di Stefano Ficagna
Fra il 2006 e il 2009 lo scrittore Angelo Calvisi fece uscire tre lunghi racconti, o romanzi brevi che dir si voglia, accomunati dal tema della follia e da una ricerca stilistica che riuscisse, attraverso la narrazione in prima persona, a dar conto del disagio mentale così com’è vissuto da chi ne è affetto. A fine 2022 la casa editrice Pièdimosca (che di Calvisi ha già pubblicato il romanzo Gli altri fanno volume) ha deciso di ripubblicare queste tre storie all’interno di Mattoncini, raccolta che dimostra quanto la sperimentazione linguistica dell’autore fosse innovativa allora e ancora influente oggi nel panorama letterario italiano.
La colonna sonora di Mattoncini di Angelo Calvisi
Ascolta la playlist su Spotify: Mattoncini – Angelo Calvisi
Nella sua “Trilogia dei matti” Calvisi inserisce molta musica, con un occhio di riguardo al cantautorato italiano con nomi celebri quali De André, Bennato, Vecchioni, Dalla e De Gregori. Sono però le musiche estrapolate da film e videogiochi le vere protagoniste della playlist, da quelle di Prince of Persia (di cui purtroppo su Spotify non si trova l’originale tema di Francis Mechner), ossessione del protagonista del primo racconto, alle inquietudini di Silent Hill e Resident Evil, una delle poche distrazioni che trova il protagonista del secondo racconto per far fronte alla “maledizione del Sommo Poeta”. Fra il tema di Indiana Jones, l’incursione nell’acid jazz con la Barrio Jazz Gang e una puntata nella musica genovese (città natale dell’autore) spunta anche il nome di Elliot Smith, musicista dalla vita tormentata che ricorda, attraverso la sua musica, il dolore che sta dietro ai sorrisi che la scrittura di Calvisi riesce a provocare.
Tracklist
- Introducing the Prince – Stuart Chatwood
- Indiana Jones Theme – John Williams, Philarmonic Simphony Orchestra, Richard Hayman
- The goondocks (Goonies Theme) – Dave Grusin
- Il testamento di Tito – Fabrizio De André
- Cavalcata delle Valchirie – Richard Wagner
- Quando sarai grande – Edoardo Bennato
- Happy days – Pratt & McClain
- Silent Hill Theme – Edgar Rothermich
- Raccoon City – Capcom Sound Team
- Spectrum – Barrio Jazz Gang
- Easy way out – Elliot Smith
- Samarcanda – Roberto Vecchioni
- Imagine – John Lennon
- Stir it up – Bob Marley & The Wailers
- Ma se ghe penso – Bruno Lauzi
- La casa in riva al mare – Lucio Dalla
- Rimmel – Francesco De Gregori
Mondi stralunati e abissi della mente
Nell’introduzione a Mattoncini lo scrittore Gianluca Morozzi definisce questo trittico di racconti “stralunato, sperimentale, e ci aggiunge qualcosa del suo”. E quello che ci aggiunge Calvisi è una fortissima dose di sensibilità, attraverso cui riesce a far affezionare anche al rancoroso e semi recluso protagonista di La maledizione del Sommo Poeta, un uomo reso acido dalla salute cagionevole e soprattutto dall’ossessione di lasciare un segno nel mondo, impersonificata dal fantasma di Dante Alighieri che lo tormenta di continuo. Sono un po’ tutte figure fuori dal mondo quelle tratteggiate nella raccolta, perse in una fantasia che si autoalimenta attraverso continue deviazioni e suggestioni come per il protagonista de Il Principe di Persia o destinate alla deriva della mente, come Il geometra sbagliato che, nel racconto che chiude la raccolta, fatica sempre più a capire cosa è reale e cosa non lo è.
Dal giorno in cui la supplente me lo ha nominato, il Sommo Poeta è entrato nella mia esistenza. Il Sommo Poeta entra nella mia esistenza di soppiatto, con lo scopo di distruggerla. Prima si fa vedere da lontano. Mi saluta con la mano e fa il simpatico. Poi diventa sempre più assillante. Mettiamo che voglia andare in parrocchia a giocare a ping pong. Se il Sommo Poeta ha la luna storta sai cosa fa? Mi ostruisce la porta e non mi lascia passare. Il Sommo Poeta mi fa l’interrogatorio. Dove vuoi andare? Io rispondo che vado a giocare a ping pong. Con chi vai? Con i miei compagni di classe. Tu non esci di casa, dice il Sommo Poeta. Perché non esco di casa? Perché devi lasciare un segno, altro che giocare a ping pong con i tuoi compagni.
La maledizione del Sommo Poeta
La caratteristica principale della scrittura di Calvisi è la “lingua dei matti”, ovvero l’utilizzo nella narrazione in prima persona di inceppamenti, ripetizioni e ingarbugliamenti, come spiega lo stesso autore nella nota conclusiva. La mente dei protagonisti, soprattutto del secondo e del terzo racconto, è imprigionata in loop ossessivi, un continuo riproporsi di elementi che li sfiancano e li rendono sempre più alieni alla società che gli sta attorno, per autoimposta clausura o per emarginazione altrui, una tensione continua che ci viene mostrata dall’interno. Questo utilizzo della lingua è mutuato dalle esperienze personali dell’autore, che si è spesso trovato a interagire con persone sofferenti per disagi psichici (Il geometra sbagliato nasce dal vissuto di Cesare Pozzi, un uomo affetto da schizofrenia e mania di persecuzione conosciuto durante il servizio civile a Genova), e riesce a gettare sulle vicende una luce diversa, ironica e a tratti persino comica, lontana dal pietismo con cui di solito viene trattato il tema. Non so dire se Calvisi sia stato un precursore, certo è che questo utilizzo della prima persona è riscontrabile anche in romanzi più (Sangue di Giuda di Graziano Gala) o meno (La carne di Cristò) recenti.
Per raccogliere le prove dei fantasmi, partiamo con il geometra Bodoni alla volta dei sotterranei. Per stare al gioco delle missioni domando al geometra se ci sono armi o altri strumenti adatti all’offesa e alla difesa. Il deciso Bodoni fa una faccia schifata e dice che le armi sono inutili. Io sostengo che le armi sono utili eccome, ma il geometra Bodoni con ragionamento che non fa una grinza ribadisce che le armi sono perfettamente inutili perché i fantasmi provinciali sono creature notoriamente impalpabili. Al massimo, dice il geometra, prenditi un estintore. Dunque con l’estintore prelevato in ufficio i due ispettori falsamente geometri si avvicinano ai sotterranei provinciali. Essi camminano con grande circospezione, fanno dei giri larghissimi per evitare incontri indiscreti che infatti non si incontra nessuno, perché a quest’ora i lavoratori normali non sono ancora arrivati.
Il geometra sbagliato
Mattoncini è una raccolta che, seppur omogenea nel linguaggio e nelle tematiche, riesce ad avere caratteristiche diverse per ogni racconto: c’è chi rimarrà affascinato dai mondi che scopre a ogni morte il protagonista de Il Principe di Persia, chi si farà risate a denti stretti col grottesco umorismo di La maledizione del Sommo Poeta e chi invece apprezzerà le vicende sempre più circonvolute di Tito Pozzi ne Il geometra sbagliato. La scrittura di Calvisi è solo apparentemente semplice, a volte è sfiancante nelle sue continue ripetizioni, ma di certo è uno dei modi più sinceri di analizzare la malattia mentale che mi sia capitato di incontrare.