Guida galattica per gli autostoppisti: una “trilogia in cinque romanzi” (+1) – Douglas Adams

di Martina Occhialini


Una saga che è la fine del mondo (letteralmente).

Alla fine degli anni ’70 usciva il primo romanzo di una serie che inaugurava un nuovo genere: la fantascienza umoristica.

– Mi piace la copertina – dichiarò. – “Non fatevi prendere dal panico”. È la prima cosa utile, o almeno intelligibile, che mi sia stata detta da stamattina.

Nata come trasposizione letteraria della trasmissione radiofonica scritta dallo stesso Adams, la saga si compone di cinque romanzi più uno, in quanto il sesto “episodio”, uscito postumo, si deve alla penna dello scrittore Eoin Colfer. Ecco come è composta:

  1. Guida galattica per gli autostoppisti (1979);
  2. Ristorante al termine dell’Universo (1980);
  3. La vita, l’universo e tutto quanto (1982);
  4. Addio, e grazie per tutto il pesce (1984);
  5. Praticamente innocuo (1992);

+1. E un’altra cosa… (2009).

La guida galattica per autostoppisti è una piccola perla che andrebbe letta, anche da sola, se non altro per farsi un paio di risate. Questo primo pezzetto contiene, in embrione, tutti gli aspetti che vengono poi sviluppati nei libri successivi.
Adams fila fin da subito una sapiente ragnatela: nello svilupparsi della saga i richiami ai vari episodi sono talmente tanti che è impossibile scindere un libro dagli altri.

[…] c’è un piccolo, trascurabilissimo pianeta azzurro-verde, le cui forme di vita, discendenti dalle scimmie, sono così incredibilmente primitive che credono ancora che gli orologi da polso digitali siano un’ottima invenzione.

Non si parla solo di astri: i personaggi si muovono tra mondi alieni e personaggi disparati alla ricerca delle grandi risposte sul senso della vita. Qui c’è tutta l’ironia necessaria a prendere con leggerezza le grande angosce del genere umano (e non solo).

“Nel 1977 era uscito Guerre Stellari. La Guida arrivò alla radio poco dopo. Era una brillante, colossale presa in giro british della fantascienza americana. Era sovversiva e noi la adoravamo” – Eoin Colfer

Purtroppo l’ultimo libro risente del cambio di penna e apre grandi dibattiti tra i seguaci più accaniti: ma in fondo credo sia giusto così. Nonostante siano presenti, anche qui, continui rimandi ai libri precedenti, la storia narrata rimane piuttosto autonoma.

Di solito non ho molta simpatia per le saghe, ma questa ammetto di averla letta con piacere e curiosità. Si tratta di certo di un frammento di cultura pop (e nerd) non indifferente. È indubbio che Adams abbia ispirato ben più di una generazione.
Quindi pollici in alto e buon viaggio!

Editore: Mondadori > Douglas AdamsEoin Colfer

La colonna sonora

Ascolta la colonna sonora: Guida galattica per autostoppisti

I riferimenti musicali non sono numerosi all’interno della saga ma decisamente di spessore e mai scontati. Adams era anche un musicista e i suoi romanzi lo dimostrano. La musica degli anni ’70 la fa da padrone, ma non manca anche qualche tuffo nel passato.
La figura di Elvis compare addirittura come personaggio all’interno della storia e numerosi sono i riferimenti che Ford fa al “Re”… riferimenti che ovviamente lasciano perplesso Arthur. Per non parlare dell’importanza che possono ricoprire, a un certo punto della vita di un autostoppista, un paio di scarpe di velluto blu…
Un altro personaggio che ogni tanto fa capolino nel romanzo è Paul McCartney, a cui viene riservata una costante e sottile ironia. Adams ebbe lo stesso maestro di musica di un membro della band di Paul, quindi viene da pensare che sia venuto a sapere ben più di qualche aneddoto divertente sul famoso cantante.

Roba da Paul McCartney. Ad Arthur parve quasi di vederlo, Paul, seduto vicino al fuoco con Linda, intento a chiacchierare, a chiedersi cosa comprare con tutti i suoi soldi, e pensare magari all’acquisto dell’Essex.

Nella tracklist le prime 11 canzoni sono tratte dai cinque romanzi di Adams, mentre le tracce dalla 12 alla 15 vengono dalla penna di Colfer.

La tracklist

  1. Simphony No.9 in D minor – Ludwig Van Beethoven
  2. Blowin’ in the wind – Bob Dylan
  3. Mad about the boy – Noel Coward
  4. Ebony and ivory – Paul McCartney
  5. Mandy – Barry Manilow
  6. Sultans of swing – Dire Straits
  7. Ziggy Stardust – David Bowie
  8. Side by side – Ned Sherrin
  9. Yellow submarine – The Beatles
  10. Love me tender – Elvis Presley
  11. Heartbreak hotel – Elvis Presley
  12. Blue suede shoes – Elvis Presley
  13. Ramaya – Afric Simone
  14. Happy birthday, mr. president – Marilyn Monroe
  15. Sunday bloody Sunday – U2

Bonus musical-cinematografico

Il primo libro della saga è stato trasposto anche in versione cinematografica nel 2005. Come ogni lettore, per cui il film non può mai essere meglio del libro, credo che questa non sia l’eccezione che conferma la regola.
PERÒ non ho potuto fare a meno di apprezzare la sigla introduttiva al film, composta per l’occasione. Perciò eccola; da infilare nella borsa al volo, prima di chiudere il portone.