di Davide Morresi
E mentre tutto andava a rotoli
Nessuno ci faceva granché caso
Questa citazione del brano (Nothing but) Flowers dei Talking Heads si trova nell’epigrafe. Sin da subito è ben chiaro il messaggio: la musica c’è. Era da aspettarselo, dato che il primo romanzo di Bret Easton Ellis, Meno di zero, dove già faceva capolino il mondo ricco e vuoto dei nuovi rampanti newyorkesi degli anni Ottanta, prende addirittura l’intero titolo da una canzone di Elvis Costello.
Si è detto e scritto di tutto su American psycho. Che è violento, eccessivo, scandaloso, geniale, unico, schifoso, adorabile, realistico, visionario, vuoto, provocatorio, istigatore. Un libro amato e odiato. Di fatto come l’autore stesso: o lo si ama, o lo si odia.
(a tale proposito leggete anche la nostra recensione del suo Bianco)
Fatto sta che si tratta di un classico contemporaneo, preso a esempio da tanti, riferimento per numerosi scrittori, osannato e massacrato allo stesso tempo, anche a distanza di molti anni. Che poi è quello che spesso accade ai capolavori.
Qui, più che parlarvi del libro (ci sono già decine di buone recensioni in rete, vi segnaliamo quella del sito Le parole e le cose a firma di Luca Mirarchi), vogliamo focalizzarci sulla musica in esso contenuta.
Bret Easton Ellis è solito farcire la sua prosa con numerosi riferimenti musicali, principalmente degli anni 80, ma non solo. In American psycho la scena musicale prende la scena anche più che in altre sue opere, diventando a tratti il tema portante di interi capitoli, sostituendosi, di fatto, alla trama.
Editore: Einaudi
Che romanzo è American Psycho?
Intanto: non è un “normale” romanzo. Non nel senso in cui intendiamo la maggioranza dei romanzi.
Perché?
Come nel suo precedente Meno di zero, c’è la quasi assenza di una vera e propria trama. La storia di Patrick Bateman sembra non avere un inizio né una fine. C’è il percorso di crescita del protagonista, che da persona ricca ed eccentrica si palesa via via per quello che è realmente, uno spietato serial killer. Ma non troviamo un principio, uno sviluppo, una fine, una soluzione, e via dicendo… insomma tutte quelle cose che più o meno fanno parte della trama di un romanzo standard, di qualsiasi genere.
E poi… la struttura! Le logiche narrative saltano e siamo di fronte a una struttura originale e innovativa, che farà da apripista da qui in avanti. L’intreccio è frastagliato, intervallato da capitoli apparentemente sconnessi dal resto, spesso farcito di descrizioni ridondanti che diventano uno dei mezzi più importanti con i quali l’autore rende vivo il carattere psicotico di una generazione.
Un esempio: l’incipit è un dialogo serrato tra giovani rampanti e ricchissimi che parlano del nulla.
Ancora: nel secondo capitolo intere pagine senza nemmeno un punto e a capo contengono la descrizione minuziosa di Patrick Bateman, lo psicopatico americano protagonista, della propria lussuosa casa.
Nel corso della lettura si assiste al progressivo e irrimediabile decadimento psichico del protagonista, che sfocia in atti di violenza efferata, unici momenti in cui Bateman si sente vivo.
Non bastano l’opulenza, lo sfarzo, il potere e le ossessioni maniacali. C’è una continua e crescente ricerca di capi di lusso sempre più costosi, di ristoranti alla moda dove anche solo trovare un tavolo significa essere una persona di livello, di modelli di ricchezza ai quali fare riferimento – toh, guarda un po’, casualità vuole che già negli anni ’80 lo psicopatico Patrick Bateman ergeva a proprio modello un tale di nome Donald Trump -.
Ci sono ossessioni ricorrenti e quasi giornaliere: la trasmissione televisiva della mattina, la continua menzione di videocassette a noleggio da riconsegnare, l’analisi accurata dei capi indossati dalle persone incontrate, in qualsiasi occasione, e dei piatti serviti nei ristoranti migliori di New York, la fissa per Les Miserables, musical tratto dall’omonimo romanzo di Victor Hugo.
Tutte le canzoni citate in American Psycho
Nei sessanta capitoli che compongono il romanzo, la musica è onnipresente: ascoltata durante una cena nell’ennesimo ristorante alla moda, diffusa in casa durante momenti di sesso sfrenato, sparata nelle cuffiette in palestra…
La playlist elaborata come colonna sonora di American psycho comprende tutti i brani citati nel libro, tranne quelli dei capitoli musicali, che meritano uno spazio tutto loro più avanti.
