Minimalismo in “Il suo vero nome” di Charles D’Ambrosio

di Stefano Ficagna


All’uscita de Il suo vero nome (The point in originale) Charles D’Ambrosio era solo un nome che aveva creato un certo interesse attorno a sé, pubblicando alcuni racconti su varie riviste (fra cui il The New Yorker). Era il 1995, e nonostante da allora lo scrittore di Seattle abbia pubblicato solo altri due libri (la raccolta di racconti Il museo dei pesci morti e Perdersi, antologia dei suoi saggi, tutti editi da Minimum Fax) il suo nome si è inscritto di diritto nel novero dei migliori autori di narrativa breve statunitensi, tanto da essere stato inserito per ben tre volte nella prestigiosa raccolta annuale Best American Short Stories.

Il libro “Il suo vero nome”

Composto da sette frammenti di vite complicate, Il suo vero nome si inserisce nel solco narrativo del minimalismo, movimento che da Raymond Carver (che ha sempre rifiutato quest’etichetta) in poi ci ha lasciato veri e propri capolavori della letteratura moderna. D’Ambrosio si dimostra abile, fin dal primo racconto La punta, a delineare piccoli eventi delle vite dei suoi protagonisti, ma importanti per capire le loro fragilità emotive. Che si tratti di adolescenti (La punta e La rana toro americana) o adulti, che si tratti di piccoli o grandi drammi, l’autore riesce a farci entrare nelle vite dei protagonisti dimostrando molta empatia, sia verso i personaggi positivi che quelli negativi.

Il primo racconto è sicuramente uno dei migliori. Protagonista è un ragazzino, Kurt, che si è ormai abituato a riaccompagnare a casa gli ospiti sbronzi delle feste della madre: costretto a diventare adulto troppo in fretta, complice anche il suicidio del padre, lo vediamo reagire con commovente savoir fair di fronte ai drammi di adulti ben più immaturi di lui. In generale tutti i racconti hanno come filo comune quello degli adulti che non sanno comportarsi come tali, dal padre del protagonista dell’ultimo racconto, Casa in vendita, a Bill, che la moglie Dorothy vede allontanarsi sempre più dopo la morte prematura della loro figlia in Jacinta, e nei rari casi in cui gli adulti sono presenti sono le incomprensioni a fare da muro, come quelle che nascono fra l’adolescente ribelle John e i suoi genitori in La rana toro americana. L’unico racconto che non mi ha convinto è proprio quello che dà il nome alla raccolta, la storia di un marinaio in congedo e di una ragazza malata conosciuta da poco in viaggio verso Las Vegas, un percorso che entrambi sanno non potersi concludere con un lieto fine: troppo lento lo svolgimento, e la noia che fa capolino qua e là non permette l’immedesimazione come capita in tutti gli altri racconti.

Editore: minimum fax

La playlist

Ascolta la playlist su Spotify: Il suo vero nome – Charles D’Ambrosio

Ne Il suo vero nome fanno capolino brani provenienti da mondi musicali molto diversi, dal musical al punk passando per la musica barocca, i canti di Natale e il classic rock statunitense. Ne esce una colonna sonora variegata quanto l’umanità che popola le pagine del libro, ideale per immergersi in uno spaccato degli Stati Uniti dove il sogno americano è quasi sempre lontano anni luce dal realizzarsi.

La tracklist

  1. What kind of fool am I? – Anthony Newley
  2. It’s not unusual – Tom Jones
  3. Magic carpet ride – Steppenwolf
  4. Out on the weekend – Neil Young
  5. On the run – Pink Floyd
  6. Canon in D – Johann Pachelbel
  7. Joy to the world – Nat King Cole
  8. Johnny was – Stiff Little Fingers

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