di Luca Brecciaroli
Non so cosa voglio. Ma di certo so cosa non voglio.
Non voglio essere come gli altri
non voglio la normalità
ma non voglio neanche essere emarginato.
Gli imperdonabili
Confesso che sono stato fatalmente attratto verso la lettura de Il materiale umano di Andrea Toso grazie alla collana di cui fa parte, Gli imperdonabili, a cura del più che meritorio editore Transeuropa. Gli imperdonabili si presenta in maniera, almeno per il sottoscritto, ineccepibile: un filo conduttore molto interessante (con un suo ben preciso manifesto e un suo decalogo – www.imperdonabili.org/la-collana), una grafica molto bella e di altissimo livello (curata da Maurizio Ceccato – Ifix), una cura editoriale ben svolta e un format a stagioni, ben ancorato all’attualità che ci vede dipendenti dalle serie tv. Il tutto si presenta quindi in maniera estremamente curata e intelligente e, come se non bastasse, con il sottotitolo working class super heroes che ha reso definitivamente imperdibile per il sottoscritto quantomeno un assaggio della proposta.
Assaggio che è toccato all’opera prima di Andrea Toso, torinese, classe 1974, impegnato prevalentemente nel campo musicale e, con Il materiale umano, alla sua prima incursione nella letteratura.
Non voglio essere povero
però detesto la spocchia di chi ha i soldi.
Non voglio che qualcuno mi insegni a vivere
però qualcuno mi indichi la strada, per favore.
Un tuffo negli anni di piombo… nel 2023
Il materiale umano è una storia (già vista) che si inserisce nel quadro letterario distopico che sta riscuotendo parecchio consenso nelle arti in questi ultimi anni. Il romanzo si svolge nel futuro prossimo (2023), in un’Italia non troppo diversa da quella attuale e, allo stesso tempo, nemmeno troppo distante da quella degli anni Settanta del Novecento, i cosiddetti «anni di piombo».
L’Italia della storia narrata è governata da un certo Salvini, la cui presa di potere scatena una risposta terroristica che ricalca per molti aspetti il copione brigatista del passato: non a caso vi sono delle brigate (le Brigate Millennials per la Resistenza) e una lunga serie di omicidi e attentati a sfondo politico-insurrezionale.
Distopico ma al tempo stesso realistico, in quanto narra una storia come tante ce ne sono state negli anni Settanta ma catapultandola in un futuro prossimo, che è quasi un «presente prossimo». Un racconto molto aderente alle storie delle BR, o almeno alle ricostruzioni che personalmente ho letto e approfondito, ma in un’epoca dove comunicare è sicuramente più facile, fin troppo facile.
Ci sono gli stessi ingredienti: voglia di cambiare il mondo (il mondo nostrano), qualcuno che si fa prendere un po’ troppo la mano, qualcuno che al contempo si sente a disagio e cerca di uscirne, tante droghe (che qui vengono attualizzate, dal dominio dell’eroina del tempo fino alla vasta gamma di scelta di questi tempi). Inoltre i rapporti, tesi e difficili quelli familiari, complicati dalla ribellione e dalla lotta armata quelli sentimentali e di amicizia, la difficoltà di inserirsi nella realtà.
La storia, poi, si complica e insorgono tradimenti e incomprensioni, misteri e caos, che portano verso un inevitabile destino tragico.
Editore: Transeuropa edizioni
Non voglio invecchiare
anche se, ancor meno, voglio morire giovane
anzi, non voglio proprio morire.
La colonna sonora
Ascolta la colonna sonora su Spotify: Il materiale umano – Andrea Toso
Rebel Rebel, il Duca Bianco. I primi quattro colpi all’unisono col cuore di Matteo. Ma il BPM rispetto alla canzone di David Bowie è più lento e Mister White ha la possibilità di inserire dei fill ogni due misure.
Il romanzo è ricco di citazioni musicali, molte delle quali fanno da sfondo a momenti particolari nella narrazione e ne integrano perfettamente la descrizione. Non a caso l’autore scrive ed esegue musica in prima persona, e la cosa si percepisce.
La maggior parte dei brani della colonna sonora rimandano o risalgono al periodo degli anni di piombo, agli anni Settanta e primi Ottanta, e li descrivono con efficacia: si pensi in particolare a Immigrant song, Rebel rebel, Cocaine e I shot the sheriff. In aggiunta, non poteva mancare uno dei manifesti della ribellione della mia generazione (che coincide con quella dell’autore), come Killing in the name.
Mi sono preso a libertà di aggiungere, in apertura e in chiusura della playlist, due canzoni che mi hanno riportato pienamente nel mood del romanzo, La lotta armata al bar e Nell’aria, opera di due dei migliori artisti della nostra scena musicale quali Giorgio Canali e Vasco Brondi de Le luci della centrale elettrica. Nel mezzo, alla citazione di un concerto di Nick Cave tenutosi in Ancona, non ci si poteva esimere dall’ascoltare la truce Stagger Lee, canzone che narra di omicidi e violenza.
La tracklist
- La lotta armata al bar – Le luci della centrale elettrica
- Immigrant song – Led Zeppelin
- Rebel rebel – David Bowie
- Seven Nation Army – The White Stripes
- Money – Pink Floyd
- Smoke on the water – Deep Purple
- Honky Tonk Women – The Rolling Stones
- Stagger Lee – Nick Cave and the Bad Seeds
- It’s a long way to the top (if you wanna rock’n’roll) – AC/DC
- Cocaine – J.J. Cale
- I shot the sheriff – Bob Marley and the Wailers
- Famous Blue Raincoat – Leonard Cohen
- Killing in the name – Rage Against the Machine
- Nell’aria – Giorgio Canali e Rossofuoco