di Luca Brecciaroli
La metà del cielo è un libro autobiografico che si differenzia notevolmente dalla produzione di saggi e reportage cui l’autore è solito lavorare e che lo rendono una delle voci più interessanti e attente dei nostri giorni, in grado di pubblicare, solo per fare un esempio, un lavoro sulla strage avvenuta nel 1987 nei cantieri di Ravenna (Il costo della vita) che, per acume, solidarietà e ottima scrittura, sarebbe tranquillamente stato in lizza per il Pulitzer se fossimo un Paese anglofono.
In questo caso, invece, l’autore marchigiano scrive un diario intimo e personale, una sincera e appassionata elaborazione del lutto per la scomparsa della sua compagna di vita, prematuramente uccisa dalla «malattia dei popoli ricchi, quelli che mangiano troppo, bevono troppo, i consumisti, è il cancro del capitalismo, il bubbone del troppo, la strage del profitto, del cibo avariato, degli animali ingrassati imprigionati e macellati, il massacro degli OGM, è questo il costo della vita che pagano gli uomini e le donne del vecchio Occidente: l’industrializzazione selvaggia, la corruzione, l’inquinamento, lo stress, il tanto decantato sviluppo». Un passaggio che riporta prepotentemente al Ferracuti saggista e narratore dei drammi legati al mondo del lavoro e al profitto.
Nelle sue appassionate pagine Ferracuti descrive il prima, il durante e il dopo, spesso non in ordine cronologico, rispetto al momento che stravolge la sua vita, e lo fa con una schiettezza, un realismo e un’incisività molto potenti, pur nella semplicità dell’opera, accessibile e proprio per questo condivisibile con molte altre esperienze simili. Lo fa non subito dopo il lutto, ma oltre dieci anni dopo, tempo nel quale ha forse, se mai ciò può accadere del tutto, elaborato il pesante lutto che lo ha colpito.
La narrazione si svolge senza retorica, senza essere patetica: due vite come tante, un amore come tanti, imperfetto e mutevole, e una morte, purtroppo, come tante altre, descritta in punta di piedi e con sincerità. Ma anche le debolezze, i tradimenti, le liti violente, l’alcol, il fallimento, le delusioni politiche…
Quella che l’autore non risparmia (come biasimarlo, d’altronde) è la “piccola città”, una città marchigiana di provincia identica a tante altre, una cittadina cattiva, egoista, invidiosa, disprezzante, che si trova in una regione che ha perso la sua anima (se mai l’ha avuta) e si è incupita, chiusa. In un passaggio Ferracuti cita un celebre conterraneo: «Come ha scritto Giacomo Leopardi “L’uomo è quasi sempre tanto malvagio quanto gli bisogna”. Non a caso era nato in un borgo delle Marche, conosceva l’ambiente, diciamo».
La musica è presente in parecchi passaggi della vita dell’autore, specie della vita di coppia; sono presenti prevalentemente suggestioni musicali legate agli anni Ottanta.
Il libro si apre addirittura con la nota: «Le canzoni di questo libro sono Woman e Mind games di John Lennon, ma anche Knockin’ on heaven’s door di Bob Dylan».
Molto toccante il passaggio legato alla canzone Woman di John Lennon: «Ogni volta che ascoltavo quella canzone, era come se venisse a galla un pezzo della mia vita, e con lui il mio disperato tentativo di riacciuffarla, farla tornare indietro». È, in fondo, una specie di manifesto per gli appassionati veri di musica, fedele compagna di tutti i momenti della vita.
Editore: Mondadori
Ascolta la colonna sonora: https://open.spotify.com/playlist/5X46MUIDOvXr618hR0blFp
- Mind games – John Lennon
- Knockin’ on heaven’s door – Bob Dylan
- Hot stuff – Donna Summer
- Stayin’ alive – Bee Gees
- I will survive – Gloria Gaynor
- Figli delle stelle – Alan Sorrenti
- Do you really want to hurt me – Culture Club
- Cocaine – Eric Clapton
- Ziggy Stardust – David Bowie
- Stairway to heaven – Led Zeppelin
- Smoke on the water – Deep Purple
- Woman – John Lennon
- Hymn – Keith Jarrett
- I remember Coney Island – The Lounge Lizards
- Hong Kong garden – Siouxsie and the Banshees