Ascolta la colonna sonora su Spotify: American psycho – Bret Easton Ellis
Tracklist
- (Nothing but) Flowers – Talking Heads
- Be my baby – The Ronettes
- Then he kissed me – The Crystals
- If I were a rich man – John Williams, Chaim Topol
- The Lion Sleeps Tonight – The Tokens
- Concerto in Sol minore, L’Estate, III Presto – Antonio Vivaldi
- Dancing in the street – Martha Reeves & The Vandellas
- I feel free – Belinda Carlisle
- Don’t stand another chance – Janet Jackson
- New Sensation – Inxs
- The Devil inside – Inxs
- Bizarre love triangle – New Order
- Pump up the volume – M/A/R/R/S
- Party all the time – Eddie Murphy
- Sympathy for the Devil – The Rolling Stones
- I got my mojo working – The Paul Butterfield Blues Band
- On and on – Stephen Bishop
- Sailing – Christopher Cross
- Canone – Pachelbel
- Stuck with you – Huey Lewis & The News
- Cherish – The Association
- Don’t Worry Be Happy – Bobby McFerrin
- Les Misérables: I dreamed a dream – Claude-Michel Schönberg
- Faith – George Michael
- Red car to Manhattan – Stephen Bishop
- A groovy kind of love – Phil Collins
- Zydeco bro – Dan Moretti, Piccola Orchestra La Viola
- Life in the fast lane – Eagles
- Somewhere – Barbra Streisand
- Where the streets have no name – U2
- On the sunnt side of the street – Dizzy Gillespie
- Like a prayer – Madonna
- Under the boardwalk – Bruce Willis
- Lightnin’ strikes – Lou Christie
- Wanted dead or alive – Bon Jovi
- Silent running – Mike + The Mechanics
- Hip to be square – Huey Lewis & The News
- Joy to the world – Nat King Cole
- Hark! The herald angels sing – Nat King Cole
- Sleigh ride – The Ronettes
- Silent night – Nat King Cole
- Tennembaum – Nat King Cole
- Jamming – Bob Marley & The Wailers
- Take five – The Dave Brubeck Quartet
- Just another night – Mick Jagger
- A day in the life – The Beatles
- Real wild child (wild one) – Iggy Pop
- Heaven is a place in heart – Belinda Carlisle
- Louie Louie – The Kingsmen
- You can’t hurry love – The Supremes
- What does it take (to win your love) – Kenny G
- Angel eyes – Frank Sinatra
- It’s only a paper moon – Nat King Cole
- End of the line – Traveling Wilburys
- The worst that could happen – The 5th Dimension
- Endless summer night – Richard Marx
- Banana splits – canzone per bambini
- Witchcraft – Frank Sinatra
- Paradise city – Guns N’ Roses
- Burning love – Elvis Presley
- You can’t always get what you want – The Rolling Stones
- Brilliant disguise – Bruce Springsteen
- The star spangled banner, Inno nazionale americano – United States Marine Band
I capitoli “musicali”
Tre sono i capitoli che spezzano del tutto la storia con escursioni saggistiche su tre artisti / band: Genesis, Whitney Houston, Huey Lewis and the News. In essi Bret Easton Ellis si lascia andare a riflessioni e valutazioni che sembrano più articoli di critica musicale che capitoli di un romanzo.
È difficile capire se a parlare sia Patrick Bateman (il protagonista assassino) o Bret Easton Ellis, e forse non è nemmeno così importante saperlo. In fondo è lo scrittore stesso che spiega, nel suo romanzo / saggio / memoir Bianco, come durante la scrittura di American psycho la sua personalità si fosse annientata in favore della stesura del libro.
Mi concentrai sul romanzo, che in quel periodo era diventato la mia sola fonte di lucidità.
Questi capitoli meritano uno spazio a sé; sembrano essere appositamente inseriti a spezzare il percorso psicologico del protagonista. E, di fatto, lo spezzano, come burroni lungo un’autostrada, ma nonostante ciò si integrano in modo ineccepibile al resto e anzi forniscono un funzionale diversivo alla trama.
Per una totale immersione, consiglio di dedicare a queste pagine anche il tempo dell’ascolto delle musiche in esse citate. La lettura ne gioverà moltissimo.
Capitolo Genesis
Sono un fanatico dei Genesis dall’uscita dell’album Duke, nel 1980. Fino a quel momento non avevo mai capito la loro opera, benché tra i pezzi dei Settanta, il concettuale And Then There Were Three…
Album e Brani citati
- And then there were three – Genesis
- Duke – Genesis
- Abacab – Genesis
- Genesis – Genesis
- Invisible touch – Genesis
- Centerfold – J. Geils Band
- No jacket required – Phil Collins
- In the air tonight – Phil Collins
- Against all odds – Phil Collins
- Take me home – Phil Collins
- Sussidio – Phil Collins
- You can’t hurry love – Phil Collins
- You can’t hurry love – Phil Collins
Capitolo Whitney Houston
Whitney Houston è esplosa sulla scena musicale nel 1985 con l’album omonimo, che conteneva quattro singoli balzati al primo posto delle classifiche, tra cui…
Album e brani citati
Capitolo Huey Lewis and the News
[…] Fore! non sarà quel capolavoro che è Sports (come potrebbe?) ma a suo modo è altrettanto dolce e soddisfacente, così come lo Huey dell’86 è altrettanto imperdibile.
Album e brani citati
- Huey Lewis and The News – Huey Lewis and The News
- My aim is true – Elvis Costello
- Picture this – Huey Lewis and the News
- Sports – Huey Lewis and the News
- The power of love – Huey Lewis and the News
- Back in time – Huey Lewis and the News
- Fore! – Huey Lewis and the News
- Small world – Huey Lewis and the News