La prima vera opera di Stephen King: Ossessione

di Davide Morresi


È leggenda la storia della prima pubblicazione di King.
Agli inizi, quello che diventerà il più famoso scrittore horror del mondo, si occupa perlopiù di racconti per alcune riviste. Uno di questi cresce e diventa un romanzo. È il 1972. King non crede molto in quell’opera. Se non fosse stato per la moglie Tabitha, che lo incita a portarla a compimento, forse Carrie non avrebbe mai visto la luce. A tale proposito, lo scrittore ha dichiarato:

Cominciai a lavorare su Carrie come se si trattasse di un racconto, ma poi pensai che forse si poteva far bollire il tutto un po’ più a lungo prima dell’esplosione finale e, prima che me ne accorgessi, ecco che era diventato un romanzo.
Devo essere sincero: non mi aspettavo molto da Carrie. Pensavo: “Chi vorrà mai leggere un libro su una poveretta afflitta da problemi mestruali?” Non riuscivo a credere di essere al lavoro su una storia del genere.»

Ma forse non tutti sanno che la vera prima opera di Stephen King non è Carrie.

Ossessione: la vera prima opera di Stephen King

Al liceo, Stephen King aveva scritto una storia e l’aveva fatta girare tra i compagni, a cui era piaciuta molto, anche perché ne erano i protagonisti. Il suo amico Chesley riferisce:

Era un miniromanzo nel quale aveva immaginato noi ragazzi, compreso lui, occupare la scuola. Rubavamo le armi dei nostri genitori e tutto quello che ci capitava per poi rinchiuderci nella scuola elementare. Era una specie di assedio di Alamo, dove la polizia locale prima e poi la Guardia Nazionale cercavano di stanarci; in conclusione morivamo tutti… Ci passammo la storia l’un l’altro e alla fine Steve era diventato il nostro idolo. È stato l’inizio del suo mito. La gente era sconvolta. Ci faceva impazzire.

(da The Complete Stephen King Enciclopedia)

Durante l’estate del 1966, dopo la maturità e prima del college, King revisiona la storia che aveva fatto leggere ai compagni di scuola e scrive quella che sarebbe stata la sua prima opera matura, Getting It On (dacci dentro), un romanzo breve, che termina poi definitivamente nel 1971 e a cui dà il titolo di una famosa canzone del periodo: Bang a Gong (Get It On) dei T. Rex. Poi nel 1977, quando viene pubblicato con lo pseudonimo di Richard Bachman, il romanzo diventa Ossessione.

Un libro introvabile

Ad oggi, cercando on line, la prima edizione italiana si trova a prezzi a tre cifre. L’edizione della Bompiani è più raggiungibile: una novantina di euro e ve la portate a casa.
Come mai questi prezzi folli? In parte perché si tratta di edizioni di annata di uno dei più grandi scrittori mai esistiti. E poi perché questo romanzo ora non è più in commercio, volutamente e con il benestare dell’autore stesso, nonostante le pressioni dei fan che chiamano a gran voce di ripubblicarlo.

Il romanzo racconta la storia di Charlie Decker, un liceale con un rapporto a dir poco problematico con il padre, che un giorno si presenta a scuola con una pistola, uccide due professori e prende in ostaggio la sua classe. Una storia fin troppo normale, abituati come siamo alle vicende provenienti dalle scuole d’oltreoceano.
Ma il libro, datato 1977, negli anni Novanta fu associato ad alcuni massacri scolastici, soprattutto perché venne trovato nelle case degli assassini. Da lì la decisione di toglierlo dal commercio, decisione di cui King non perde occasione di confermare.
(Mi viene in mente: che senso ha togliere dal commercio un libro per rischio di emulazione e lasciare che le armi continuino a circolare con facilità? Ma va beh… questa è tutta un’altra storia…)

La musica in Ossessione

Oltre a essere uno degli autori più prolifici dei nostri tempi, King è anche uno degli autori che usano costantemente citazioni musicali nella narrazione. Ne abbiamo parlato spesso qui su Read and Play: 22/11/’63, It, L’ombra dello scorpione, solo per citarne alcuni.
Già da questa sua prima opera si nota come la musica sia, per King, fondamentale. Caratteristica che lo accompagnerà durante tutta la sua produzione, fino alle opere più recenti. (per esempio Se scorre il sangue e The outsider)

Intanto, abbiamo già visto come il primo titolo dell’opera fosse ripreso dal titolo di una canzone. Inoltre le citazioni musicali lungo il testo sono numerose e ben studiate, accompagnano le vicende e si associano a pensieri, eventi e scene, e non fanno altro che prenderci e accompagnarci dentro le pagine anche attraverso il senso uditivo, che solitamente invece non usiamo durante le lettura.

Qui la playlist su Spotify con tutte le canzoni citate in Ossessione: Ossessione – Stephen King.

Tracklist

  1. Starsky & Hutch theme – James Taylor Quartet
  2. Banjo rag – Arthur Smith
  3. Preludio e fuga in Do minore – Johann Sebastian Bach
  4. Boogie woogie stomp – Luca Sestak
  5. Blue ridge breakdown – Red Smiley, The Bluegrass Cut Up
  6. Russian Around – Flatt Scruggs (brano citato ma introvabile)
  7. Granada – Frank Sinatra
  8. Love and mercy – Brian Wilson
  9. Good vibration – The Beach Boys
  10. I think I love you – David Cassidy, The Partridge Family
  11. The ballad of Yoko and Ono – The Beatles
  12. Let it be – The Beatles
  13. We’ve got to get it on again – The Addrisi Brothers
  14. Hey, Mister Sun – Bobby Sherman
  15. Swanee – Al Jolson
  16. Vandanaa Trayee – Ravi Shankar
  17. We need a lot more of Jesus – Greenbriar Boys
  18. Hot stuff – The Rolling Stones
  19. I get along without you very well – Red Norvo (grazie al gruppo facebook Stephen King – Italia e a Samuele Giacomella per avermi aiutato a trovare questo brano: https://www.facebook.com/groups/40433042773/posts/10159873419287774/)
  20. Be bop a lula – Gene Vincent

Due citazioni da Ossessione

C’erano giorni in cui tornavo a casa sentendomi come una corda di chitarra accordata di cinque ottave sopra la norma. Erano giorni in cui salutavo la mamma, salivo in camera mia e lì piangevo o ridevo nel cuscino finché non mi sembrava che mi stessero per saltare in aria le budella. Mi faceva paura. Quando ci si comporta così, si è pronti per il manicomio.

“È un vero piacere… spaccarti il sedere… sulle rive del Mississippi,” cantavo, fracassando la lavagna a tempo con la musica. Ogni volta che la colpivo, Mr. Carlson spiccava un salto. Ogni volta che Mr. Carlson spiccava un salto, mi sentivo un po’ meglio. 


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