mio libro. Ma il titolo della canzone è Ragazzini per strada. Mi ricordo che avevo scoperto questa canzone nel periodo in cui scrivevo, e avevo pensato: sono anni che non vedo ragazzini che giocano per strada senza genitori, nel mio paese, che è Santarcangelo di Romagna, e tanto meno a Bologna dove abito adesso. O meglio, mi capita di vederli ma quasi sempre sono bambini di diverse origini etniche dalla nostra. C’è questa cosa, che i bambini a giocare per strada senza genitori non ci vanno quasi più ed è molto triste. Se ricordo bene, il Marcello della prima stesura faceva una considerazione irriverente anche su questo, ma poi l’ho tagliata.

Grazie Luca per la tua collaborazione nella creazione della colonna sonora di Ragazza senza prefazione. E per averci regalato questa carezza letteraria.

Tracklist

  1. Down the line – Beach Fossils
  2. Pesen na put (singing on our way) – Bulgarian State Television Female Choir
  3. Bésame mucho – Los Panchos
  4. Annie and Owen – Dan Romer
  5. Ragazzini per strada – Jovanotti

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