di Cristina Nori
Questo romanzo ha il fascino nostalgico del sud della Francia, una sorta di mal d’Africa declinato alla marsigliese, che trafigge il protagonista, Rico, nel corso del suo viaggio.
L’Africa non è poi così lontana da Marsiglia, città imbevuta degli odori speziati, delle parlate cosmopolite e del clima caldo, né lo è il cuore di Rico, clochard, o se vogliamo dirlo in modo più brutale barbone, che aveva assaggiato l’altra sponda del Mediterraneo durante il servizio militare a Gibuti.
Raccontato così, Il sole dei morenti potrebbe avere il profumo esotico e avventuroso del Midi e della Légione Etrangère e invece ci si ritrova nei tunnel del metrò di Parigi, nei cessi dei bar amici, dove i senzatetto possono darsi una lavata e farsi la barba, o in coda alla mensa della chiesa di Saint – Charles de Monceau, dove chi ascolta l’astratto catechismo di don Xavier mangia meglio e per primo.
Titi aveva il suo bar. Tutte le mattine andava a lavarsi lì. Braccia e mani. Viso. Denti. Barba. Una volta alla settimana andava alla Maison du Partage in rue Bouret, nel diciannovesimo. La doccia costava solo sei franchi. Con asciugamano, guanto di spugna, shampoo, sapone. E nessuno gli metteva fretta, nessuno veniva a bussare alla porta.
Il sole dei morenti, un romanzo di addio
Ultimo libro dello scrittore francese Jean Claude Izzo, autore della famosa trilogia poliziesca marsigliese (Casino totale, Chourmo, Solea), si discosta molto dai precedenti.
Izzo morirà giovane nel duemila, stroncato da un cancro a soli 55 anni, poco dopo averlo terminato, e Il sole dei morenti si mostra già dal titolo come un romanzo d’addio.
La vicenda del barbone Rico inizia con la morte, su una banchina della metropolitana di Parigi, del compagno di strada Titi: i viaggiatori corrono per non perdere il treno, i sorveglianti non fanno caso a quel sacco umano che, accasciato su una fila di sedili, non si muove più, altri clochard dormono, sedati dall’alcol.
La morte di Titi è l’inizio dell’ultimo viaggio di Rico, fino a Marsiglia appunto, dove aveva conosciuto una speciale felicità, giovane e leggera.
Izzo attinge a reportage e documentari per costruire i suoi protagonisti, uomini che hanno avuto lavori, case, mogli e figli e che, in qualche modo, sono stati sommersi dalle onde della vita e sono scivolati fino ai marciapiedi.
Durante il viaggio Rico ebbe un incubo. Stava strangolando Sophie. Il giorno prima lei gli aveva annunciato che aveva deciso di lasciarlo.
‘Una decisione ponderata’
L’incubo di Rico iniziava così.
Abbiamo letto molte volte le loro storie sui giornali, eppure qui saltano fuori dalle pagine quasi fossero fatti di carne e ossa.
Mirjana, profuga bosniaca comprata dai trafficanti albanesi e sbattuta sui marciapiedi; Abdou, ragazzo algerino scampato al massacro della sua famiglia, solo con le sue cicatrici nelle sale dei Jeunes Migrants.
Rico non ne sapeva niente di tutte quelle cose. Del commercio dei clandestini. L’unica cosa che sapeva era che nessuno fa mai credito a qualcuno che è nella merda. Avrebbe voluto dirlo a Mirjana, ma cambiò idea.
Nessuno nasce barbone: come Rico aveva una famiglia e un lavoro, Mirjana aveva una laurea in letteratura francese, Abdou aveva una mamma e un papà che lo portavano alle feste del paese.
Izzo riesce a fare molto male con questo romanzo.
Il suo linguaggio non è crudo: è scarno, duro.
I suoi barboni non parlano con grugniti e bestemmie, ma riflettono nelle loro parole i libri che hanno letto, le conoscenze che adoperavano nelle loro vite precedenti.
E poi c’è la musica
Ascolta la colonna sonora su Spotify: Il sole dei morenti – Jean Claude Izzo
Rico, Dedé e Titi ricordano le canzoni francesi che ascoltavano quando avevano case, radio e tivù.
Anche Abdou porta con sé i suoi piccoli ricordi musicali, perché la musica non si spegne finché siamo vivi.
La nostra playlist comprende i brani citati dal libro più alcune canzoni francesi scelte da noi fra gli autori menzionati. Ciò che accomuna tutti questi brani è la dimensione del ricordo: anche se gli argomenti trattati sono diversi, sono tutte canzoni che risalgono alla vita precedente alla strada.
Molte cantano la nostalgia di un amore che non c’è più: Aznavour, Brel, Alain Souchon parlano di amori struggenti, che lasciano cicatrici nel cuore dell’uomo che ama e non riesce a rassegnarsi.
La musica porta anche ricordi gioiosi, sia dalla Francia, come quelli cantati da Gloria Lasso, Georges Guétary e Luis Mariano, sia dall’Algeria, come quelli di Cheb Mami.
Chiudiamo con la canzone portata nel cuore da Mirjana, il personaggio femminile più struggente di questo romanzo: Les mots bleus, le parole blu, come il colore della tristezza e della nostalgia.
Jean Claude Izzo
L’autore è nato a Marsiglia nel 1945, città dove è morto nel 2000.
È stato scrittore, poeta, sceneggiatore e giornalista.
Le soleil des mourants è uscito nel 1999 per l’editore francese Flammarion. In Italia è pubblicato da Edizioni e/o con la traduzione di Franca Doriguzzi.
La tracklist
- Mistral gagnant – Rénaud
- La belle de Cadix – Luis Mariano
- Robin des bois – Georges Guétary
- Le tango de mes souvenirs – Georges Guétary
- La chica de Ipanema – Gloria Lasso
- Les enfants du Pirée – Gloria Lasso
- Ma préférence – Julien Clerc
- L’amour c’est comme un jour – Charles Aznavour
- Mourir d’aimer – Charles Aznavour
- Les regrets – Alain Souchon
- Jef – Jacques Brel
- Alache alik – Cheb Mami
- Les mots bleus – Alain Bashung