di Stefano Ficagna
Un’isola riemerge all’improvviso dalle acque dell’Adriatico, proprio quando l’ultima copia del libro che ne narra la genesi scompare. Protetta da barriere naturali e da un campo magnetico che la scherma dal mondo esterno, rimane impenetrabile agli occhi dei curiosi tranne di chi, come il giovane Leo, non decide di abbracciarne le leggi, o meglio l’apparente mancanza di queste. Non esistono furti né malattie nell’isola che non c’era, ma forse esistono segreti inconfessabili che rischiano di minare l’utopia che qui si va costruendo.
La playlist
Ascolta la playlist su Spotify: L’isola che non c’era di Leonardo – Bonetti
È stato l’autore stesso, musicista a sua volta nella band Arpia, a indicarci i brani da inserire nell’ideale colonna sonora del libro, una sorta di mappa musicale per addentrarci con il giusto stato d’animo fra i suoi misteri. Le atmosfere sono perlopiù ipnotiche e meditative, spaziando fra brani iconici del rock anni 70/80 (Iron Maiden, Pink Floyd e Metallica) compositori moderni e non (Mike Oldfield, con la sua iconica Tubular bells, e il ceco Antonin Dvorak) e cantautori italiani della miglior scuola (Ivan Graziani, Edoardo Bennato e Fabrizio De André). Colpisce la presenza della Meditation di Eduard Artemyev, tratta dalla colonna sonora del capolavoro Stalker di Andrej Tarkovskij: viene spontaneo un parallelo fra il mondo senza regole definite esplorato dai protagonisti del film e l’isola, dove uomini delusi dal mondo esterno cercano di creare una nuova società.
Tracklist
Leonardo Bonetti accompagna ogni brano della playlist con una breve frase, esplicativa delle suggestioni sonore che lo hanno portato a sceglierli.
- Strange World – Iron Maiden
Lo strano mondo dell’isola - Meditation – Edward Artemiev
Meditazione musicale o musica pensata - Fuoco sulla collina – Ivan Graziani
Tra visione e realtà - Tubular Bells – Mike Oldfield
Alchimie sonore dell’isola - Shine on you crazy diamond – Pink Floyd
La bellezza e la follia - Venderò – Edoardo Bennato
Della libertà e del potere - Sinfonia no. 9 op. 95 “Dal nuovo mondo” – Antonin Leopold Dvorak
L’organon del nuovo mondo - Orion – Metallica
Dal mare dell’essere - Ho visto Nina volare – Fabrizio De Andrè
I personaggi dell’isola come isole nell’isola
L’utopia della libertà
Il libro di Leonardo Bonetti è bizzarro, coniuga la leggerezza della favola con il rigore della ricerca filosofica. Dopo averci illustrato la comparsa dell’isola l’autore passa a presentarci Leo, protagonista impacciato e poco adattato nel mondo che lo circonda: un amore finito e la ricerca di un posto da poter chiamare davvero “casa” lo spingono al largo, verso quell’isola respingente che pare però pronta ad accogliere coloro che ne condividono lo spirito.
Leo conosce vari personaggi man mano che la sua permanenza sull’isola si allunga. Una famiglia lo accoglie all’arrivo, introducendolo alla vita semplice e comunitaria che ne sta alla base, fatta di lavori nei boschi e chiacchiere attorno al focolare; si innamora di Aldina, una giovane giunta da due anni sull’isola ma già promessa sposa a un altro; conosce in un secondo momento Elwin, o Dottor Timido come preferisce farsi chiamare, un professore giunto poco dopo l’emersione e più di tutti informato su come si è sviluppata la comunità. Tramite questi incontri scoprirà le regole non scritte di un posto dove la libertà sembra a portata di mano, almeno finché non diventeranno palesi le contraddizioni che la animano.
«Mi accade così: quando mi sorprendo a formulare un pensiero, un concetto, cresce in me il sentimento di una colpa non meglio precisata. Una colpa umana, per dirla meglio. Ne sono esclusi tutti gli altri esseri della terra. Io so che a questa colpa un tribunale imporrà presto una pena esemplare. Ed è davvero una fortuna che gli alberi siano così benevoli e il loro dialogo tanto silenzioso; qui, sulla nostra isola, nessuno può giudicare. È escluso il concetto stesso di sentenza, di verdetto. E le cose, così, vanno molto meglio, mi creda…»
Elwin
L’idilliaca logica di mutuo soccorso che sembra reggere la vita dell’isola si sgretolerà pian piano, portando Leo a porsi più dubbi di quanti vorrebbe man mano che viene a conoscenza di segreti e restrizioni. Scoprirà che le regole apparse inizialmente tanto naturali non soddisfano gli abitanti quanto vorrebbero far credere, che ci sono luoghi da evitare e luoghi misteriosi, come il Necrolario e la casamatta di pietra e cristallo che sorge sulla montagna, dove finirà per cercare la verità che sta dietro l’apparente perfezione dell’isola che non c’era.
Lo stile
Bonetti ha un linguaggio aulico e ricercato, sottintende ma non spiega apertamente. Il suo obiettivo è quello di far interrogare il lettore sugli stessi temi di cui discorre, su quanto sia auspicabile l’utopia che disegna e su quanto è facile che le premesse migliori vengano distorte, negando la libertà nel momento stesso in cui cercano di farne il cardine primario della società. L’isola che non c’era, primo libro edito dalla casa editrice romana Il ramo e la foglia, è una favola che si fa sempre più oscura man mano che la lettura avanza, apparentemente ingenua come il giovane Leo ma che porta a interrogazioni profonde.