Immigrazione e soccorsi in mare in Appunti per un naufragio di Davide Enia

di Cristina Cantiani


Secondo quanto dice il dizionario, con la parola naufragio si intendono principalmente due significati: da una parte la perdita totale o l’affondamento di una nave, dall’altra la rovina, il fallimento di un’impresa o di un’attività. Tutte queste cose le sappiamo già, ma per me riflettere su questo duplice significato è stato importante. Questa sfumatura del sentirsi naufraghi nel mondo, terrestre o marino che sia, pervade per tutto il libro di Davide Enia. Le sue parole sono testimonianze reali di sconfitte, sofferenze, ingiustizie. Feriscono, a volte tolgono il fiato, lacerano ma danno anche speranza.

Gli appunti di Enia non sono un romanzo, sono una sorta di reportage autobiografico di quello che succede nell’isola di Lampedusa quotidianamente, ormai da molti anni a questa parte. Storie che molto spesso il Tg e i mass media vari ci propinano con immagini mute e silenziose. I frammenti visivi che disegna Enia invece sono potenti, evocativi e comunicano molto. Raccontano di tutti i volontari delle associazioni e della Capitaneria di porto che sono i primi a organizzare i soccorsi in mare, che accolgono i naufraghi al molo e danno loro le prime assistenze e cure. Descrivono di questi uomini, donne e bambini venuti dal mare che devono affrontare le prove più impensabili, scappando dal loro Paese, molto spesso da soli, cercando un barlume di vita nuova nel nostro continente. Le testimonianze raccolte direttamente sul posto (lo scrittore e drammaturgo siciliano si è recato diverse volte nell’isola degli sbarchi) arrivano dritte al cuore come proiettili, ma più che ferire il lettore sono armi potenti in grado di far aprire gli occhi su un tema così inflazionato come l’immigrazione, di cui tanto si parla ma sempre con gli strumenti sbagliati o incompleti. In questo libro ogni frase lascia dentro ognuno di noi riflessioni importanti, come queste:

Chi annega, spesso urla il proprio nome … “perché?” avevo chiesto. “Per non essere dimenticato, sicuramente. E perché a casa, i parenti e le persone del villaggio sappiano che lui, quel nome, non ce l’ha fatta, è morto in mare.

Enia sceglie di intrecciare la cronaca lampedusana con le sue vicende familiari. In particolare esplora in profondità il rapporto col padre e con lo zio malato, fratello di suo padre. Tre figure che si vogliono immensamente bene e che nel corso del tempo non sempre sono riuscite a comunicarlo nel migliore dei modi, soprattutto Enia e suo padre.
I ricordi di quando era bambino/adolescente e dei momenti trascorsi con loro nel passato e nel presente sono testimonianza del fatto che spesso la vita stessa ti presenta il conto con dei dolori, dei naufragi appunto, che lasciano il segno nel bene e nel male. E alla fine, nonostante tutto, prevale sempre quella voglia di cercare un approdo sicuro che ci possa salvare anche nel naufragio più violento.

Quando termini il libro di Enia, rimane in testa una sensazione mista tra rabbia e stupore, voglia di combattere le ingiustizie del mondo e ribaltare tante cose che non funzionano nel nostro Paese. L’immigrazione è un tema complesso, se n’è parlato tanto, non sempre nel modo più esaustivo. Enia lo fa con delicatezza, con quella semplicità data dall’intento di un’artista di raccontare quello che vede, che sente e che prova, senza filtri e senza veli. Ma ciò che ti rimane di questa opera è anche una forte ammirazione spassionata per lui, il mare, che tutto prende e tutto restituisce, anche i corpi morti. Il mare non fa distinzione sociale, non considera la razza. Può essere violento, ma è sempre lì, a ricordarci che è un elemento fondamentale di questo Pianeta.

Il mare respira, a differenza del cielo. Il mare dà e prende vita, quando decide lui, proprio come il cielo.

La playlist

Ascolta la colonna sonora su Spotify: Appunti per un naufragio – Davide Enia

La musica presente nel libro è la musica dei ricordi dello scrittore. Come il super pezzo rock di Jimi Hendrix che lui canticchia quando nel ’91 lascia l’isola di Lampedusa dove era stato per la prima volta in vacanza con gli amici. Oppure un CD di De Gregori, Miramare, regalato dal padre (e in cui ritorna il tema del mare). E ancora lo zio che suonava con la chitarra Rock ’n’ roll suicide di David Bowie.
Nella tracklist che segue ho anche incluso le canzoni e gli album (e che album, aggiungo) che lo stesso scrittore ha utilizzato come colonna sonora durante la stesura di questo libro, suggerite da Davide Enia stesso per Read and Play. Sono le tracce dalla 5 in poi.

Editore: Sellerio

La tracklist

  1. Have you ever been (to Electric Ladyland) – Jimi Hendrix
  2. Mira mare – Francesco de Gregori
  3. Rock ’n’ roll suicide – David Bowie
  4. Sei nell’anima – Gianna Nannini
  5. Pleasure – Feist
  6. Around the world in a day – Prince
  7. Purple rain – Prince
  8. The Departure – Max Richter
  9. She remembers – Max Richter
  10. I am not running away – Feist

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