di Cristina Nori
Curiosa la genesi di questo libro.
In genere siamo abituati a vedere film tratti dai libri, invece qui il processo è avvenuto al contrario.
All’inizio del 2019 esce nelle sale il film La mia seconda volta, diretto da Alberto Gelpi, che racconta la storia di una ragazza di diciotto anni finita tra la vita e la morte per mezza pastiglia di ecstasy. Fra gli interpreti c’è un giovane attore che lavora anche alla produzione del film, Simone Riccioni, che qui ritroviamo come coautore del romanzo di cui parliamo.
Simone oggi gira l’Italia impegnato in progetti educativi per la prevenzione dell’uso di droghe, portando la testimonianza del libro e del film, ma soprattutto accompagnando la vera protagonista che ha vissuto questa tragica vicenda sulla propria pelle: Giorgia Benusiglio.
Editore: Poderosa Edizioni
La storia di Giorgia Benusiglio
Il personaggio principale del romanzo è proprio Giorgia, diciottenne italiana come tante, con una quotidianità fatta di scuola, amici, ambizioni artistiche, uscite.
Una figura talmente lineare che qualunque lettore, anche maschio, ci si può rispecchiare.
In quinta superiore hai tutta la vita davanti; ti chiedi cosa farai dopo, quando uscirai dal mondo dei bambini e ti toccherà decidere fra il lavoro o l’università, cerchi di capire se il tuo talento valga qualcosa, inizi a vivere le relazioni in modo più completo e profondo.
Ascolti senza pensieri Despacito che suona da un’autoradio e puoi ancora permetterti di emozionarti per una canzone d’amore dei The Sun.
Si scivola piano a diciotto anni, a volte senza nemmeno accorgersene.
È una situazione nuova per Giò, lei di solito non beve e comincia a non sentirsi a proprio agio con quel gruppo di persone più grandi di lei. Allo stesso tempo, non vuole fare brutta figura, non vuole sentirsi additare come quella asociale che non sa divertirsi, quindi decide di raccogliere la provocazione.
“Guarda che non devi farlo per forza” le sussurra Matteo a un orecchio.
“Mica è la prima volta, eh? E poi mi va” ribatte lei un po’ stizzita.
Poi butta giù un bicchierino tutto d’un fiato.
Uno dei pregi di questo libro è quello di trattare la vicenda della droga senza preconcetti e senza saccenterie che annoierebbero a morte i lettori giovani.
Rispecchiarsi in Giorgia è facile: chi di noi non ha fumato una sigaretta per sentirsi grande? Chi non ha bevuto una birra o un superalcolico, che magari all’epoca ci faceva pure ribrezzo, per non essere considerato il poppante del gruppo?
Nulla stabilisce che da una birra o una sigaretta si passi ad una pastiglia di ecstasy, ma qui succede.
“Smezzi con me, come ai vecchi tempi?” propone Irene.
Matteo rifiuta scuotendo la testa, lei prova a insistere ma i suoi tentativi non riescono a fare breccia, allora si allontana come se tutto fosse uno scherzo, avvicinandosi a Diego, che invece accetta l’offerta senza pensarci neanche un istante. I due si passano la pasta con un bacio, poi vanno ad appartarsi in un angolo del locale, dove le luci sono più soffuse.
Questa non è una scena d’amore e, ovviamente, non si parla di pasticcini.
Alcuni lettori scettici sul discorso prevenzione diranno che c’è chi a forza di paste campa cent’anni e invecchia arzillo come Ozzy Osbourne, che però con questo libro non c’entra nulla.
Certo. Alcuni però ci restano secchi, anche dopo una sola pasta, o mezza.
Come i cioccolatini di Forrest Gump, le droghe chimiche e le sostanze da taglio sono imprevedibili, non sai mai cosa ci trovi dentro; a volte quel qualcosa può spedirti in coma, a volte può mandarti il fegato in necrosi.
Così Giorgia muore due volte e due volte, miracolosamente, ritorna in vita.
Quando tutto sembra perduto, il trapianto del fegato di un’altra persona, una ragazza come lei, la salva e questo breve romanzo si conclude con un dono d’amore da parte di una famiglia a un’altra.
Forse questo libro patisce, a livello stilistico, l’apporto di molti autori che mettono mano alle varie vicende raccontate, tra le quali una sequenza onirica spezzettata assolutamente superflua, ma a livello di narrazione, la scelta di usare un linguaggio quasi “in presa diretta” e di evitare domandoni esistenziali del tipo “perché è successo a me”, porta il messaggio a destinazione.
Non esiste un modo sicuro e privo di rischi per assumere droghe.
La musica in “La mia seconda volta”
Ascolta la colonna sonora su Spotify: La mia seconda volta – Jonathan Arpetti, Christina B. Assouad, Giorgia Benusiglio, Simone Riccioni
Il romanzo cita esplicitamente solo due brani, ma le scene centrali si svolgono in discoteca, così per la nostra playlist ho scelto uno scanzonato messaggio antidroga che ha fatto ballare milioni di persone in tutto il mondo, No Coke di Dr Alban.
Ho volutamente evitato i brani incentrati sulle droghe, non certo per un giudizio morale sui musicisti, ma perché questa è la storia di una rinascita, di Giorgia, morta due volte e tornata alla vita. La nostra playlist nasce da questo.
Buon ascolto e buona lettura.
Gli autori
Giorgia Benusiglio è nata a Milano nel 1982. E’ laureata in Scienze della Formazione e gira l’Italia incontrando i ragazzi per informarli sui rischi che derivano dall’assunzione di droga.
Simone Riccioni è nato nel 1988 ed è attore, scrittore, sceneggiatore e produttore.
Jonathan Arpetti è nato nel 1972, è scrittore e promotore di romanzi collettivi.
Christina B. Assouad è nata negli Stati Uniti, è laureata in Lingue e in Psicologia ed è scrittrice.
La tracklist
- Noi – The Sun
- Despacito – Luis Fonsi, Daddy Yankee
- No Coke – Mr. Alban
- Vuoto a perdere – Naomi
- Sarà un bel souvenir – Ligabue
- Combattente – Fiorella Mannoia
- Life – Des’ree
- Vivere – Vasco Rossi
- Che fantastica storia è la vita – Antonello Venditti
- Here comes the sun – The Beatles