di Cristina Cantiani
“Ma che cosa ci sarà mai a ovest del sole?” chiede il protagonista, Hajime, ad un certo punto del romanzo. Lo fa rivolgendo l’interrogativo alla sua Shimamoto, la donna che sin da bambina gli ha stregato il cuore e l’anima. Tale domanda racchiude l’essenza di questa storia raccontata magistralmente da Murakami. Il racconto di un amore tormentato, inconcluso, che non prenderà mai una vera forma definita.
Nella sua opera del 1992, il famoso scrittore giapponese traccia i segni dei tumulti emotivi che accompagneranno, quasi come un’ossessione, le loro vite. Un forte magnetismo, che inizia la sua efficacia quando Shimamoto, all’età di 11 anni, si trasferisce nella stessa scuola di Hajime. Siamo nel Giappone del 1951 e i due protagonisti saldano un’intensa amicizia, fatta di complicità, musica e libri. I due incontreranno strade differenti, scuole diverse, amori nuovi. E si perderanno di vista, ma non nei sentimenti. Colui che continua a narrare al lettore le sue avventure sentimentali e lavorative è solo Hajime. Di Shimamoto non si sa niente. Fino a che in una sera piovosa, nella capitale Tokyo, Shimamoto entra nel rinomato locale di jazz aperto da Hajime. Sono passati 25 anni circa dall’ultima volta che si sono visti, ma quella forza magnetica c’è ancora, forte e quasi disturbante.
Hajime è un uomo sposato, con due figlie, imprenditore di successo e con un’apparente stabilità sotto molti fronti. Quando la vede entrare non sa bene se è lei, non ne è sicuro, sebbene il suo pensiero non si era mai assopito, era lì, nascosto nelle intercapedini del suo animo. Pensa che sia un sogno, una presenza eterea ed effimera. In fondo questo accostamento tra la donna e qualcosa di irreale è giustificato dal fatto che la sua vita è avvolta nel mistero. Nonostante le mille domande di Hajime, lei risponde solo con “forse” e “non posso”, mantenendo un impenetrabile velo sulla sua esistenza. Shimamoto così come appare magicamente, scompare senza dare spiegazioni, lasciando Hajime confuso e smarrito.
Murakami, con leggiadria e semplicità ritrae per il lettore l’incanto dell’incontrarsi, accompagnato dai timori, i dubbi e le ferite che ogni relazione umana può generare. I personaggi fanno parlare le loro emozioni soprattutto attraverso la musica. Le note sono una cornice importante nel romanzo, come del resto in tanti altri successi dello scrittore nipponico.
Hajime gestisce un locale di jazz proprio come l’autore stesso ha fatto, subito dopo gli studi universitari, aprendo a Tokyo il “Peter Cat”.
Oltre a questo, la musica è la passione che accomuna Shimamoto e Hajime nei loro pomeriggi dopo scuola. Dal giradischi che gira si diffondono musica classica e jazz. Nat King Cole è l’artista che lascia maggiore incisione nella loro memoria. Da un suo album i due protagonisti ascoltano proprio il brano che da il nome al romanzo, nell’unica notte in cui sono veramente vicini e consumano la loro passione, in una villetta fuori Tokyo, lontano dalla realtà. Il brano che da il titolo all’opera è stato erroneamente attribuito da Murakami a Nat King Cole all’interno del romanzo. In realtà questo brano è stato cantato da Frank Sinatra e lo stesso autore ammetterà l’errore di citazione in una sua successiva opera, Ritratti in jazz. Un’altra canzone metafora delle inquietudini dei due personaggi è The star crossed lovers di Duke Ellington, brano jazz che il cui titolo tradotto vuol dire amanti nati sotto una cattiva stella. Questa melodia suona proprio come sottofondo nel locale di Hajime in molte occasioni, tra cui anche nelle serate in cui viene Shimamoto. Ma lo stesso Hajime chiederà alla sua orchestra di non suonarlo più dopo che Shimamoto se ne è andata per sempre. Fa troppo male risentirla, brucia l’anima. È ora di voltare pagina. Murakami non ci dice esattamente come continuerà la vita del protagonista senza la sua amata, ci lancia solo dei segnali.
La bellezza di questo libro sta proprio nel saper scavare dentro ognuno di noi, ripercorrendo una storia che non si compie, non ha né inizio né fine, forse non c’è mai stata, ma che lascia il lettore toccare con estrema vicinanza ogni singolo bagliore dell’anima.
Editore: Einaudi
Ascolta la colonna sonora: https://open.spotify.com/playlist/4NJOXV3VGub0iRnGa9vy5q?si=N0iUiG-ZR4uCqOVb7YhXCw
- Pastorale – Ludwig Van Beethoven
- Peer Gynt Suite – Edvard Grieg
- Pretend – Nat King Cole
- Do you hear what I hear? – King Crosby
- As time goes by – Dooley Wilson
- The star crossed lovers – Duke Ellington
- South of the border – Frank Sinatra
- Guilliame Tell – Gioacchino Rossini
- Piano Concerto no. 1 – Franz Liszt
- Burning down the house – Talking Heads
- Robbin’s nest – Ella Fitzgerald