di Lara Santini
Chissà se esistono ancora bambini che si rivolgono a Gesù per esprimere un desiderio, e se nel vederlo realizzato, si nascondono in un’intimità silente come accade al protagonista di questa storia.
“Pochi mesi ancora e Gesù manda sorellina” disse. La frase è l’ultima che conservo di una felicità in bilico. Il mio destino stava per cambiare, ma nessuno se ne accorgeva. In principio tutto era verbo: poesie, quaderni, libri, banchi, lavagne e alunni in abiti di carta crespa. Poi sopraggiunse il silenzio.
Un silenzio considerato malattia, dai genitori e dai vari specialisti, ma non dal lettore, che avrà chiaro, fin dall’inizio, il motivo scatenante pur ignorandone l’evoluzione.
Un romanzo biografico, che inizia in Lucania negli anni Sessanta, per ripercorrere aneddoti di una vita familiare trascorsa, e proseguire verso un futuro, fatto non più di inspiegabile mutismo, ma di parole, soprattutto scritte: germogli che cresceranno in un terreno culturalmente fertile.
Duecento pagine nelle quali l’autore arricchisce ogni capitolo con personaggi e accadimenti difficili da dimenticare.
Giuseppe Lupo, con la sua scrittura evocativa, è in grado di trasportarci in epoche e luoghi che potremmo non conoscere, riuscendo a farci sentire comunque a casa.
Punto d’approdo sarà Milano, dove il protagonista, ormai adulto, si trasferisce per terminare gli studi, ma rimanendo ancorato alle proprie origini; è a questo punto che intraprende un nuovo percorso di formazione, districandosi tra speranze, delusioni e una costante determinazione.
Si erano chiuse le porte e non riuscii a sentire più nulla. Fu un attimo, ma nelle parole che mio padre stava pronunciando, nel sorridere silenzioso a me che andavo via – e altro non era, quel gesto, se non amore dignitoso nel distacco – proprio in quell’attimo era come se si spegnesse il secolo a cui appartenevamo tutti, io, la mia famiglia, l’Appennino dov’ero nato. Il giorno dopo, a Milano, il Novecento non esisteva più e io già ne sentivo la mancanza.
Assistiamo alla maturità del protagonista anche attraverso i riferimenti musicali, che seguono la narrazione, partendo dalla musica italiana degli stessi anni Sessanta fino ad arrivare a David Brubeck e Duke Ellington, in un’America non più irraggiungibile.
Lambrate era alle spalle, in un oriente indimenticabile ma ormai remoto, e a me bastava battere sui tasti della vecchia Olympia di mio padre per cominciare a respirare un’aria d’America.
Vorrei precisare che alcuni artisti sono stati citati soltanto per nome: Robertino, Equipe 84, Claudio Villa, Bobby Solo e Little Tony.
Per il resto, i brani sono specificati nel romanzo dall’autore.
Non resta che dirvi: leggete il libro, ascoltate la playlist, o fatelo contemporaneamente. Intanto, preparatevi a trovare altre recensioni su un autore al quale non rinunceremo facilmente.
I suoi sono romanzi atomici, come direbbe Louis, ma questa è già un’altra storia.
Editore: Marsilio
Ascolta la colonna sonora: https://open.spotify.com/playlist/3yzqIHekryP8Vl1aCl8Izc?si=OVnQ3RRpSJeDRwpCHZGeHg
- Un bacio piccolissimo – Robertino
- Casa mia – Equipe84
- Luna rossa – Claudio Villa
- Una lacrima sul viso – Bobby Solo
- Riderà – Little Tony
- L’immensità – Don Backy
- Spiritual – Fabrizio De André
- Alla fiera dell’Est – Angelo Branduardi
- Wuthering Heights – Kate Bush
- Brigante se more – Musicanova
- Woman in love – Barbra Streisand
- Solo tu – Matia Bazar
- La luce dell’Est – Lucio Battisti
- Aquarius – Galt MacDermot, Tom Pierson
- Take five – The Dave Brubeck Quartet
- Cotton club stomp – Duke Ellington
- Rhapsody in blue – George Gershwin, Leonard Bernstein
- Boogie woogie stomp – Rob Rio